Tanti apprezzamenti per il documentario sull'Africa del molfettese Corrado Azzollini
Oltre alla produzione è di Molfetta anche la regia, con Serena Porta
martedì 11 gennaio 2022
Sta avendo grande risonanza negli ultimi mesi il documentario "Il tocco dello sciamano" prodotto dal molfettese Corrado Azzollini con Draka: un viaggio unico per comprendere l'Africa e imparare a conoscerne i suoi spiriti. Una via per raggiungere il cosiddetto "Oltremondo" è proprio quella della magia, elemento fondamentale nelle ritualità e nelle tradizioni di diverse popolazioni del continente africano. Tematica, questa, talmente sconosciuta ai più da condurre questo prodotto audiovisivo alla ribalta internazionale, con molti apprezzamenti ad esempio negli Stati Uniti e in Giappone. Negli ultimi giorni ne ha parlato anche la rivista "Africa", principale riferimento in Italia per la cultura africana.
La figura dello sciamano nasce nelle società "primitive" con lo scopo di risolvere problematiche di base per la sopravvivenza di qualsiasi società, ponte fra le energie spirituali e quelle terrene. Corrado Azzollini, innamorato da sempre del continente africano e dei suoi segreti, intraprende un viaggio sulle tracce di mistici individui e riti magici, affidandosi alla sua curiosità e a vecchi e fidati amici. Il viaggio tra gli spiriti inizia dunque da due nazioni tanto diverse tra loro ma egualmente affascinanti: il Marocco e il Kenya.
Questo documentario, realizzato da Draka Production con il contributo di Apulia Film Commission e in partecipazione con Giallo Ocra, vede l'alternanza tra interviste ad esperti e reali reportage di alcuni di questi riti sciamanici realizzati direttamente nelle dimore di questi personaggi assolutamente folkloristici conosciuti in Africa. Il lavoro, per giunta, vede coinvolti due molfettesi: la giovane regista Serena Porta e tra gli intervistati Domenico Copertino, ricercatore in Antropologia culturale all'Università degli Studi della Basilicata, dove insegna Antropologia del Medio Oriente e Antropologia delle Religioni.
«Ambiente e arte - racconta Serena Porta - non valgono nulla se non sono adeguatamente valorizzati, inseriti in itinerari che ne arricchiscano il senso. Far cinema significa anche fare marketing del territorio e questo documentario proprio perché ha un tema antropologico, sociale, culturale ad ampio respiro diviene un importante veicolo di promozione territoriale. Per l'occasione sono allestisti set in location suggestive e siti di interesse storico e archeologico per avvalorare la vicinanza culturale tra il nostro territorio e quello africano. La Puglia, e nello specifico la Città di Molfetta, in quanto crocevia di culture e religioni, ha offerto magnifici scenari storico-culturali che hanno fatto da background alle interviste di esperti, antropologi, storici, esperti musicali».
«Da noi in provincia - aggiunge la regista molfettese - non manca la cultura del "diverso" è nella nostra mappatura genetica, è nella nostra ancestrale appartenenza umana, piuttosto quella che si camuffa come ignoranza è una risposta alla crisi di civiltà in un'accezione assolutamente inedita rispetto a quelle del passato: una crisi morale, prima che economica e sociale. Auspicare e promuovere la "convivialità delle differenze" è invece un invito alla riflessione filosofica, sociologica, economica ma soprattutto culturale che questi tempi ci chiedono di attuare con urgenza e discernimento. Le tradizioni sono sinergie che devono dialogare tra di loro in questo tempo di frammentazione del sapere e di smarrimento di una visione unitaria del mondo e della Storia».
«Ho partecipato con grande entusiasmo a questo progetto - spiega Domenico Copertino - perché l'argomento del documentario si inserisce tra gli studi classici dell'antropologia culturale ma con un approccio senza dubbio innovativo. Lo sciamanesimo rientra tra le tematiche più studiate dagli antropologi che approfondiscono molto spesso questo filone di ricerca partecipando in maniera diretta ai contenuti trattati, con un atteggiamento di coinvolgimento in prima persona che è stato messo in pratica anche nei rituali mostrati da questa produzione. Sono convinto che "Il tocco dello sciamano" diventerà un riferimento in questo campo, aprendo nuovi orizzonti di ricerca».
La figura dello sciamano nasce nelle società "primitive" con lo scopo di risolvere problematiche di base per la sopravvivenza di qualsiasi società, ponte fra le energie spirituali e quelle terrene. Corrado Azzollini, innamorato da sempre del continente africano e dei suoi segreti, intraprende un viaggio sulle tracce di mistici individui e riti magici, affidandosi alla sua curiosità e a vecchi e fidati amici. Il viaggio tra gli spiriti inizia dunque da due nazioni tanto diverse tra loro ma egualmente affascinanti: il Marocco e il Kenya.
Questo documentario, realizzato da Draka Production con il contributo di Apulia Film Commission e in partecipazione con Giallo Ocra, vede l'alternanza tra interviste ad esperti e reali reportage di alcuni di questi riti sciamanici realizzati direttamente nelle dimore di questi personaggi assolutamente folkloristici conosciuti in Africa. Il lavoro, per giunta, vede coinvolti due molfettesi: la giovane regista Serena Porta e tra gli intervistati Domenico Copertino, ricercatore in Antropologia culturale all'Università degli Studi della Basilicata, dove insegna Antropologia del Medio Oriente e Antropologia delle Religioni.
«Ambiente e arte - racconta Serena Porta - non valgono nulla se non sono adeguatamente valorizzati, inseriti in itinerari che ne arricchiscano il senso. Far cinema significa anche fare marketing del territorio e questo documentario proprio perché ha un tema antropologico, sociale, culturale ad ampio respiro diviene un importante veicolo di promozione territoriale. Per l'occasione sono allestisti set in location suggestive e siti di interesse storico e archeologico per avvalorare la vicinanza culturale tra il nostro territorio e quello africano. La Puglia, e nello specifico la Città di Molfetta, in quanto crocevia di culture e religioni, ha offerto magnifici scenari storico-culturali che hanno fatto da background alle interviste di esperti, antropologi, storici, esperti musicali».
«Da noi in provincia - aggiunge la regista molfettese - non manca la cultura del "diverso" è nella nostra mappatura genetica, è nella nostra ancestrale appartenenza umana, piuttosto quella che si camuffa come ignoranza è una risposta alla crisi di civiltà in un'accezione assolutamente inedita rispetto a quelle del passato: una crisi morale, prima che economica e sociale. Auspicare e promuovere la "convivialità delle differenze" è invece un invito alla riflessione filosofica, sociologica, economica ma soprattutto culturale che questi tempi ci chiedono di attuare con urgenza e discernimento. Le tradizioni sono sinergie che devono dialogare tra di loro in questo tempo di frammentazione del sapere e di smarrimento di una visione unitaria del mondo e della Storia».
«Ho partecipato con grande entusiasmo a questo progetto - spiega Domenico Copertino - perché l'argomento del documentario si inserisce tra gli studi classici dell'antropologia culturale ma con un approccio senza dubbio innovativo. Lo sciamanesimo rientra tra le tematiche più studiate dagli antropologi che approfondiscono molto spesso questo filone di ricerca partecipando in maniera diretta ai contenuti trattati, con un atteggiamento di coinvolgimento in prima persona che è stato messo in pratica anche nei rituali mostrati da questa produzione. Sono convinto che "Il tocco dello sciamano" diventerà un riferimento in questo campo, aprendo nuovi orizzonti di ricerca».