Gmg, «esperienza unica» per 186  giovani della diocesi

Di ritorno dalla Gmg 2016 di Cracovia, Polonia

domenica 7 agosto 2016 1.51
A cura di Andrea Teofrasto
Costruire ponti. Essere protagonisti della propria vita. Lasciare un'impronta nella storia. Impegnarsi perché il mondo sia un posto migliore di come lo abbiamo trovato, credere in una umanità che non vuole l'odio tra i popoli. Sconfiggere l'orrore del terrorismo. Ecco alcuni dei tanti incoraggiamenti che Papa Francesco ha lasciato in eredità ai suoi giovani, rientrati qualche giorno fa da Cracovia.

I momenti clou sono stati quelli della Via crucis del venerdì sera a Blonia, l'enorme prato a 20 minuti a piedi dal centro, cioè dalla zona del Wawel, il castello. Poi la veglia del sabato sera e la messa della domenica mattina in un terreno di circa 300 ettari tra il comune di Cracovia e quello di Wieliczka, denominato appositamente Campus Misericordiae.

Papa Francesco alla Giornata mondiale della gioventù di Cracovia ha lanciato messaggi arrivati dritti al cuore dei giovani. Alla fine della messa (e della Gmg) i giovani si sono diretti verso le uscite del campo: tra loro anche i 186 ragazzi della nostra diocesi. Per Damiano «è stato bello vivere la Gmg con tutti i ragazzi della nostra diocesi. Ora non ci resta che portare tutto ciò che questa esperienza ci ha donato sia nelle nostre parrocchie che fuori le stesse».

«Posso dire che questa è stata la più bella esperienza della mia vita» dichiara Rosaria.

Per Vincenzo invece «è stato bellissimo condividere con tutti le fatiche, le emozioni, la felicità, la tristezza, la stanchezza, la gioia perché in ogni volto sono riuscito a ritrovare sempre la forza per continuare il cammino e viverlo in pienezza. La Gmg inizia ora. Dobbiamo continuare ad essere bravi come lo siamo stati, a portare questa esperienza nel cuore e nei giorni che ci aspettano, vivere questa unità anche nei prossimi mesi per continuare a trovare nei nostri volti la forza per continuare il nostro cammino durante l'anno e a non perderci. Solo così continueremo davvero a vivere la nostra Gmg 365 giorni su 365».

«Una Gmg é sempre un'esperienza per la vita. - raccolta Katia - L'intensità di ogni momento, bello o di difficoltà, resta indelebile, indimenticabile. Certe esperienze uniscono con ponti di cemento armato proprio come quelli che vuole Papa Francesco! Siamo una gran bella diocesi: che ci sia un ponte cha va da Ruvo a Giovinazzo passando per Terlizzi e Molfetta. Un ponte che unisca mare e montagne, un ponte di fratellanza e condivisione».

«La Gmg - dice don Massimiliano Fasciano - è cammino di preparazione già in diocesi, prima della partenza. Non è solo un evento da organizzare, ma un itinerario da vivere già da casa e nelle proprie comunità parrocchiali e scuole. L'itinerario poi prosegue nell'ordinario tornando dal luogo degli eventi. La Gmg è anche opportunità per mettere insieme giovani di varie realtà che prima non si erano mai conosciuti o quasi. È l'incoraggiamento "ai lontani" affinchè siano tutti costruttori di ponti. È segno tangibile di una Chiesa in cammino, che non vuole chiudersi nelle sue sagrestie, ma gettarsi tra la folla, affiancando il passo dell'ultimo o dello sfiduciato, del rassegnato o dell'indifferente».

«Personalmente - continua don Massimiliano - la Gmg è stata anche fatica. Da incaricato diocesano la Gmg è stata vissuta in due fasi. Quella preparatoria è stata un lungo percorso iniziato ad aprile 2015. La promozione dell'evento, i comunicati, le brochure, gli incontri con le parrocchie e i gruppi associativi. Poi la parte burocratica delle adesioni dei partecipanti, i documenti, le registrazioni online, i codici, i bonifici, le serate a controllare e ricontare tutto, le nottate sveglio per i pensieri, la solitudine. Nella seconda fase, quella a Cracovia, l'attenzione era rivolta su due fronti: assicurarsi che tutto fosse chiaro per i nostri giovani (dal programma giornaliero, agli spostamenti, alla conoscenza dei luoghi) fino al viversi la Gmg da giovane pellegrino, incrociando sguardi, colori, inni, bandiere e gioia. Tanta tanta fatica, soprattutto mentale, che ancora oggi tornato a casa non mi fa dormire proprio su sette cuscini, quasi il mio pensiero fosse fermo ai giorni pre-partenza».

«Tutto questo e molto altro è Gmg, difficile da spiegarsi, ma sicuramente segno indelebile nel cuore, bagaglio di esperienza che non può rimanere inespresso nella quotidianità».

«Un grazie immenso - conclude l'incaricato diocesano - va a chi ha saputo ripagarmi con il sorriso della felicità per il cammino svolto e che fa dimenticare la fatica. Quindi grazie a chi ha aderito, perché è tornato più carico e bello dentro. Ai sacerdoti e laici che hanno creduto in questo progetto-sfida per la nostra diocesi. Ai capigruppo che spesso mi hanno sostenuto nella preparazione. Adesso al buon Dio, al Vescovo e ai sacerdoti della diocesi il compito di saper discernere nell'accompagnamento alla vita ordinaria, perché la carica ricevuta dal cammino Gmg segni ancora il passo spirituale dei nostri giovani».