Idee confuse, leader incerti: ecco chi tenere d'occhio

Nell'anno delle elezioni comunali, volti vecchi e nuovi cercano fortuna. Fra Di Gioia e Minervini, l'immancabile Azzollini

lunedì 13 febbraio 2017
A cura di Andrea Teofrasto
Per la politica molfettese, il 2017 sarà un anno di decisioni importanti. Che si voti in primavera o nelle prime settimane dell'estate, si concluderà infatti un'amministrazione di transizione, ovvero il commissariamento. Ma chi bisognerà tenere d'occhio nel 2017? Qualche congettura va pur fatta, in attesa della prova dei fatti. Almeno per tentare di orientarsi nelle scadenze politiche in arrivo. Ecco, quindi, alcuni nomi che potrebbero lasciare il segno.

La sinistra

L'incognita su quel che saranno il Pd e il centrosinistra è talmente grande da imporre un breve elenco di nomi dentro l'elenco generale. Fra i Dem, è interessante capire che ruolo avranno inoltre Piero de Nicolo e Annalisa Altomare. Interessante capire soprattutto chi sfiderà il centrosinistra dopo il Congresso di Rifondazione Comunista: secondo alcune voci si sarebbe fatto avanti Gianni Porta, già candidato di RC nella primavera 2013. Più forte, ma non in lizza al momento, è il nome di Antonello Zaza.

Antonio Di Gioia

Facile che il segretario in carica del Partito Democratico sia fra i nomi da tenere d'occhio. Ma Di Gioia, eletto lo scorso 26 novembre, potrebbe confermarsi come la sorpresa di questa stagione politica contraddittoria. Il suo nome è uscito dal mazzo dopo l'uscita di scena di Piero de Nicolo durante l'ultimo Congresso Dem: il segretario non era mai stato citato fra i possibili successori a Palazzo Città. Eppure ci è arrivato col tappeto rosso, anche se con un incarico che potrebbe rivelarsi di fatto a tempo, visti i musi lunghi all'interno del Pd. Se, le varie correnti all'interno del partito di centrosinistra si ricompatteranno, Di Gioia potrebbe essere salvato e resterebbe al suo posto. Se la quadra non fosse realizzabile porterà, con sé il Pd in fondo alle urne. Per capirlo, bisognerà aspettare le prossime riunione del Circolo di Corso Margherita.

La destra

Finirà che quelli di destra voteranno in massa per Tommaso Minervini o vireranno su Pasquale Mancini? Perché va bene riflettere sulle candidature, ma qui si è passato il confine tra il temporeggiare e il finire fuori gioco, costretti a saltellare sul bordo del campo senza uno straccio di nome. Soprattutto nelle elezioni (quelle per il sindaco) dove i nomi sono tutto perché incarnano linea politica, orientamento, possibile e futura squadra di governo. Il centrodestra sconta un difetto, fino a quando ci sono state facce e nomi da spendere, ha funzionato: Azzollini, Tammacco, Roselli, Camporeale, erano assai di più di un coniglio tirato fuori dal cilindro e nel bene o nel male lo si è visto. Ma esauriti i personaggi, e ridotta al lumicino la margherita di quelli che hanno conservato appeal e reputazione si è finiti nel panico per logica di cose. Un panico aggravato dalla consapevolezza che le amministrative saranno il terreno su cui si misureranno i nuovi "pesi" di Forza Italia.

Antonio Azzollini

Non è davvero una sorpresa. Ma Antonio Azzollini, ex NCD, un modo per rimanere determinante negli equilibri politici lo ha sempre trovato. E con il caos del centrosinistra è tornato a essere un interlocutore corteggiato anche fuori dal centrodestra. Il leader di Forza Italia potrebbe infatti offrire una leale collaborazione a Tommaso Minervini e alle sue liste civiche che vedono al vertice Saverio Tammacco. Azzollini gioca su due tavoli: potrebbe fare da sponda a Tommaso Minervini, come scegliere di rinnovare l'alleanza con l'UDC di Pino Amato. Divide et impera, è la regola del Senatore redivivo. Per il momento il centrodestra è uno e trino. Liberale e popolare. Sovranista e identitario. Azzolliniano per necessità.