Goletta verde a Molfetta
Legambiente: l'area marina protetta Grotte di Ripalta - Oasi Torre Calderina è una opportunità
lunedì 28 luglio 2014
7.56
Dopo aver setacciato in lungo e in largo il mare della Puglia, Goletta Verde è arrivata anche a Molfetta nel tour 2014. E, nella serata di sabato, su banchina Seminario, ha dato vita ad un confronto aperto con la città: c'erano contrapposti da una parte Goletta verde, dall'altra alcuni esponenti del Movimento 5 stelle Molfetta che con il loro Meetup erano pronti a manifestare la più assoluta contrarietà alla realizzazione di una condotta sottomarina inutile e dannosa per la salute del nostro mare.
Alla tavola rotonda sul tema: "L'ultima spiaggia. Verso l'area marina protetta Grotte di Ripalta - Oasi Torre Calderina" erano presenti Francesco Boccia, Presidente Commissione Bilancio Camera dei Deputati, Paola Natalicchio, Sindaco di Molfetta, Feliciana De Trizio, Circolo Legambiente Molfetta, Angela Barbanente, Vice Presidente della Regione Puglia, Francesco Spina, Sindaco di Bisceglie, Sebastiano Venneri, Responsabile Mare Legambiente Nazionale e Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia.
Ad aprire il dibattito ci ha pensato Francesco Tarantini, (Presidente Legambiente Puglia) che ha annoverato la realizzazione dell'area marina protetta come: «un'occasione per questa zona costiera».
A seguire l'analisi di Feliciana de Trizio (Legambiente Circolo di Molfetta) che nella sua relazione tecnica (seguita da un video sulla situazione dei fondali marini dell'area di Torre Calderina) ha messo in evidenza prima un excursus storico partito il 28 luglio del 2004 anno in cui il Comune di Molfetta si guadagnò la "Bandiera Nera" il riconoscimento con cui l'associazione segnala annualmente coloro che compromettono l'ambiente costiero e marino, per poi spiegare nel dettaglio la situazione attuale della prateria sottomarina di Posidonia Oceanica (dichiarata "Sito di Importanza Comunitaria"). «L'eccesso di sedimenti, provocato con ogni probabilità dal pessimo funzionamento dei depuratori e dai lavori per il nuovo porto cdi Molfetta – ha detto - ha gravemente danneggiato il Posidonieto, pianta marina pregiata e indispensabile per la vita del mare, per la sua capacità di produrre ossigeno, e per quella della costa, perché fa da barriera naturale contro l'erosione delle spiagge».
Secondo l'On. Francesco Boccia (Presidente Commissione Bilancio Camera dei Deputati): «C'è bisogno di un assunzione di responsabilità sulle cose da fare sia a Molfetta che Bisceglie entrambe città che convivono col mare e con i suoi problemi. Siamo ancora al 10% delle aree protette in Italia».
Sulla questione il Sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio ha dichiarato: «sono fiera di avere Goletta Verde a Molfetta. Questa non deve essere una medaglietta o un etichetta di cui dobbiamo accontentarci. Non dobbiamo nascondere le criticità di questo pezzo di costa e l'istituzione di questa area marina protetta è un occasione. Dobbiamo investire sulla rigenerazione del nostro mare, un mare pieno di cicatrici».
Prosegue nella trattazione Francesco Spina (Sindaco di Bisceglie): «gli effetti dell'area protetta non sono solo di carattere amministrativo. Vedo due grandi sfide che accompagnano questo progetto: sviluppo e turismo, si può fare turismo tutelando l'ambiente. A questo processo faranno parte le associazioni e le istituzioni che saranno protagonisti in questa fase istruttoria».
Si sofferma invece anche sulla tematica legata alla depurazione Angela Barbanente (Vice Presidente Regione Puglia): «occorre buon senso sulla questione della depurazione. La depurazione va vista come una risorsa. Ora l'obiettivo deve essere quello di rimettere a norma i depuratori. Per quanto concerne le aree protette, credo che criteri per istituirle sono un pò retro datati. Il criterio non può essere visto in modo statico, oggi noi abbiamo una parte delle coste italiane che sono largamente compromesse e degradate e la loro protezione deve essere dinamica in modo tale da consentire una rigenerazione e riqualificazione che necessita di ricerca e mezzi per essere realizzata».
«L'area marina protetta non dobbiamo intenderla come una area costiera – dichiara Mauro Sasso (vice-presidente WWF Puglia) – Dobbiamo affidarci alle esperienze positive come l'Oasi marina di Torre Guaceto sia in termine di gestione naturalistica che economica».
Ad annoverare la posizione dei grillini ci pensa Francesco Cariello (deputato Movimento 5 Stelle): «l'obiettivo principale che è innanzitutto quello del ripristino, dei depuratori. L'attività idrica pugliese ci ha ribadito che il Piano delle acque in Puglia è fermo dal 2009. Bisogna partite mettendo al centro oltre che la tutela ambientale anche quella dell'uomo che non può fare il bagno in acque inquinate. Il tutto senza nemmeno tralasciare la condotta sottomarina. C'è più che mai bisogno di conservazione e sostenibilità nel tempo».
Conclude il dibattito Sebastiano Venneri, (Responsabile nazionale Legambiente settore mare): «pensavo di trovarmi dinanzi ad una situazione marina un pò più acerba. Invece la situazione è abbastanza matura. A volte sappiamo poco, troppo poco sui fondali. Questa però non è l'ultima spiaggia come l'iniziativa organizzata da Legambiente dichiara, ma è la prima occasione per ripartire per rilanciare un progetto di recupero generale».
Alla tavola rotonda sul tema: "L'ultima spiaggia. Verso l'area marina protetta Grotte di Ripalta - Oasi Torre Calderina" erano presenti Francesco Boccia, Presidente Commissione Bilancio Camera dei Deputati, Paola Natalicchio, Sindaco di Molfetta, Feliciana De Trizio, Circolo Legambiente Molfetta, Angela Barbanente, Vice Presidente della Regione Puglia, Francesco Spina, Sindaco di Bisceglie, Sebastiano Venneri, Responsabile Mare Legambiente Nazionale e Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia.
Ad aprire il dibattito ci ha pensato Francesco Tarantini, (Presidente Legambiente Puglia) che ha annoverato la realizzazione dell'area marina protetta come: «un'occasione per questa zona costiera».
A seguire l'analisi di Feliciana de Trizio (Legambiente Circolo di Molfetta) che nella sua relazione tecnica (seguita da un video sulla situazione dei fondali marini dell'area di Torre Calderina) ha messo in evidenza prima un excursus storico partito il 28 luglio del 2004 anno in cui il Comune di Molfetta si guadagnò la "Bandiera Nera" il riconoscimento con cui l'associazione segnala annualmente coloro che compromettono l'ambiente costiero e marino, per poi spiegare nel dettaglio la situazione attuale della prateria sottomarina di Posidonia Oceanica (dichiarata "Sito di Importanza Comunitaria"). «L'eccesso di sedimenti, provocato con ogni probabilità dal pessimo funzionamento dei depuratori e dai lavori per il nuovo porto cdi Molfetta – ha detto - ha gravemente danneggiato il Posidonieto, pianta marina pregiata e indispensabile per la vita del mare, per la sua capacità di produrre ossigeno, e per quella della costa, perché fa da barriera naturale contro l'erosione delle spiagge».
Secondo l'On. Francesco Boccia (Presidente Commissione Bilancio Camera dei Deputati): «C'è bisogno di un assunzione di responsabilità sulle cose da fare sia a Molfetta che Bisceglie entrambe città che convivono col mare e con i suoi problemi. Siamo ancora al 10% delle aree protette in Italia».
Sulla questione il Sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio ha dichiarato: «sono fiera di avere Goletta Verde a Molfetta. Questa non deve essere una medaglietta o un etichetta di cui dobbiamo accontentarci. Non dobbiamo nascondere le criticità di questo pezzo di costa e l'istituzione di questa area marina protetta è un occasione. Dobbiamo investire sulla rigenerazione del nostro mare, un mare pieno di cicatrici».
Prosegue nella trattazione Francesco Spina (Sindaco di Bisceglie): «gli effetti dell'area protetta non sono solo di carattere amministrativo. Vedo due grandi sfide che accompagnano questo progetto: sviluppo e turismo, si può fare turismo tutelando l'ambiente. A questo processo faranno parte le associazioni e le istituzioni che saranno protagonisti in questa fase istruttoria».
Si sofferma invece anche sulla tematica legata alla depurazione Angela Barbanente (Vice Presidente Regione Puglia): «occorre buon senso sulla questione della depurazione. La depurazione va vista come una risorsa. Ora l'obiettivo deve essere quello di rimettere a norma i depuratori. Per quanto concerne le aree protette, credo che criteri per istituirle sono un pò retro datati. Il criterio non può essere visto in modo statico, oggi noi abbiamo una parte delle coste italiane che sono largamente compromesse e degradate e la loro protezione deve essere dinamica in modo tale da consentire una rigenerazione e riqualificazione che necessita di ricerca e mezzi per essere realizzata».
«L'area marina protetta non dobbiamo intenderla come una area costiera – dichiara Mauro Sasso (vice-presidente WWF Puglia) – Dobbiamo affidarci alle esperienze positive come l'Oasi marina di Torre Guaceto sia in termine di gestione naturalistica che economica».
Ad annoverare la posizione dei grillini ci pensa Francesco Cariello (deputato Movimento 5 Stelle): «l'obiettivo principale che è innanzitutto quello del ripristino, dei depuratori. L'attività idrica pugliese ci ha ribadito che il Piano delle acque in Puglia è fermo dal 2009. Bisogna partite mettendo al centro oltre che la tutela ambientale anche quella dell'uomo che non può fare il bagno in acque inquinate. Il tutto senza nemmeno tralasciare la condotta sottomarina. C'è più che mai bisogno di conservazione e sostenibilità nel tempo».
Conclude il dibattito Sebastiano Venneri, (Responsabile nazionale Legambiente settore mare): «pensavo di trovarmi dinanzi ad una situazione marina un pò più acerba. Invece la situazione è abbastanza matura. A volte sappiamo poco, troppo poco sui fondali. Questa però non è l'ultima spiaggia come l'iniziativa organizzata da Legambiente dichiara, ma è la prima occasione per ripartire per rilanciare un progetto di recupero generale».
È partito tutto dalla Legge di Stabilità, dall'articolo 1 comma 117. È partito da lì un forte e deciso impulso alla realizzazione dell'area marina protetta. Solo qualche settimana fa era giunta la notizia dell'ok del Ministero dell'Ambiente per l'avvio dell'iter per l'istituzione di altre quattro aree marine protette in tutt'Italia. Un iter che ha visto figurare i litorali di Puglia, Marche, Sicilia e Sardegna tutti fino a quel momento in lizza per la nascita proprio di quattro nuove aree marine protette (AMP). La finalità senza ombre di dubbio è quella di preservare l'ecosistema marino e la variegatissima fauna di queste altre zone della penisola, che si sono aggiunte alle 27 aree marine protette già esistenti. Quindi, secondo quanto previsto dalla legge di stabilità 2014, il dicastero dedicato all'ambiente ha avviato nei mesi scorsi l'iter per la creazione delle aree marine protette del Conero, sul litorale adriatico vicino Ancona nelle Marche, di Torre Calderina in Puglia sulla costa barese tra Bisceglie e Molfetta, di Capo Testa-Punta Falcone, in Sardegna a pochi chilometri da Santa Teresa di Gallura, e di Capo Milazzo in Sicilia.
La situazione di Torre Calderina abbraccia un decennio (2004-2014) e tanti sono stati i corsi e ricorsi storici fondamentali e utili a prendere in esame la questione. In un Consiglio Comunale del 2010 Torre Calderina, venne annoverata come un luogo senza ormai nessun vincolo paesaggistico. Proprio in quella Massima Assise furono esaminate 6 osservazioni pervenute all'Ufficio Territorio e analizzate dall'ing. Rocco Altomare, in merito all'adeguamento del PRGC (Piano Regolatore Comunale) al PUTT/p (Piano Urbanistico Territoriale per il Paesaggio), art. 5,96 delle NTA (Norme Tecniche di Attuazione). La più rilevante, fu proprio quella di Legambiente e Archeoclub, articolata in 6 subosservazioni. Nel Consiglio Comunale venne fuori che per quanto concerne l'area di Torre Calderina doveva essere la Provincia di Bari a decidere se ridimensionarla, ampliarla o sopprimerla nell'ambito del Piano Faunistico Venatorio 2009-2014. Un deleterio anche l'eventuale idea di adeguare il PRGC e il PUTT/p al VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Secondo l'ing. Altomare, Legambiente e Archeoclub avevano ignorato la gerarchia dei piani, PAI (Piano Assetto Idrogeologico) e PUTT/p.
Una situazione che si è protratta nel tempo fino al giorno della notizia sulla maxitruffa da 150 milioni di euro per il nuovo porto di Molfetta. In merito alla questione Legambiente Puglia era (ed è) ferma su due obiettivi di importanza fondamentale: la messa in sicurezza del porto stesso e la necessità di intervenire per la rimozione dei residui bellici presenti sui fondali dell'area. Per far ciò è necessario terminare la bonifica dell'area dagli ordigni bellici che giacciono proprio sui fondali. Secondo Legambiente va dunque garantita la sicurezza dell'intera collettività evitando la pericolosa dispersione di inquinanti nell'ecosistema marino. Quindi l'Oasi naturale Torre Calderina, costituita nel lontano 1983, dovrà basarsi sul recupero, sul ripristino e sul rispetto delle peculiarità di questa zona in maniera ecocompatibile, al fine della salvaguardia della natura costiera, della zona protetta marina e dei suoi ecosistemi.
Ma numeri alla mano si chiude con il bicchiere mezzo pieno il monitoraggio effettuato da Goletta verde nel 2014 con metà dei campionamenti negativi. Nonostante ciò i dati mostrano qualche leggero miglioramento rispetto a dodici mesi fa, quando furono dichiarati non conformi ben 17 punti su 30. Nel 2014 solo 14 sono i punti non ancora conformi negli 865 chilometri di costa pugliese. Sui 31 punti presi in esame in 17 casi la verifica microbiologica ha fornito cifre positive, al di sotto della soglia imposta dalle normative per la presenza di enterococchi intestinali e escherichia coli, pericolosi anche per la salute dell'uomo.
C'è inoltre ancora troppa "mala depurazione" in Italia e Molfetta. Una questione che nonostante i viaggi compiuti da Goletta Verde di Legambiente che circumnaviga lo Stivale, non tende a concludersi con un lieto fine. Solo qualche settimana fa, la società dell'acquedotto pugliese, Pura depurazione, che gestisce l'impianto di contrada lago Tammone, ha rilevato lo scarico anomalo in entrata, ed ha anche effettuato alcuni prelievi in merito. Fatto sta, che oggi come qualche anno fa il depuratore molfettese può essere definito ancora mal funzionante. Negli ultimi anni infatti l'impianto di depurazione di Molfetta è stato posto sotto sequestro per ben due volte. La prima a maggio del 2012 e una seconda volta il 24 luglio del 2013 dalla Procura di Trani.
Nella tavola rotonda organizzata da Legambiente su proposta del WWF è stata messa in evidenza l'importanza del modello di sviluppo che si è avuto per l'Area Marina Protetta di Torre Guaceto, istituita con D.L. 04/12/1991. Tale area costiera di circa 8 km tra i Comuni di Carovigno e Brindisi è caratterizzata da un'elevata biodiversità. L'AMP è gestita da un Consorzio misto formato dalle Amministrazioni Municipali di Carovigno e Brindisi e dal WWF, in virtù del Decreto Ministeriale 04/02/2000. Le principali finalità del soggetto gestore sono infatti quelle di tutelare e conservare le caratteristiche naturali e paesaggistiche del territorio dell'Area, anche in funzione dell'uso sociale di tali valori; promuovere ed organizzare il territorio per la fruizione a fini didattici, culturali, scientifici, ricreativi e turistici della riserva, attraverso il ripristino della funzionalità degli edifici presenti, sentieri, piste, aree di sosta, ed anche attraverso la creazione di strutture idonee non impattanti, tutte fruibili a qualsiasi soggetto, con particolare attenzione alle categorie protette, quali anziani, portatori di handicap, ecc; promuovere un'attività di confronto con le altre Aree Marine Protette, nell'ottica dell'armonizzazione delle Politiche Ambientali. Insomma un progetto da prendere come esempio per fare di Torre Calderina una "gemella"ambientale e naturalistica. La finalità potrà anche essere a Torre Guaceto, ma per il momento vanno prima risolte le criticità che riguardano la costa di Torre Calderina. Roba non da poco.
Andrea Teofrasto
La situazione di Torre Calderina abbraccia un decennio (2004-2014) e tanti sono stati i corsi e ricorsi storici fondamentali e utili a prendere in esame la questione. In un Consiglio Comunale del 2010 Torre Calderina, venne annoverata come un luogo senza ormai nessun vincolo paesaggistico. Proprio in quella Massima Assise furono esaminate 6 osservazioni pervenute all'Ufficio Territorio e analizzate dall'ing. Rocco Altomare, in merito all'adeguamento del PRGC (Piano Regolatore Comunale) al PUTT/p (Piano Urbanistico Territoriale per il Paesaggio), art. 5,96 delle NTA (Norme Tecniche di Attuazione). La più rilevante, fu proprio quella di Legambiente e Archeoclub, articolata in 6 subosservazioni. Nel Consiglio Comunale venne fuori che per quanto concerne l'area di Torre Calderina doveva essere la Provincia di Bari a decidere se ridimensionarla, ampliarla o sopprimerla nell'ambito del Piano Faunistico Venatorio 2009-2014. Un deleterio anche l'eventuale idea di adeguare il PRGC e il PUTT/p al VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Secondo l'ing. Altomare, Legambiente e Archeoclub avevano ignorato la gerarchia dei piani, PAI (Piano Assetto Idrogeologico) e PUTT/p.
Una situazione che si è protratta nel tempo fino al giorno della notizia sulla maxitruffa da 150 milioni di euro per il nuovo porto di Molfetta. In merito alla questione Legambiente Puglia era (ed è) ferma su due obiettivi di importanza fondamentale: la messa in sicurezza del porto stesso e la necessità di intervenire per la rimozione dei residui bellici presenti sui fondali dell'area. Per far ciò è necessario terminare la bonifica dell'area dagli ordigni bellici che giacciono proprio sui fondali. Secondo Legambiente va dunque garantita la sicurezza dell'intera collettività evitando la pericolosa dispersione di inquinanti nell'ecosistema marino. Quindi l'Oasi naturale Torre Calderina, costituita nel lontano 1983, dovrà basarsi sul recupero, sul ripristino e sul rispetto delle peculiarità di questa zona in maniera ecocompatibile, al fine della salvaguardia della natura costiera, della zona protetta marina e dei suoi ecosistemi.
Ma numeri alla mano si chiude con il bicchiere mezzo pieno il monitoraggio effettuato da Goletta verde nel 2014 con metà dei campionamenti negativi. Nonostante ciò i dati mostrano qualche leggero miglioramento rispetto a dodici mesi fa, quando furono dichiarati non conformi ben 17 punti su 30. Nel 2014 solo 14 sono i punti non ancora conformi negli 865 chilometri di costa pugliese. Sui 31 punti presi in esame in 17 casi la verifica microbiologica ha fornito cifre positive, al di sotto della soglia imposta dalle normative per la presenza di enterococchi intestinali e escherichia coli, pericolosi anche per la salute dell'uomo.
C'è inoltre ancora troppa "mala depurazione" in Italia e Molfetta. Una questione che nonostante i viaggi compiuti da Goletta Verde di Legambiente che circumnaviga lo Stivale, non tende a concludersi con un lieto fine. Solo qualche settimana fa, la società dell'acquedotto pugliese, Pura depurazione, che gestisce l'impianto di contrada lago Tammone, ha rilevato lo scarico anomalo in entrata, ed ha anche effettuato alcuni prelievi in merito. Fatto sta, che oggi come qualche anno fa il depuratore molfettese può essere definito ancora mal funzionante. Negli ultimi anni infatti l'impianto di depurazione di Molfetta è stato posto sotto sequestro per ben due volte. La prima a maggio del 2012 e una seconda volta il 24 luglio del 2013 dalla Procura di Trani.
Nella tavola rotonda organizzata da Legambiente su proposta del WWF è stata messa in evidenza l'importanza del modello di sviluppo che si è avuto per l'Area Marina Protetta di Torre Guaceto, istituita con D.L. 04/12/1991. Tale area costiera di circa 8 km tra i Comuni di Carovigno e Brindisi è caratterizzata da un'elevata biodiversità. L'AMP è gestita da un Consorzio misto formato dalle Amministrazioni Municipali di Carovigno e Brindisi e dal WWF, in virtù del Decreto Ministeriale 04/02/2000. Le principali finalità del soggetto gestore sono infatti quelle di tutelare e conservare le caratteristiche naturali e paesaggistiche del territorio dell'Area, anche in funzione dell'uso sociale di tali valori; promuovere ed organizzare il territorio per la fruizione a fini didattici, culturali, scientifici, ricreativi e turistici della riserva, attraverso il ripristino della funzionalità degli edifici presenti, sentieri, piste, aree di sosta, ed anche attraverso la creazione di strutture idonee non impattanti, tutte fruibili a qualsiasi soggetto, con particolare attenzione alle categorie protette, quali anziani, portatori di handicap, ecc; promuovere un'attività di confronto con le altre Aree Marine Protette, nell'ottica dell'armonizzazione delle Politiche Ambientali. Insomma un progetto da prendere come esempio per fare di Torre Calderina una "gemella"ambientale e naturalistica. La finalità potrà anche essere a Torre Guaceto, ma per il momento vanno prima risolte le criticità che riguardano la costa di Torre Calderina. Roba non da poco.
Andrea Teofrasto