Il Lady D., il bar erroneamente associato alla sparatoria di piazza Paradiso
Ci scrive il titolare, Stefano Carbone: «La vicenda non è collegabile al nostro esercizio commerciale»
martedì 8 gennaio 2019
È il 29 dicembre, proprio sui titoli di coda dello scorso anno, quando Ruggiero Minervini, 21enne del posto, viene ferito con un colpo di pistola alla gamba sinistra a Molfetta, in piazza Paradiso.
Il ferimento è arrivato al culmine di una lite, mentre nella piazza c'erano diverse persone, scoppiata in mattinata col 22enne molfettese Cosma Damiano Grosso (arrestato poche ore dopo dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta con le accuse di lesioni aggravate dall'uso delle armi e porto abusivo di arma clandestina ed attualmente recluso nella casa circondariale di Trani) nei pressi del Lady D. Cafè, il bar di piazza Paradiso.
E proprio il titolare di quell'attività commerciale, Stefano Carbone, si è rivolto agli organi di stampa «a tutela del buon nome e della onorabilità del mio esercizio commerciale. Mi rammarica evidenziare come in più occasioni - rileva - sia stato erroneamente e senza motivo associato il nome e l'immagine della mia attività ad articoli che hanno trattato la notizia dell'aggressione a mano armata avvenuta in Molfetta lo scorso 29 dicembre 2018 in piazza Paradiso ed asseritamente compiuta da Cosma Damiano Grosso.
La vicenda delittuosa non è in alcun modo collegabile all'esercizio commerciale Lady D. Cafè all'interno del cui locale - ci tiene a precisare il titolare - i soggetti coinvolti in detta vicenda non sono affatto entrati. Il fatto di sangue di cui si discute è, ovviamente anche a parere di chi scrive, da condannare senza alcuna attenuante di sorta ed è sintomatico di grave allarme sociale.
In tale ottica ci tengo ad evidenziare la mia personale partecipazione ad associazioni di categoria volte ad operare nel sociale oltre che al rilancio ed alla riqualificazione di piazza Paradiso. Sono un giovane imprenditore onesto e rispettoso della legge, credo nel rilancio di questi luoghi ed è per questo che ho deciso di investire in un'attività commerciale.
Non trovo, quindi, affatto giusto che, in maniera del tutto fuorviante e senza alcun motivo, - conclude Stefano Carbone - la stampa locale abbia associato la mia attività ad una vicenda rispetto alla quale non c'è che da esprimere una parola di condanna e di presa di distanza».
Il ferimento è arrivato al culmine di una lite, mentre nella piazza c'erano diverse persone, scoppiata in mattinata col 22enne molfettese Cosma Damiano Grosso (arrestato poche ore dopo dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta con le accuse di lesioni aggravate dall'uso delle armi e porto abusivo di arma clandestina ed attualmente recluso nella casa circondariale di Trani) nei pressi del Lady D. Cafè, il bar di piazza Paradiso.
E proprio il titolare di quell'attività commerciale, Stefano Carbone, si è rivolto agli organi di stampa «a tutela del buon nome e della onorabilità del mio esercizio commerciale. Mi rammarica evidenziare come in più occasioni - rileva - sia stato erroneamente e senza motivo associato il nome e l'immagine della mia attività ad articoli che hanno trattato la notizia dell'aggressione a mano armata avvenuta in Molfetta lo scorso 29 dicembre 2018 in piazza Paradiso ed asseritamente compiuta da Cosma Damiano Grosso.
La vicenda delittuosa non è in alcun modo collegabile all'esercizio commerciale Lady D. Cafè all'interno del cui locale - ci tiene a precisare il titolare - i soggetti coinvolti in detta vicenda non sono affatto entrati. Il fatto di sangue di cui si discute è, ovviamente anche a parere di chi scrive, da condannare senza alcuna attenuante di sorta ed è sintomatico di grave allarme sociale.
In tale ottica ci tengo ad evidenziare la mia personale partecipazione ad associazioni di categoria volte ad operare nel sociale oltre che al rilancio ed alla riqualificazione di piazza Paradiso. Sono un giovane imprenditore onesto e rispettoso della legge, credo nel rilancio di questi luoghi ed è per questo che ho deciso di investire in un'attività commerciale.
Non trovo, quindi, affatto giusto che, in maniera del tutto fuorviante e senza alcun motivo, - conclude Stefano Carbone - la stampa locale abbia associato la mia attività ad una vicenda rispetto alla quale non c'è che da esprimere una parola di condanna e di presa di distanza».