Il presidio Libera di Molfetta: azioni per non dimenticare

L’intervista all’attuale referente, Sergio Amato: “organizziamo iniziative di testimonianza e impegno”

venerdì 3 marzo 2023
A cura di Sara Fiumefreddo
Sotto la lente d'ingrandimento della redazione di "MolfettaViva", oggi si pone un'altra associazione attiva a livello nazionale dal 1995, nata a ridosso delle stragi del '92 e del '93 e presente nella nostra città con il proprio presidio locale dal 2010. Parliamo di "Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie", per la quale abbiamo incontrato l'attuale referente, Sergio Amato.

Il presidio Libera di Molfetta conta 18 attivisti (oltre a realtà associative che aderiscono, Azione Cattolica, MASCI) ma molti più tesserati. È formato da persone accomunate dalla passione e dall'impegno nella cittadinanza attiva, che hanno alle spalle formazione e competenze diverse, e che si richiamano al senso di responsabilità che ogni cittadino dovrebbe avere.

Quali sono i valori di "Libera"?

«Il presidio di Molfetta attua sul territorio gli obiettivi nazionali dell'associazione fondata da don Luigi Ciotti. In particolare, il nostro operato segue tre direttrici fondamentali: la memoria, i beni confiscati e la formazione. Non c'è un aspetto che precede gli altri, sono tutti elementi fondamentali. Il vissuto di chi ha speso la vita per il bene comune non va dimenticato: noi oggi abbiamo il dovere di trasmettere agli altri questi vissuti e trarre degli insegnamenti che possano migliorare la società».

Quale evento ha segnato Molfetta nell'ambito delle azioni mafiose?

«Molfetta il 7 luglio 1992 ha vissuto un momento tragico mai accaduto nella storia della città, l'omicidio del sindaco Gianni Carnicella. Quell'omicidio, temporalmente, si colloca a metà strada tra la strage di Capaci e la strage via d'Amelio. Come presidio abbiamo sentito il dovere di non disperdere la memoria di quest'uomo che, pur essendo stato sindaco per poco più di 6 mesi, nella sua attività amministrativa "stava dando chiari segni di inversione di marcia su certe arroganze consolidate". Don Tonino Bello durante l'omelia sottolineava anche che "quel fucile a canne mozze apre un discorso alla cui logica nessuno di noi può sottrarsi, dichiarando ipocritamente la sua estraneità". Come Libera abbiamo voluto intitolare il nostro presidio a Gianni Carnicella, ricevendo formale autorizzazione dalla famiglia Carnicella. Per conservarne la memoria abbiamo voluto apporre in prossimità della scalinata della Chiesa di San Bernardino, dove erano già presenti una fioriera e la fascia da sindaco in bronzo, anche una lapide con una frase tratta dall'omelia di don Tonino. Lì dove tutto accadde. A Carnicella abbiamo intitolato anche un terreno, confiscato alla criminalità locale, sulla strada Molfetta-Corato».


Parco della legalit Gianni Carnicella


Per quanto riguarda i beni confiscati, invece, qual è la situazione a Molfetta?

«A metà degli anni 90 Molfetta era diventata capitale dello spaccio di droga. In risposta a questa situazione Molfetta è stata teatro di due operazioni antidroga, Primavera e Reset, che hanno visto coinvolte diverse decine di persone per spaccio di stupefacenti. Oltre alle condanne si è arrivati alla confisca di alcuni beni. Nel 2001 il Direttore Generale dell'Agenzia del Demanio ha disposto il trasferimento di questi beni al patrimonio indisponibile del Comune di Molfetta. Un bene confiscato alla mafia, grazie alla legge 109/96, può essere reso funzionale e assegnato attraverso bandi pubblici. Attualmente ci sono due appartamenti, uno in vico I° Santo Stefano e l'altro in via san Nicola, assegnati come casa parcheggio per cittadini con grave disagio abitativo. Mentre il primo è abitato dal primo assegnatario, sul secondo nutriamo alcuni dubbi. Abbiamo chiesto negli anni scorsi agli organi preposti sopralluoghi in orari e giorni diversi, l'appartamento è sempre risultato chiuso. Vogliamo capire come venga utilizzato e, nel caso, proporre all'attuale amministrazione una eventuale riassegnazione. Poi ci sono altri 3 beni: un locale seminterrato in vico I° S. Alfonso, un terreno in Contrada Piscina Messer Mauro, un appartamento in Arco Catacombe recentemente ristrutturato con fondi progetto PON e assegnato al S.E.R. Molfetta. Tali beni confiscati non rendono ragione però di tutto il volume di affari che girava in quegli anni attraverso lo spaccio di stupefacenti e oltre un centinaio di soggetti coinvolti. Riteniamo che ciò che è stato confiscato sia solo una piccola parte delle ricchezze accumulate, e probabilmente queste sono state abilmente occultate».

Quindi, secondo lei, la mafia è un problema attuale?

«Sì, purtroppo, bisogna ammettere che le mafie sono un problema molto attuale. Così come bisogna avere la consapevolezza che la forza delle mafie sta al di fuori di esse. Sta nella rete di complicità che riesce a creare. Le mafie hanno bisogno di agganci, appoggi e coperture nelle professionalità e nelle competenze presenti nella cosiddetta "zona grigia" o "borghesia mafiosa". Con l'arresto di Matteo Messina Denaro questo si è visto in maniera lampante. Inoltre il pericolo rappresentato dalle mafie è anche la capacità di infiltrarsi nell'economia e di condizionare l'attività amministrativa. Infine bisogna sfatare il mito che nel codice mafioso non si toccano le donne e i bambini. Abbiamo avuto recentemente a Molfetta la presenza di Pinuccio Fazio, papà di Michele Fazio di 15 anni, vittima innocente di uno scontro fra clan a Bari vecchia. Le logiche criminali non hanno nessun rispetto della vita umana».


Targa Gianni Carnicella
Marcia Libera
Libera Molfetta ricorda Gianni Carnicella
Iniziativa Libera Molfetta
Iniziativa Libera Molfetta


Quali attività proponete per sensibilizzare la cittadinanza alla responsabilità?

«Tante sono le iniziative di testimonianza e impegno, volte a creare dei percorsi mirati e approfonditi che organizziamo nelle scuole. Incontriamo i giovani oltre che a scuola anche nei gruppi parrocchiali e nelle realtà associative che essi vivono. Cerchiamo di dare valore al 21 marzo - Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie non solo ricordando i nomi delle vittime, ma soprattutto attraverso la conoscenza delle loro storie. Proprio per coltivarne la memoria. Abbiamo collaborato nel 2012 ad uno studio promosso dal Centro Studi per l'Educazione alla Legalità dell'Università Cattolica, sede di Brescia, dal titolo Costruire legalità con gli adolescenti con il coordinamento scientifico della professoressa Maddalena Colombo. Abbiamo realizzato, nel 2022, a 30 anni dall'assassinio di Gianni Carnicella, il docu-film "Trentanni" con la regia di Girolamo Macina. Oltre a diversi convegni sul tema degli Amministratori sottotiro, e presentazioni di libri».

Come mai "Libera" a Molfetta non ha una sua sede?

«Fin dalla sua nascita il presidio ha fruito della ospitalità nelle parrocchie come Cuore Immacolato di Maria (San Filippo Neri), Santa Teresa o Immacolata. Abbiamo anche utilizzato con richiesta di permessi periodici la sala stampa del comune. Più volte abbiamo inoltrato la richiesta all'amministrazione comunale di avere una sede anche in condivisione con altre associazioni, senza ricevere risposta. Nel corso di questi anni abbiamo accumulato documentazione e materiale di consultazione che vorremmo mettere a disposizione dei cittadini. Avere una sede è importante perché il presidio possa diventare un punto di riferimento per la città».