«Gli atti vandalici nella parte retrostante il molo paraonde saranno denunciati»
La Capitaneria di Porto rinnova l’ordinanza di interdizione all’area
venerdì 20 febbraio 2015
11.55
Pannelli della nuova recinzione danneggiati e deformati per accedere alla zona interdetta al pubblico della banchina paraonde del porto vecchio. Son atti vandalici che hanno fatto allarmare e aprire un fascicolo d'indagine a carico di ignoti, dagli uomini della Capitaneria di Porto.
Quella recinzione fu costruita con fondi regionali secondo un piano di sicurezza voluto da una precisa normativa internazionale e varato a seguito dell'attacco terroristico che subì New York con l'abbattimento delle Torri Gemelle. Delimita uno spazio a tutela delle infrastrutture portuali delle navi ormeggiate e dei suoi equipaggi per preservarli da malintenzionati o atti criminosi e terroristici. Per questo la parte retrostante alla Stazione della Capitaneria di porto, da cala Sant'Andrea e fino al segnale rosso del molo, è interdetta al transito anche pedonale. Una interdizione che rimane prioritaria, considerata anche la pericolosità della banchina che discende dalla mancanza di una adeguata illuminazione, dall'assenza di una idonea pavimentazione con possibile aggravio di pericolo che potrebbe essere causato dal moto ondoso in caso di mare agitato.
«L'esigenza – fanno sapere dalla Capitaneria di Porto – è quella di prevenire ed evitare malaugurati incidenti alle persone che dovessero avere accesso all'area interdetta. La necessità è quella di tutelare la pubblica incolumità oltre che garantire la sicurezza all'intero porto». Per questo è stata predisposta una nuova ordinanza con la quale si conferma l'interdizione alla parte retrostante il molo. E per il suo rispetto la Guardia Costiera ha predisposto un servizio di sorveglianza con telecamere dedicate e con turni di ronda.
«Coloro che verranno trovati all'interno dell'area interdetta – ammoniscono dalla Capitaneria di Porto - saranno puniti con una sanzione amministrativa di 2000 euro. Inoltre chi venisse colto nell'atto di danneggiare le strutture sarà denunciato penalmente, così come sarà denunciato penalmente chi sarà trovato nell'area del cosiddetto "molo sperone", attualmente sottoposto a sequestro giudiziario dalla Procura della Repubblica di Trani».
Quella recinzione fu costruita con fondi regionali secondo un piano di sicurezza voluto da una precisa normativa internazionale e varato a seguito dell'attacco terroristico che subì New York con l'abbattimento delle Torri Gemelle. Delimita uno spazio a tutela delle infrastrutture portuali delle navi ormeggiate e dei suoi equipaggi per preservarli da malintenzionati o atti criminosi e terroristici. Per questo la parte retrostante alla Stazione della Capitaneria di porto, da cala Sant'Andrea e fino al segnale rosso del molo, è interdetta al transito anche pedonale. Una interdizione che rimane prioritaria, considerata anche la pericolosità della banchina che discende dalla mancanza di una adeguata illuminazione, dall'assenza di una idonea pavimentazione con possibile aggravio di pericolo che potrebbe essere causato dal moto ondoso in caso di mare agitato.
«L'esigenza – fanno sapere dalla Capitaneria di Porto – è quella di prevenire ed evitare malaugurati incidenti alle persone che dovessero avere accesso all'area interdetta. La necessità è quella di tutelare la pubblica incolumità oltre che garantire la sicurezza all'intero porto». Per questo è stata predisposta una nuova ordinanza con la quale si conferma l'interdizione alla parte retrostante il molo. E per il suo rispetto la Guardia Costiera ha predisposto un servizio di sorveglianza con telecamere dedicate e con turni di ronda.
«Coloro che verranno trovati all'interno dell'area interdetta – ammoniscono dalla Capitaneria di Porto - saranno puniti con una sanzione amministrativa di 2000 euro. Inoltre chi venisse colto nell'atto di danneggiare le strutture sarà denunciato penalmente, così come sarà denunciato penalmente chi sarà trovato nell'area del cosiddetto "molo sperone", attualmente sottoposto a sequestro giudiziario dalla Procura della Repubblica di Trani».