«Il porto non ha mai scontato la redazione di uno studio di fattibilità»
Rifondazione interviene sulla vicenda legata alla costruzione del porto commerciale
mercoledì 16 luglio 2014
7.48
«L'idea della Puglia e di Molfetta come snodi di attraversamento di prodotti e servizi altrove realizzati è il punto debole dell'idea dominante di sviluppo dell'ultimo ventennio. Credere che un'infrastruttura del genere produca automaticamente e semplicisticamente lo sviluppo, è un po' come pensare che basti costruire delle stazioni perché dei treni poi ci passino necessariamente. Al limite, è il contrario: se esistono dei treni che hanno bisogno di una stazione, allora diventa conveniente costruirne una. Perché è avvenuto questo cortocircuito?». Rifondazione interviene, con una nota, nella intricata vicenda legata alla costruzione del porto commerciale
«L'iniziativa di lunedì 7 luglio sul tema "porto" da parte di alcuni imprenditori – puntualizza la nota - ha il merito di aver riaperto la discussione pubblica sul porto e sullo sviluppo di Molfetta. Secondo noi offre un contributo sbagliato e fuorviante nel merito, basato su un'idea vecchia e superficiale di città che ha già mostrato la corda in questi anni passati. Di fronte a questa riapertura di dibattito non si può rimanere silenti, per questo avvertiamo l'obbligo di dire la nostra con un documento che poniamo all'attenzione della città (http://www.rifondazionemolfetta.info/downloads/)».
E ancora. «Perché l'idea del porto e la sua progettazione non hanno mai scontato la redazione di uno studio di fattibilità nè di un business plan né di altri approfondimenti scientifici sulla necessità e convenienza economica di un investimento di questo tipo. Nessun ragionamento basato su costi, benefici, rischi di impresa alla luce di analisi economiche, ambientali, logistiche per decidere se valesse la pena investire strategicamente su questo asse. Non ci risultano analisi di contesto socio-economico in nessuna delle fasi di ideazione, gestazione, realizzazione dell'opera del nuovo porto commerciale nè che qualcuno – pubblica amministrazione o altro ente pubblico o privato – le abbia commissionate. Riteniamo necessario non rimanere prigionieri di una storia già scritta da altri, non possiamo e non dobbiamo rassegnarci a portare nel futuro i segni di questa cicatrice. Occorre dissequestrare la discussione pubblica in città sul porto al più presto, evitando di appaltare la discussione e la decisione esclusivamente a operatori economici o delegandola di fatto alla magistratura.
È la politica che – conclude la nota - ha il dovere-diritto di scegliere, tanto più che oggi la magistratura sta facendo il suo corso ed è possibile recuperare il gap di informazione, conoscenza, analisi, pianificazione strategica».
«L'iniziativa di lunedì 7 luglio sul tema "porto" da parte di alcuni imprenditori – puntualizza la nota - ha il merito di aver riaperto la discussione pubblica sul porto e sullo sviluppo di Molfetta. Secondo noi offre un contributo sbagliato e fuorviante nel merito, basato su un'idea vecchia e superficiale di città che ha già mostrato la corda in questi anni passati. Di fronte a questa riapertura di dibattito non si può rimanere silenti, per questo avvertiamo l'obbligo di dire la nostra con un documento che poniamo all'attenzione della città (http://www.rifondazionemolfetta.info/downloads/)».
E ancora. «Perché l'idea del porto e la sua progettazione non hanno mai scontato la redazione di uno studio di fattibilità nè di un business plan né di altri approfondimenti scientifici sulla necessità e convenienza economica di un investimento di questo tipo. Nessun ragionamento basato su costi, benefici, rischi di impresa alla luce di analisi economiche, ambientali, logistiche per decidere se valesse la pena investire strategicamente su questo asse. Non ci risultano analisi di contesto socio-economico in nessuna delle fasi di ideazione, gestazione, realizzazione dell'opera del nuovo porto commerciale nè che qualcuno – pubblica amministrazione o altro ente pubblico o privato – le abbia commissionate. Riteniamo necessario non rimanere prigionieri di una storia già scritta da altri, non possiamo e non dobbiamo rassegnarci a portare nel futuro i segni di questa cicatrice. Occorre dissequestrare la discussione pubblica in città sul porto al più presto, evitando di appaltare la discussione e la decisione esclusivamente a operatori economici o delegandola di fatto alla magistratura.
È la politica che – conclude la nota - ha il dovere-diritto di scegliere, tanto più che oggi la magistratura sta facendo il suo corso ed è possibile recuperare il gap di informazione, conoscenza, analisi, pianificazione strategica».