Il Centro "Annamaria Bufi" di Molfetta si apre contro la violenza sulle donne
Letture e concerti per commemorare la giornata dedicata al tema
venerdì 29 novembre 2019
Le scalinate ingombre di scarpe femminili rosse, i monumenti illuminati dello stesso colore, le fotografie di donne sfregiate, ferite, coperte di ematomi ed escoriazioni: dall'avvento dei social è questo il contenuto iconico a cui ci rimanda la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che ricorre annualmente ogni 25 novembre sin dalla sua istituzione nel 1999. Un sottotesto che invariabilmente fa rima con il colore del sangue, comunicando subito la dimensione violenta di un fenomeno che non accenna ad attenuarsi, ma che invece conosce sempre nuovi abissi all'interno delle cronache giudiziarie, mulinando sempre di più nell'omertà e nel non detto.
Appare perciò in apparente controtendenza come il neonato Centro Antiviolenza di Molfetta abbia deciso di commemorare questa giornata: lunedì 25 novembre, infatti, in Piazza Rosa Luxemburg, sede appunto del centro gestito dall'Associazione Pandora, si è tenuto il concerto contro la violenza del gruppo musicale "Woodstock '69" che, come intuibile, hanno eseguito brani provenienti dal repertorio dei cosiddetti "figli dei fiori" all'interno di un evento che è stato definito dalla presidente dell'Associazione Pandora "comunitario, ma non gioioso": c'è ben poco naturalmente da festeggiare in una giornata come questa, ma come sostengono autorevoli voci nel mondo della cultura, non si combatte la violenza diffondendo le immagini che la rappresentano, ma piuttosto trasmettendo l'idea di una solidarietà positiva tra il genere femminile, all'interno della visione di una donna che risorge, ribellandosi e riacquistando la sua autodeterminazione.
Spazio quindi alle cover di celeberrime canzoni di Jim Morrison, Caterina Caselli, Rino Gaetano, Elvis Presley, The Doors e Chuck Berry per citarne solo alcuni, la cui carica allegra e trascinante non è stata minimamente offuscata dalle condizioni atmosferiche che hanno fatto ripiegare il concerto all'interno del Centro e non nella piazza antistante.
La serata, quindi, è apparsa decisamente al di fuori dei soliti schemi talvolta pure retorici che conosciamo in questa giornata; la seconda particolarità dell'evento, infatti, è stata quella di portare sul palco solo uomini a testimonianza di quanto il problema della violenza sulle donne non sia solamente affare delle vittime, ma anche dei carnefici e di tutti coloro che idealmente prendono le distanze da questo modello aberrante di comportamento.
Tutti uomini quindi i membri dei "Woodstock '69", ma uomo anche l'attore Salvatore Margi che, nell'apertura della serata, ha recitato il monologo "C'è una radio che suona – Omaggio a Franca Rame", dolente pezzo sulla violenza sessuale subita da una donna che, a fronte dell'esperienza peggiore che si possa subire, sopravvivendo si lascia aperta lo spiraglio della denuncia, pure nello strazio di dover raccontare l'episodio tra chi giudicherà e chi persino colpevolizzerà.
Il racconto straziante ha assunto toni forti, da stretta allo stomaco, non da ultimo per il nome che il Centro Antiviolenza porta: quello di Annamaria Bufi, vittima molfettese del femminicidio, a riprova di questa strage silenziosa che non è un ammasso di nomi filtrati dalla voce asettica dei telegiornali, ma una carrellata di volti e storie con un loro peso specifico enorme e che ci passano ogni giorno accanto, aspettando che qualcuno si accorga di quei particolari nascosti che, se scorti, possono davvero essere la salvezza di una donna maltrattata.
Appare perciò in apparente controtendenza come il neonato Centro Antiviolenza di Molfetta abbia deciso di commemorare questa giornata: lunedì 25 novembre, infatti, in Piazza Rosa Luxemburg, sede appunto del centro gestito dall'Associazione Pandora, si è tenuto il concerto contro la violenza del gruppo musicale "Woodstock '69" che, come intuibile, hanno eseguito brani provenienti dal repertorio dei cosiddetti "figli dei fiori" all'interno di un evento che è stato definito dalla presidente dell'Associazione Pandora "comunitario, ma non gioioso": c'è ben poco naturalmente da festeggiare in una giornata come questa, ma come sostengono autorevoli voci nel mondo della cultura, non si combatte la violenza diffondendo le immagini che la rappresentano, ma piuttosto trasmettendo l'idea di una solidarietà positiva tra il genere femminile, all'interno della visione di una donna che risorge, ribellandosi e riacquistando la sua autodeterminazione.
Spazio quindi alle cover di celeberrime canzoni di Jim Morrison, Caterina Caselli, Rino Gaetano, Elvis Presley, The Doors e Chuck Berry per citarne solo alcuni, la cui carica allegra e trascinante non è stata minimamente offuscata dalle condizioni atmosferiche che hanno fatto ripiegare il concerto all'interno del Centro e non nella piazza antistante.
La serata, quindi, è apparsa decisamente al di fuori dei soliti schemi talvolta pure retorici che conosciamo in questa giornata; la seconda particolarità dell'evento, infatti, è stata quella di portare sul palco solo uomini a testimonianza di quanto il problema della violenza sulle donne non sia solamente affare delle vittime, ma anche dei carnefici e di tutti coloro che idealmente prendono le distanze da questo modello aberrante di comportamento.
Tutti uomini quindi i membri dei "Woodstock '69", ma uomo anche l'attore Salvatore Margi che, nell'apertura della serata, ha recitato il monologo "C'è una radio che suona – Omaggio a Franca Rame", dolente pezzo sulla violenza sessuale subita da una donna che, a fronte dell'esperienza peggiore che si possa subire, sopravvivendo si lascia aperta lo spiraglio della denuncia, pure nello strazio di dover raccontare l'episodio tra chi giudicherà e chi persino colpevolizzerà.
Il racconto straziante ha assunto toni forti, da stretta allo stomaco, non da ultimo per il nome che il Centro Antiviolenza porta: quello di Annamaria Bufi, vittima molfettese del femminicidio, a riprova di questa strage silenziosa che non è un ammasso di nomi filtrati dalla voce asettica dei telegiornali, ma una carrellata di volti e storie con un loro peso specifico enorme e che ci passano ogni giorno accanto, aspettando che qualcuno si accorga di quei particolari nascosti che, se scorti, possono davvero essere la salvezza di una donna maltrattata.