Giovedì Santo, dai Sepolcri alla lunga notte dei Misteri
Alle ore 3:00 l'inizio della processione che saluta una nuova alba su Molfetta
giovedì 13 aprile 2017
2.10
È il giorno centrale della Settimana Santa, il giorno in cui cala il silenzio e il lutto collettivo diventa più denso.
Il Giovedì Santo è sicuramente uno dei momenti più importanti della liturgia pasquale e quello in cui le usanze molfettesi si fanno più forti.
In questo giorno si conclude la Quaresima e con la messa "in Coena Domini" inizia il triduo pasquale che vedrà il suo apice nella solenne veglia pasquale in cui la luce simbolo di resurrezione tornerà a risplendere.
Nelle chiese si rinnova il rito della lavanda pei piedi che ricorda il gesto compiuto da Gesù durante l'Ultima Cena nei confronti dei suoi discepoli prima di morire.
È il momento dei repositori, o come più comunemente li conosciamo "i sepolcri": ogni chiesa ne allestisce uno, ogni chiesa nella ritualità collettiva esprime il suo stile con allestimenti sublimi che si armonizzano con l'architettura dell'edificio sacro. Fiori, drappi, simboli sacri, candele e luci soffuse per un'atmosfera intima.
A visitare di repositori gente in coda, grandi e piccoli impegnati come tradizione vuole a "fare le Chiese". Che siano in numero dispari naturalmente, sfatando la diceria che il Purgatorio, la Cattedrale o il Duomo valgano doppio.
In giro fino a notte fonda. I temerari tirano dritto, un paio di caffè e svegli fino alle 3 del mattino, l'ora in cui il buio cala su corso Dante, la folla si riunisce attorno alla porticina della chiesa di Santo Stefano e prende inizio la processione dei Cinque Misteri.
Perché in fondo, c'è qualcosa di inspiegabile e misterioso in quella processione, in quelle statue che attraversano la città salutando poi l'alba di un nuovo giorno. Quella quiete mortale che genera un coacervo di sentimenti. Ma forse solo uno prende il sopravvento sugli altri: l'orgoglio di essere molfettesi.
Il Giovedì Santo è sicuramente uno dei momenti più importanti della liturgia pasquale e quello in cui le usanze molfettesi si fanno più forti.
In questo giorno si conclude la Quaresima e con la messa "in Coena Domini" inizia il triduo pasquale che vedrà il suo apice nella solenne veglia pasquale in cui la luce simbolo di resurrezione tornerà a risplendere.
Nelle chiese si rinnova il rito della lavanda pei piedi che ricorda il gesto compiuto da Gesù durante l'Ultima Cena nei confronti dei suoi discepoli prima di morire.
È il momento dei repositori, o come più comunemente li conosciamo "i sepolcri": ogni chiesa ne allestisce uno, ogni chiesa nella ritualità collettiva esprime il suo stile con allestimenti sublimi che si armonizzano con l'architettura dell'edificio sacro. Fiori, drappi, simboli sacri, candele e luci soffuse per un'atmosfera intima.
A visitare di repositori gente in coda, grandi e piccoli impegnati come tradizione vuole a "fare le Chiese". Che siano in numero dispari naturalmente, sfatando la diceria che il Purgatorio, la Cattedrale o il Duomo valgano doppio.
In giro fino a notte fonda. I temerari tirano dritto, un paio di caffè e svegli fino alle 3 del mattino, l'ora in cui il buio cala su corso Dante, la folla si riunisce attorno alla porticina della chiesa di Santo Stefano e prende inizio la processione dei Cinque Misteri.
Perché in fondo, c'è qualcosa di inspiegabile e misterioso in quella processione, in quelle statue che attraversano la città salutando poi l'alba di un nuovo giorno. Quella quiete mortale che genera un coacervo di sentimenti. Ma forse solo uno prende il sopravvento sugli altri: l'orgoglio di essere molfettesi.