I Giovani Democratici chiedono al PD di riprendere il dialogo col centrosinistra
Tramite un'intervista esclusiva al loro segretario, i GD chiariscono la loro visione politica
martedì 21 febbraio 2017
21.04
Dopo un lungo ma significativo silenzio, tornano a dire la loro i Giovani Democratici che attraverso il loro segretario Adriano Failli, chiedono al loro partito di non abbandonare le tratttative col tavolo del centrosinistra.
Il gruppo delle nuove leve del PD infatti, il partito di corso Margherita dovrebbe ritornare a seguire quelle che sono definite dai GD le naturali propensioni del Partito Democratico.
Un'intervista quindi significativa quella che Failli ci rilascia e che tenta di rilanciare un percorso che sembra essersi arenato.
Qual è la situazione dei Giovani Democratici di Molfetta e cosa chiedono?
«I GD di Molfetta stanno vivendo un bel percorso di rinnovamento. C'è un cambio generazionale, da parte di un gruppo di giovani che contro ogni pregiudizio, ha a cuore la propria città e il mondo in cui vive. E' sbagliato attribuire a priori alle nostre generazioni un disinteresse collettivo verso la cosa pubblica o di voler inseguire l'ennesima poltrona. Il confronto interno è stato appassionante e approfondito, pur non avendo avuto alcun dubbio su quale debba essere la collocazione migliore per noi e per il Partito Democratico nelle prossime amministrative. Se crediamo in questo partito è perché crediamo nei valori fondanti della cultura occidentale e dell'Europa, che strenuamente difendiamo. E questi valori hanno un confine ben delineato che si chiama centrosinistra; è nella nostra cultura, nel nostro DNA. Nel dibattito di questi giorni, mi hanno colpito molto le parole di Michele Emiliano, richiamando il Partito Democratico a riconquistarsi il ruolo di protagonista nel centrosinistra. Molfetta non può essere esulata minimamente da questo ragionamento.»
La vostra idea di città cosa prevede e da chi può essere condivisa?
«Abbiamo interrotto un percorso qualche mese fa, qualcosa non avrà più funzionato, qualche meccanismo si sarà rivelato difettoso, ma è da lì che dobbiamo ripartire. Dobbiamo riprendere quel percorso amministrativo, rilanciandolo per quanto possibile, con un programma ambizioso e, nei limiti, rivoluzionario. Penso a investimenti in opere pubbliche che non riguardino solo l'edilizia, penso ad una città intelligente, alla cultura, massacrata dalla chiusura dell'unica grande struttura teatrale presente in città, al rilancio della pesca, dell'agricoltura, alla risoluzione dei problemi che da anni ormai affliggono la zona ASI. Penso all'ambizione di una città che non voglia arrendersi alla solita politica fatta di spartizioni, che non voglia limitarsi all'ordinaria amministrazione, ma che voglia crescere e imporsi come modello amministrativo, progettarsi e costruire una visione giovanile che non si limiti al quinquennio amministrativo ma che sia il più lungimirante possibile e si imponga per molto tempo. E la soluzione non riesco ad intravederla in un insieme di liste, al cui interno vigono principi e idee di amministrazione che per anni abbiamo strenuamente combattuto, come giovanile e come PD.»
Se il PD dovesse convergere con Minervini, voi come vi comportereste?
«È difficile immaginare un progetto politico attorno ad un semplice nome. Sicuramente sarebbe meglio partire dal progetto, poi analizzare i candidati. E la nostra idea non può scostarsi da quanto detto prima: una coalizione che rispetti la nostra cultura e la nostra visione amministrativa, con confini ben delineati.»
Il gruppo delle nuove leve del PD infatti, il partito di corso Margherita dovrebbe ritornare a seguire quelle che sono definite dai GD le naturali propensioni del Partito Democratico.
Un'intervista quindi significativa quella che Failli ci rilascia e che tenta di rilanciare un percorso che sembra essersi arenato.
Qual è la situazione dei Giovani Democratici di Molfetta e cosa chiedono?
«I GD di Molfetta stanno vivendo un bel percorso di rinnovamento. C'è un cambio generazionale, da parte di un gruppo di giovani che contro ogni pregiudizio, ha a cuore la propria città e il mondo in cui vive. E' sbagliato attribuire a priori alle nostre generazioni un disinteresse collettivo verso la cosa pubblica o di voler inseguire l'ennesima poltrona. Il confronto interno è stato appassionante e approfondito, pur non avendo avuto alcun dubbio su quale debba essere la collocazione migliore per noi e per il Partito Democratico nelle prossime amministrative. Se crediamo in questo partito è perché crediamo nei valori fondanti della cultura occidentale e dell'Europa, che strenuamente difendiamo. E questi valori hanno un confine ben delineato che si chiama centrosinistra; è nella nostra cultura, nel nostro DNA. Nel dibattito di questi giorni, mi hanno colpito molto le parole di Michele Emiliano, richiamando il Partito Democratico a riconquistarsi il ruolo di protagonista nel centrosinistra. Molfetta non può essere esulata minimamente da questo ragionamento.»
La vostra idea di città cosa prevede e da chi può essere condivisa?
«Abbiamo interrotto un percorso qualche mese fa, qualcosa non avrà più funzionato, qualche meccanismo si sarà rivelato difettoso, ma è da lì che dobbiamo ripartire. Dobbiamo riprendere quel percorso amministrativo, rilanciandolo per quanto possibile, con un programma ambizioso e, nei limiti, rivoluzionario. Penso a investimenti in opere pubbliche che non riguardino solo l'edilizia, penso ad una città intelligente, alla cultura, massacrata dalla chiusura dell'unica grande struttura teatrale presente in città, al rilancio della pesca, dell'agricoltura, alla risoluzione dei problemi che da anni ormai affliggono la zona ASI. Penso all'ambizione di una città che non voglia arrendersi alla solita politica fatta di spartizioni, che non voglia limitarsi all'ordinaria amministrazione, ma che voglia crescere e imporsi come modello amministrativo, progettarsi e costruire una visione giovanile che non si limiti al quinquennio amministrativo ma che sia il più lungimirante possibile e si imponga per molto tempo. E la soluzione non riesco ad intravederla in un insieme di liste, al cui interno vigono principi e idee di amministrazione che per anni abbiamo strenuamente combattuto, come giovanile e come PD.»
Se il PD dovesse convergere con Minervini, voi come vi comportereste?
«È difficile immaginare un progetto politico attorno ad un semplice nome. Sicuramente sarebbe meglio partire dal progetto, poi analizzare i candidati. E la nostra idea non può scostarsi da quanto detto prima: una coalizione che rispetti la nostra cultura e la nostra visione amministrativa, con confini ben delineati.»