“Il Parlamento della Repubblica non è il passacarte del tribunale di Trani”
Renzi interviene sul no del Senato all’arresto di Antonio Azzollini
venerdì 31 luglio 2015
15.00
Giungono nel corso di una conferenza stampa indetta a Palazzo Chigi le dichiarazioni di Matteo Renzi a proposito del voto del Senato che due giorni fa si è espresso contro gli arresti domiciliari per il senatore Antonio Azzollini.
Un discorso ampio quello del premier che parte dalla vicenda della bancarotta della Casa Divina Provvidenza, passa per il parere della Giunta del tutto diverso rispetto all'esito delle votazioni a Palazzo Madama e arriva a una riflessione sul Pd, sotto attacco proprio per aver "salvato" l'ex presidente della Commissione bilancio del Senato.
"Qui non si sta parlando del bar dello sport ma della libertà o della privazione di libertà. C'è la Costituzione e ci sono delle leggi. Il Pd è quel partito che quando si è trattato di mandare in galera un proprio deputato lo ha fatto. La Costituzione dice: fumus persecutionis sì o no. La posizione della Giunta è stata di un tipo ma il capogruppo Zanda ha letto le carte e ha lasciato libertà di coscienza. Potrebbe esserci fumus persecutionis perché è una questione complessa. Si vota guardando le carte, chi lo ha fatto ha ritenuto di votare contro. Io credo alla buona fede e all'intelligenza dei senatori e dei deputati", ha detto il premier ai giornalisti.
Dunque, i circa sessanta voti a sfavore degli arresti ai domiciliari sarebbero arrivati dai democratici che "non hanno rilevato dalle carte ragioni sufficienti per dare il loro assenso. Questa non è un'operazione di partito ma un'operazione in cui si leggono le carte. Io credo nella buona fede dei deputati e dei senatori. Il Parlamento della Repubblica non è il passacarte del tribunale di Trani", ha spiegato il Presidente del Consiglio.
Un discorso ampio quello del premier che parte dalla vicenda della bancarotta della Casa Divina Provvidenza, passa per il parere della Giunta del tutto diverso rispetto all'esito delle votazioni a Palazzo Madama e arriva a una riflessione sul Pd, sotto attacco proprio per aver "salvato" l'ex presidente della Commissione bilancio del Senato.
"Qui non si sta parlando del bar dello sport ma della libertà o della privazione di libertà. C'è la Costituzione e ci sono delle leggi. Il Pd è quel partito che quando si è trattato di mandare in galera un proprio deputato lo ha fatto. La Costituzione dice: fumus persecutionis sì o no. La posizione della Giunta è stata di un tipo ma il capogruppo Zanda ha letto le carte e ha lasciato libertà di coscienza. Potrebbe esserci fumus persecutionis perché è una questione complessa. Si vota guardando le carte, chi lo ha fatto ha ritenuto di votare contro. Io credo alla buona fede e all'intelligenza dei senatori e dei deputati", ha detto il premier ai giornalisti.
Dunque, i circa sessanta voti a sfavore degli arresti ai domiciliari sarebbero arrivati dai democratici che "non hanno rilevato dalle carte ragioni sufficienti per dare il loro assenso. Questa non è un'operazione di partito ma un'operazione in cui si leggono le carte. Io credo nella buona fede dei deputati e dei senatori. Il Parlamento della Repubblica non è il passacarte del tribunale di Trani", ha spiegato il Presidente del Consiglio.