Il Liberatorio Politico contro «la "paranza" dei lanciatori di uova»
Il movimento di d'Ingeo torna sull'episodio del lancio delle uova contro una volante della Polizia Locale
sabato 29 giugno 2019
«Le nostre "paranze" non sono come quelle del mondo di "Gomorra", ma se le lasciamo crescere potrebbero diventare qualcosa di più preoccupante. Potrebbero essere semplici ladruncoli di rape e limoni, bulletti di strada, piccoli rapinatori, ricettatori, e chissà, forse piromani e bombaroli seriali su commissione?».
È questo l'ultimo interrogativo posto dal Liberatorio Politico a pochi giorni dall'episodio, avvenuto a corso Umberto, del lancio delle uova, da parte di un manipolo di giovani, contro una volante della Polizia Locale: Ma tutti questi possibili reati - continua la nota a firma di Matteo d'Ingeo - non credo possano essere attribuiti a miseri lanciatori di uova e disturbatori della civile convivenza che per la loro peculiare aggregazioni a branco sono più comunemente indicati come "baby gang".
Per fortuna i nostri "quaquaraquà" sono ancora a livello d'apprendistato e indossano ogni giorno una maschera d'occasione, proiettando il loro immaginario verso modelli di "boss" di più alta statura. Non sono più adolescenti e i loro "capetti" sono più che maggiorenni e sono già passati dalle patrie galere. Questi "boss di cartone" vorrebbero avere nelle mani qualche piccola pistola automatica per animare le loro scorribande, invece si accontentano di lanciare uova e "bombe d'acqua" per dimostrare, a sé stessi, di esistere.
Questa è la loro fotografia, quella che presentano quotidianamente ad una città stanca, assuefatta, chiusa nella paura. L'episodio avvenuto nel pomeriggio di martedì 18 giugno a Molfetta a corso Umberto, alle ore 17.45 circa, deve farci riflettere. Un manipolo di pochi giovinastri che lanciano delle uova contro l'auto della Polizia Locale e poi tornano sul luogo del misfatto e minacciano chi li ha identificati e denunciati, non può lasciarvi indifferenti.
Se, nella loro ignoranza, giocano ad oltraggiare i simboli delle istituzioni e intimidire chi è "cittadino attivo consapevole", noi tutti dobbiamo raccogliere la loro sfida. Loro sono solo 5, 10 o anche 20 o 30, sono sempre una minoranza. Noi siamo molti di più, siamo una comunità con antiche tradizioni culturali e dobbiamo difendere la nostra dignità e riprenderci la città, la nostra città.
Invito tutti i cittadini molfettesi, che hanno subìto da parte di questi "teppistelli" qualsiasi tipo di intimidazione, oltraggio, rapina, atto di bullismo, o prevaricazione, a denunciarli presso le forze dell'ordine. Non ho ancora letto una qualsiasi reazione o commento del primo cittadino, o del comandante della Polizia Locale, rispetto all'oltraggio subìto e spero che da parte loro ci sia una denuncia dal momento che le telecamere di videosorveglianza avranno senz'altro documentato tutto.
Ognuno faccia la sua parte, ma facciamola, vi prego - è la conclusione di Matteo d'Ingeo nel comunicato del Liberatorio Politico - perché le uniche "paranze" che devono esistere a Molfetta, sono quelle della nostra tradizione marinara».
È questo l'ultimo interrogativo posto dal Liberatorio Politico a pochi giorni dall'episodio, avvenuto a corso Umberto, del lancio delle uova, da parte di un manipolo di giovani, contro una volante della Polizia Locale: Ma tutti questi possibili reati - continua la nota a firma di Matteo d'Ingeo - non credo possano essere attribuiti a miseri lanciatori di uova e disturbatori della civile convivenza che per la loro peculiare aggregazioni a branco sono più comunemente indicati come "baby gang".
Per fortuna i nostri "quaquaraquà" sono ancora a livello d'apprendistato e indossano ogni giorno una maschera d'occasione, proiettando il loro immaginario verso modelli di "boss" di più alta statura. Non sono più adolescenti e i loro "capetti" sono più che maggiorenni e sono già passati dalle patrie galere. Questi "boss di cartone" vorrebbero avere nelle mani qualche piccola pistola automatica per animare le loro scorribande, invece si accontentano di lanciare uova e "bombe d'acqua" per dimostrare, a sé stessi, di esistere.
Questa è la loro fotografia, quella che presentano quotidianamente ad una città stanca, assuefatta, chiusa nella paura. L'episodio avvenuto nel pomeriggio di martedì 18 giugno a Molfetta a corso Umberto, alle ore 17.45 circa, deve farci riflettere. Un manipolo di pochi giovinastri che lanciano delle uova contro l'auto della Polizia Locale e poi tornano sul luogo del misfatto e minacciano chi li ha identificati e denunciati, non può lasciarvi indifferenti.
Se, nella loro ignoranza, giocano ad oltraggiare i simboli delle istituzioni e intimidire chi è "cittadino attivo consapevole", noi tutti dobbiamo raccogliere la loro sfida. Loro sono solo 5, 10 o anche 20 o 30, sono sempre una minoranza. Noi siamo molti di più, siamo una comunità con antiche tradizioni culturali e dobbiamo difendere la nostra dignità e riprenderci la città, la nostra città.
Invito tutti i cittadini molfettesi, che hanno subìto da parte di questi "teppistelli" qualsiasi tipo di intimidazione, oltraggio, rapina, atto di bullismo, o prevaricazione, a denunciarli presso le forze dell'ordine. Non ho ancora letto una qualsiasi reazione o commento del primo cittadino, o del comandante della Polizia Locale, rispetto all'oltraggio subìto e spero che da parte loro ci sia una denuncia dal momento che le telecamere di videosorveglianza avranno senz'altro documentato tutto.
Ognuno faccia la sua parte, ma facciamola, vi prego - è la conclusione di Matteo d'Ingeo nel comunicato del Liberatorio Politico - perché le uniche "paranze" che devono esistere a Molfetta, sono quelle della nostra tradizione marinara».