Guerriglia di Capodanno, la Gip sui minori: «Spiccata pericolosità sociale»
Secondo il magistrato «il grave rischio di una facile recidiva può cogliersi nelle modalità concrete con cui i giovani hanno agito»
venerdì 26 gennaio 2024
9.37
Dopo i maggiorenni reclusi in carcere e ai domiciliari, i minorenni portati in comunità. Arriva al capolinea il secondo capitolo sulla notte di Capodanno a Molfetta, quella in cui un gruppo di giovani ha trasformato piazza Vittorio Emanuele nel teatro di una guerriglia urbana, ribaltando un'auto e poi postando tutto sui social.
Altri tre provvedimenti restrittivi, a carico di un 14enne, di un 16enne e di un 17enne, tutti di Molfetta - il più giovane «con delle pendenze giudiziarie gravi» -, sono stati emessi dal Tribunale per i Minorenni di Bari: nei loro confronti il giudice per le indagini preliminari Antonia Salamida ha applicato la misura del collocamento in tre comunità per ogni idoneo intervento rieducativo. Tutti rispondono di danneggiamento e pubblica intimidazione con l'uso di ordigni e materiale esplodente.
Gli inquirenti hanno ritenuto che non possano «esservi dubbi sull'ascrivibilità ai minori dei reati commessi». E questo è emerso dai filmati di videosorveglianza «in cui la volontà criminale di suscitare tumulto e attentare alla sicurezza pubblica emerge con chiarezza, in quanto le azioni poste in essere appaiono il frutto di una preordinata volontà degli indagati di causare gravi danni materiali e instaurare nella cittadinanza un clima di terrore di cui si aveva riscontro sui social network».
E quei frame hanno permesso di identificare i tre, «la cui condotta criminosa» mette «in luce una spiccata pericolosità sociale». Ed ancora: «Il grave rischio di una recidiva può cogliersi nelle modalità concrete con cui i giovani agiscono», i quali, «non ebbero remore a trasformare una piazza in un teatro di guerriglia urbana».
Altri tre provvedimenti restrittivi, a carico di un 14enne, di un 16enne e di un 17enne, tutti di Molfetta - il più giovane «con delle pendenze giudiziarie gravi» -, sono stati emessi dal Tribunale per i Minorenni di Bari: nei loro confronti il giudice per le indagini preliminari Antonia Salamida ha applicato la misura del collocamento in tre comunità per ogni idoneo intervento rieducativo. Tutti rispondono di danneggiamento e pubblica intimidazione con l'uso di ordigni e materiale esplodente.
Gli inquirenti hanno ritenuto che non possano «esservi dubbi sull'ascrivibilità ai minori dei reati commessi». E questo è emerso dai filmati di videosorveglianza «in cui la volontà criminale di suscitare tumulto e attentare alla sicurezza pubblica emerge con chiarezza, in quanto le azioni poste in essere appaiono il frutto di una preordinata volontà degli indagati di causare gravi danni materiali e instaurare nella cittadinanza un clima di terrore di cui si aveva riscontro sui social network».
E quei frame hanno permesso di identificare i tre, «la cui condotta criminosa» mette «in luce una spiccata pericolosità sociale». Ed ancora: «Il grave rischio di una recidiva può cogliersi nelle modalità concrete con cui i giovani agiscono», i quali, «non ebbero remore a trasformare una piazza in un teatro di guerriglia urbana».