Il concerto di Pasqua ha concluso il festival "Inflammatus"

Ancora un successo per la Fondazione Musicale Valente

martedì 11 aprile 2023 8.47
A cura di Verdiana Mastrofilippo
La cattedrale di Santa Maria Assunta, centro ideale della spiritualità e della religiosità di Molfetta, è stata la sede prescelta per la serata finale della rassegna "Inflammatus", festival organizzato dalla Fondazione Vincenzo Maria Valente in occasione del periodo della Quaresima e della Settimana Santa: a chiudere il ciclo di eventi ci ha pensato il sontuoso Concerto di Pasqua tenutosi domenica 9 aprile, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico non scoraggiato dalla pioggia e dal freddo inconsueto.

La serata recava già dal titolo il motivo della sua straordinarietà: il concerto è stato infatti denominato "Splendori Barocchi", alludendo immediatamente al periodo storico e musicale a cui il repertorio avrebbe attinto, quello cioè del barocco, era culturale di grande fermento e magniloquenza artistica in cui si sono mossi tra gli altri i compositori Antonio Vivaldi e Georg Friedrich Händel, protagonisti con le loro melodie raffinatissime del concerto di Pasqua a Molfetta.
Ma la particolarità dell'ultima serata di "Inflammatus" è stata anche quella di riportare, nel cuore del ventunesimo secolo, un po' degli echi della musica del Settecento persino nella modalità di esecuzione. I brani prescelti per il concerto infatti sono stati suonati mediante prassi e strumenti dell'epoca come il clavicembalo, restituendo i toni e i colori che le melodie devono aver avuto al momento delle loro primissime esibizioni.
Protagonista di questo tuffo nel periodo barocco è stata l'ensemble strumentale della Cappella "Santa Teresa dei Maschi" di Bari, con il violino solista di Claudio Andriani, diretta dal maestro Sabino Manzo; la prima parte del concerto è stata dedicata alle celeberrime Quattro Stagioni di Vivaldi, mentre la seconda parte ha visto l'esecuzione della cantata mariana "Donna, che in ciel di tanta luce splendi" di Händel, interpretata dal mezzosoprano Tina D'Alessandro.
"Un affresco sonoro", così aveva efficacemente preconizzato il direttore artistico della Fondazione Valente, la prof. Sara Allegretta, parlando di "Splendori barocchi" ed effettivamente non poteva essere scelta una definizione migliore per lo spettacolo andato in scena che ha perfettamente completato e realizzato quel passaggio tra arti, tanto caro al cartellone di eventi della Fondazione.
Se nei primi due spettacoli di "Inflammatus" la musica aveva accompagnato le parole di don Tonino Bello e la pittura di Caravaggio, il concerto di Pasqua ha messo sulle spalle dei musicisti una commistione tra note, sfumature e voci diverse, capaci di segnare un collegamento tra dimensioni più concrete e tangibili come quelle del paesaggio naturale che cambia dentro le stagioni, fino a tratti più eterei e impalpabili come quelli della preghiera.
È questo il miracolo della musica, restare attualissima anche dopo secoli, restituendo impressioni universali. Pensiamo alle stagioni di Vivaldi che, in una loro versione postminimalista ad opera del compositore Max Richter, sono la colonna sonora della fortunata serie RAI e HBO "L'amica geniale" più di trecento anni dopo la loro scrittura da parte di Vivaldi.
Questo per la loro capacità di riprodurre perfettamente la violenza impetuosa dei temporali estivi, la pienezza dorata delle vendemmie autunnali, la dolcezza briosa delle fioriture primaverili e l'asprezza ghiacciata dei venti invernali, così come mostrato dagli archi e dal clavicembalo dell'ensemble strumentale della Cappella "Santa Teresa dei Maschi", che hanno così rappresentato il ciclo di mesi e stagioni che ogni anno si ripetono cadenzati e per cui la stessa Pasqua, a suo modo, è erede della tradizione pagana che, nello stesso periodo dell'anno, celebrava con festività simili la rinascita della vita dopo il lungo inverno.

La dimensione cristiana della festa pasquale è stata poi rinsaldata dall'esecuzione della preghiera di Händel dedicata alla Vergine, composta in occasione del ringraziamento che papa Clemente XI voleva tributare alla Madonna per aver protetto la città di Roma da un potente terremoto nel 1703. Il carattere struggente di questa supplica, esaltata dal coro di violini e dalla voce di Tina d'Alessandro, ha quasi suggellato l'ideale collegamento che la Fondazione si era posta al momento della creazione del festival di "Inflammatus", ossia il filo rosso con la tradizione dei riti della settimana santa, particolarmente sentiti nella nostra Molfetta e permeati della medesima devozione e abbandono fiducioso nelle mani di Dio.
La rassegna "Inflammatus" si conferma quindi un appuntamento irrinunciabile della città di Molfetta nel periodo pasquale, concludendosi con un bilancio marcatamente positivo e proiettando la Fondazione già ai prossimi appuntamenti dell'anno, dentro un cartellone come quello de "I suoni della cultura 2023" mai così ricco per varietà e pregio.