"Hebdomas Sancta", al Gaart di Molfetta la Settimana Santa si fa "intima"
I riti molfettesi raccontati da Marcello Magarelli con le foto più suggestive
venerdì 5 aprile 2019
17.00
Possono tradizione e innovazione incontrarsi un un'atmosfera intima, dalle tinte scure e quasi sussurrata? Obiettivo raggiunto da Gaart, il nuovo contenitore culturale e spazio espositivo della tipografia Gadaleta in via Tenente Fiorino che fino al 22 aprile ospiterà altresì la mostra fotografica che ha fatto da corollario all'incontro "Hebdomas Sancta" di ieri sera.
Il terzo appuntamento con la cultura, targato Gaart, non poteva che incentrarsi, infatti, sulla Settimana Santa e i riti molfettesi che scandiscono il tempo della città ben prima dell'inizio della Quaresima. Un percorso temporale a tappe narrato con intenso coinvolgimento dall'avvocato Marcello Magarelli, profondo conoscitore dei riti e delle usanze molfettesi, e il supporto di scatti d'autore: Vincenzo Bisceglie, Giuseppe Facchini, Carlo Farinola, Leo Piccinni e di foto Valentina.
"Le tradizioni della Settimana Santa sono semi inculcati in noi sin da piccoli, fanno ormai parte del nostro dna", sono queste le parole dell'avvocato Magarelli che forse riescono a racchiudere l'essenza di quella "molfettesità" che nel periodo pasquale fiorisce più rigogliosa che mai. Certo, la festa della Madonna dei Martiri è la festa per eccellenza, ma la Settimana Santa è "qualcosa di più intimo, qualcosa che ci fa tornare bambini e ci purifica", e questo a prescindere anche dal credo e dalla religione.
Un'intimità del luogo e dello spirito che certo all'interno di Gaart è stata ricreata con dovizia: il buio illuminato da candele sparse, l'odore delle viole a ciocche, fiori tipici dei "sepolcri" del giovedì santo, le marce funebri in sottofondo, il brusio sommesso quasi come una preghiera. Si aveva la sensazione, a tratti, di essere nella piccola Chiesa di Santo Stefano in preparazione alla processione dei Misteri, o in un vicolo dalle alte e strette pareti della città vecchia di notte, mentre la processione attraversa il buio.
Il racconto di Magarelli ha ripercorso tutti i momenti più significativi verso la Pasqua, tra riti noti e usanze più squisitamente popolari che rischiano di essere inghiottiti nel tempo e dalla modernità, quella stessa modernità che l'avvocato ringrazia nella forma della fotografia capace sì di cogliere attimi suggestivi, ma anche di fissare immagini storiche, di una cronologia che non può e non deve andare perduta.
In fondo la Settimana Santa molfettese potrebbe essere davvero paragonata a un grande abbraccio - come sottolineato dal vicesindaco Sara Allegretta intervenuta nel corso della serata - che stringendo le braccia unisce anche chi è lontano. E noi tutti siamo già in quell'abbraccio.
Il terzo appuntamento con la cultura, targato Gaart, non poteva che incentrarsi, infatti, sulla Settimana Santa e i riti molfettesi che scandiscono il tempo della città ben prima dell'inizio della Quaresima. Un percorso temporale a tappe narrato con intenso coinvolgimento dall'avvocato Marcello Magarelli, profondo conoscitore dei riti e delle usanze molfettesi, e il supporto di scatti d'autore: Vincenzo Bisceglie, Giuseppe Facchini, Carlo Farinola, Leo Piccinni e di foto Valentina.
"Le tradizioni della Settimana Santa sono semi inculcati in noi sin da piccoli, fanno ormai parte del nostro dna", sono queste le parole dell'avvocato Magarelli che forse riescono a racchiudere l'essenza di quella "molfettesità" che nel periodo pasquale fiorisce più rigogliosa che mai. Certo, la festa della Madonna dei Martiri è la festa per eccellenza, ma la Settimana Santa è "qualcosa di più intimo, qualcosa che ci fa tornare bambini e ci purifica", e questo a prescindere anche dal credo e dalla religione.
Un'intimità del luogo e dello spirito che certo all'interno di Gaart è stata ricreata con dovizia: il buio illuminato da candele sparse, l'odore delle viole a ciocche, fiori tipici dei "sepolcri" del giovedì santo, le marce funebri in sottofondo, il brusio sommesso quasi come una preghiera. Si aveva la sensazione, a tratti, di essere nella piccola Chiesa di Santo Stefano in preparazione alla processione dei Misteri, o in un vicolo dalle alte e strette pareti della città vecchia di notte, mentre la processione attraversa il buio.
Il racconto di Magarelli ha ripercorso tutti i momenti più significativi verso la Pasqua, tra riti noti e usanze più squisitamente popolari che rischiano di essere inghiottiti nel tempo e dalla modernità, quella stessa modernità che l'avvocato ringrazia nella forma della fotografia capace sì di cogliere attimi suggestivi, ma anche di fissare immagini storiche, di una cronologia che non può e non deve andare perduta.
In fondo la Settimana Santa molfettese potrebbe essere davvero paragonata a un grande abbraccio - come sottolineato dal vicesindaco Sara Allegretta intervenuta nel corso della serata - che stringendo le braccia unisce anche chi è lontano. E noi tutti siamo già in quell'abbraccio.