Guglielmo Minervini, “Prendo le distanze da questo PD”
L’assessore regionale spiega al Corriere del Mezzogiorno le ragioni della sua scelta
martedì 24 marzo 2015
16.50
E' in una lunga e pungente intervista, pubblicata sull'edizione del 24 marzo del Corriere del Mezzogiorno, che Guglielmo Minervini prende parola e spiega, punto per punto, le ragioni della scelta di candidarsi nella lista di Nichi Vendola, "Noi a sinistra per la Puglia", alle prossime elezioni regionali.
«Prendo le distanze da questo Pd, in nome di un Pd fedele a se stesso, che io ho creduto potesse essere la casa dell'innovazione politica. Se è solo il luogo del potere, a me non interessa», afferma.
Nessun attacco velato a Michele Emiliano, anzi.
Incalzato nel corso dell'intervista da Francesco Strippoli, Minervini non si risparmia. Dapprima rimprovera all'ex magistrato e sindaco di Bari di non perdere occasione per allontanarsi dall'esperienza politica regionale degli ultimi dieci anni proponendo un «vuoto gigantesco di idee, equivoci, silenzi».
Poi sottolinea la quasi mancanza di tatto di Emiliano, autore del tweet «Un problema in meno» a proposito proprio della decisione presa dall'ex primo cittadino di Molfetta, prova, secondo lui, che «ero sopportato, ero un impiccio, ora il Pd si è liberato di me».
Dunque, quasi naturale l'appoggio all'uscente governatore della Regione.
«Per un dovere morale più che politico. Mi candido per difendere una stagione, i 10 anni di Vendola, che è tra le più straordinarie esperienze di governo in Italia, la più importante al Sud. Pur tra contraddizioni, limiti e ritardi, è la prima volta che la politica si è misurata con il cambiamento di una Regione complessa. Oggi la Puglia è in piedi e nutre fiducia in se stessa. Ho speso per questo la mia energia, il mio impegno, la mia vita. Mi batterò perché non sia buttato nel cestino».
Che sia veramente così? O si tratta solo di una strategia per ottenere la certezza di essere eletto?
«È pura maldicenza, non un ragionamento politico. Ho sfidato l'apparato, nel 2005 e 2010, a mani nude. Mi sono candidato alle primarie, da solo, con un gruppo di ragazzi. Ho sufficientemente manifestato il fatto che, per me, le idee vengono prima dei calcoli. Non devo dimostrare altro. E, poi, con le preferenze non esistono scorciatoie, semplicemente decidono gli elettori. Poi il tempo sarà galantuomo», conclude Minervini.
«Prendo le distanze da questo Pd, in nome di un Pd fedele a se stesso, che io ho creduto potesse essere la casa dell'innovazione politica. Se è solo il luogo del potere, a me non interessa», afferma.
Nessun attacco velato a Michele Emiliano, anzi.
Incalzato nel corso dell'intervista da Francesco Strippoli, Minervini non si risparmia. Dapprima rimprovera all'ex magistrato e sindaco di Bari di non perdere occasione per allontanarsi dall'esperienza politica regionale degli ultimi dieci anni proponendo un «vuoto gigantesco di idee, equivoci, silenzi».
Poi sottolinea la quasi mancanza di tatto di Emiliano, autore del tweet «Un problema in meno» a proposito proprio della decisione presa dall'ex primo cittadino di Molfetta, prova, secondo lui, che «ero sopportato, ero un impiccio, ora il Pd si è liberato di me».
Dunque, quasi naturale l'appoggio all'uscente governatore della Regione.
«Per un dovere morale più che politico. Mi candido per difendere una stagione, i 10 anni di Vendola, che è tra le più straordinarie esperienze di governo in Italia, la più importante al Sud. Pur tra contraddizioni, limiti e ritardi, è la prima volta che la politica si è misurata con il cambiamento di una Regione complessa. Oggi la Puglia è in piedi e nutre fiducia in se stessa. Ho speso per questo la mia energia, il mio impegno, la mia vita. Mi batterò perché non sia buttato nel cestino».
Che sia veramente così? O si tratta solo di una strategia per ottenere la certezza di essere eletto?
«È pura maldicenza, non un ragionamento politico. Ho sfidato l'apparato, nel 2005 e 2010, a mani nude. Mi sono candidato alle primarie, da solo, con un gruppo di ragazzi. Ho sufficientemente manifestato il fatto che, per me, le idee vengono prima dei calcoli. Non devo dimostrare altro. E, poi, con le preferenze non esistono scorciatoie, semplicemente decidono gli elettori. Poi il tempo sarà galantuomo», conclude Minervini.