«Identificati grazie a telecamere e social». Le parole del capitano Landolfi

I cinque indagati sono stati ripresi dai video, da loro stesso postati e divenuti virali. Oggi si terranno gli interrogatori di garanzia

martedì 16 gennaio 2024 14.00
A cura di Nicola Miccione
Quando a Capodanno i Carabinieri sono arrivati sul posto, in piazza Vittorio Emanuele, questi non hanno potuto che «constatare la desolazione di un centro città completamente deturpato dalla incivile e inurbana condotta criminale di un gruppo di giovani che avevano trasformato quei luoghi in uno scenario di battaglia».

E tutto ciò, mentre «numerosi filmati iniziavano tristemente a circolare sul web», rimbalzando in rete e in modo particolare su TikTok, in una sorta di passaparola globale. Questa volta, però, la mania di pubblicare in rete le proprie bravate è costata cara al 21enne Daniele De Pinto, ai 22enni Felice Allegretta e Massimiliano Squeo e al 26enne Antonio Gigante, oltre al 23enne Stefano Cormio, l'unico confinato agli arresti domiciliari nell'operazione di stamane operata dai Carabinieri.

La risposta operativa dello Stato è arrivata a quindici giorni da quegli «episodi di guerriglia urbana». L'azione investigativa, coordinata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Marco Gambardella, è durata pochi giorni, attraverso la visione di tutte le telecamere di videosorveglianza e il monitoraggio di vari profili social, in particolare TikTok. Un enorme puzzle da ricostruire per chiarire la dinamica intera, le presunte responsabilità di ognuno e i nomi dei giovani.

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I cinque maggiorenni, «in concorso e previo accordo tra loro» assieme a tre minorenni «e a numerosi altri soggetti non identificati» forse avevano pensato di farla franca ma le immagini sono state viste dai militari del capitano Danilo Landolfi: le loro gesta, infatti, sono state riprese dalle videocamere di sorveglianza e dagli smartphone che hanno infine diffuso quelle immagini («Baghdad, Iraq, a dimostrazione del tumulto generale che si era venuto a provocare»), diventando virali.

E proprio quei frame, scandagliati dal personale della Sezione Operativa, diretto dal capitano Domenico Mastromauro, hanno consentito di risalire all'identità dei presunti autori «dell'incivile condotta criminale», una «chiara dimostrazione della volontà di causare disordine pubblico». I cinque maggiorenni, infatti, sono stati riconosciuti «in ragione dei loro precedenti penali, ma anche dai dettagli dell'abbigliamento, dei tatuaggi presenti sugli arti nonché dalle autovetture utilizzate».

Secondo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani che ha firmato l'ordinanza verso i cinque, Ivan Barlafante, «si ritiene sussistente e apprezzabile il grave e attuale pericolo di reiterazione delle condotte criminose». Questo pomeriggio, fra il carcere di Trani e Molfetta, inizieranno gli interrogatori di garanzia.