Il Gip ha deciso: Caputo, Castriotta e Lisena restano in carcere

Respinte le richieste dei legali, resta in cella anche Tancredi. L'ex assessore non ha risposto al giudice Volpe

martedì 15 giugno 2021 9.09
A cura di Nicola Miccione
Restano in carcere, a Trani, Mariano Caputo, Anna Sara Castriotta, Orazio Lisena e Domenico Tancredi, quattro dei sedici arrestati l'8 giugno scorso dalla Guardia di Finanza nell'ambito della maxi inchiesta della Procura della Repubblica di Trani su presunte tangenti in cambio di appalti pubblici al Comune di Molfetta.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, ha rigettato le richieste di attenuazione delle misure cautelari presentate dagli avvocati dell'ex assessore comunale ai Lavori Pubblici Mariano Caputo, dell'ex funzionario comunale Orazio Lisena, della ex consigliera comunale Anna Sara Castriotta e dell'imprenditore Domenico Tancredi in occasione dell'interrogatorio di garanzia, in cui Caputo e Lisena hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Per Caputo e Lisena, scrive il giudice «permane inalterato il grave quadro indiziario compiutamente delineato nell'ordinanza applicativa della misura cautelare» e «non risultano attenuate le esigenze cautelari». Analoghe considerazioni per Castriotta e Tancredi, verso cui «le esigenze cautelari sono più che mai attuali». Per cinque che erano in carcere (Riccardo Di Santo, Andrea Ladogana, Valerio Di Gregorio, Francesco e Pasquale Ieva) è stato disposto il cambio con i domiciliari.

Per un altro indagato che era ai domiciliari, invece, Vincenzo Manzi, presidente della commissione di una delle presunte gare pilotate, il gip del Tribunale di Trani ha disposto la remissione in libertà, mentre per ulteriori quattro imprenditori sono stati confermati gli arresti domiciliari (Francesco Sancilio, Mauro Giancaspro, Maurizio Bonafede e Vito De Robertis). È l'esito degli interrogatori di garanzia che si sono celebrati nei giorni scorsi a Trani. L'indagine non è ancora conclusa.

L'inchiesta dei pm Francesco Tosto e Giuseppe Francesco Aiello, che conta in totale 41 indagati, 7 società e 34 persone fisiche tra le quali il sindaco Tommaso Minervini (non raggiunto da misura cautelare), aveva portato complessivamente all'arresto di 16 persone (10 in carcere e 6 agli arresti domiciliari) ma due di queste, gli imprenditori Paolo Conforti che è in carcere e Michele Palmiotti che è ai domiciliari, non hanno chiesto la revoca della misura dopo gli interrogatori.

Restano dunque in carcere Caputo e Lisena, i quali hanno cercato di chiedere i domiciliari. Richieste respinte dal gip Volpe. Non hanno accettato, al momento, di rispondere alle domande del giudice, e quindi hanno rinunciato, al momento, a fornire una diversa spiegazione della mole di indizi raccolti dalle Fiamme Gialle.