Una vita contro la criminalità organizzata. Chi era Carnicella
Dopo 25 anni nitido è il ritratto di un uomo libero mosso da grandi passioni civili
venerdì 7 luglio 2017
1.53
Se n'è andato all'età di 43 anni un protagonista della nostra vita pubblica e uno degli ultimi politici di valore. Soprattutto, fino alla fine, un uomo libero che si è speso con la passione civile di un grande laico. Così Giovanni Carnicella, morto il 7 luglio del 1992 sintetizza l'impegno di una vita di un protagonista della nostra storia pubblica che con passione inesausta ha sempre cercato di far valere il punto di vista della legalità nei grandi temi della nostra città.
Difficile inquadrarlo con un'etichetta - lattanziano, politico, sindaco - ma anche complicato incasellarlo dentro uno schieramento: è stato democristiano, ma soprattutto movimentista senza casacca. Politico di valore, uno degli ultimi in questa città sempre più avara di idee. La politica, insieme allo studio, sono una passione divorante. Era stato eletto sindaco dopo l'elezione a senatore del suo predecessore Vincenzo De Cosmo. «Sindaco di Molfetta da poco più di un mese, nonché segretario provinciale barese da un paio di anni della Democrazia Cristiana morì dopo essere stato colpito con un fucile a canne mozze da Cristoforo Brattoli, 35 anni, un impresario al quale il Comune aveva negato il permesso per fare uno spettacolo canoro con Nino D'Angelo per il 18 luglio nel campo sportivo del Seminario Regionale dopo aver già fatto affiggere in città centinaia di manifesti che annunciavano l'arrivo a Molfetta del cantante napoletano». Così esordisce l'articolo de la Repubblica.it che spiega quanto fosse successo il 7 luglio1992 a Molfetta. Una data, questa di 25 anni fa, destinata e rimanere scolpita per sempre nella memoria dei molfettesi.
«Un tipo irascibile Brattoli», scrive la Repubblica.it, tanto da attendere che il sindaco terminasse una riunione di giunta visto che la tanto attesa e auspicata autorizzazione del Primo Cittadino tardava ad arrivare. Un motivo futile per sparare e per uccidere. Una manciata di secondi, non più di un minuto. L'impresario, infatti, dopo uno scambio di battute prelevò dalla sua auto, una Opel Ascona bianca con tanto di scritta dell'agenzia di spettacoli della quale è titolare, "Palcoscenico Centro Sud" un fucile a canne mozze. «Pochi secondi e sparò a bruciapelo un pallettone diretto all'inguine del sindaco provocando una grave emorragia». Carnicella, non riuscì a superare il lungo intervento chirurgico al quale fu sottoposto e durante il quale subì tre arresti cardiocircolatori. Inutili anche le numerose trasfusioni di sangue alle quali il sindaco venne sottoposto. In ospedale, ad aspettare l'esito dell'intervento c'erano il Prefetto, i vertici delle Forze dell'Ordine, l'Onorevole Lattanzio e il Presidente della Regione.
Seppur morto prematuramente, con il suo modo di fare Carnicella aveva subito suscitato ammirazione per alcune sue iniziative rivolte a ripulire la città e lo stesso municipio da presenze legate alla criminalità organizzata tanto da prendere la decisione di licenziare uno dei custodi del cimitero, pregiudicato nonché capo riconosciuto del racket delle estorsioni. A distanza di 25 anni, la sua voce, mai accomodante, così come il suo operato amministrativo mancano ancora oggi.
Difficile inquadrarlo con un'etichetta - lattanziano, politico, sindaco - ma anche complicato incasellarlo dentro uno schieramento: è stato democristiano, ma soprattutto movimentista senza casacca. Politico di valore, uno degli ultimi in questa città sempre più avara di idee. La politica, insieme allo studio, sono una passione divorante. Era stato eletto sindaco dopo l'elezione a senatore del suo predecessore Vincenzo De Cosmo. «Sindaco di Molfetta da poco più di un mese, nonché segretario provinciale barese da un paio di anni della Democrazia Cristiana morì dopo essere stato colpito con un fucile a canne mozze da Cristoforo Brattoli, 35 anni, un impresario al quale il Comune aveva negato il permesso per fare uno spettacolo canoro con Nino D'Angelo per il 18 luglio nel campo sportivo del Seminario Regionale dopo aver già fatto affiggere in città centinaia di manifesti che annunciavano l'arrivo a Molfetta del cantante napoletano». Così esordisce l'articolo de la Repubblica.it che spiega quanto fosse successo il 7 luglio1992 a Molfetta. Una data, questa di 25 anni fa, destinata e rimanere scolpita per sempre nella memoria dei molfettesi.
«Un tipo irascibile Brattoli», scrive la Repubblica.it, tanto da attendere che il sindaco terminasse una riunione di giunta visto che la tanto attesa e auspicata autorizzazione del Primo Cittadino tardava ad arrivare. Un motivo futile per sparare e per uccidere. Una manciata di secondi, non più di un minuto. L'impresario, infatti, dopo uno scambio di battute prelevò dalla sua auto, una Opel Ascona bianca con tanto di scritta dell'agenzia di spettacoli della quale è titolare, "Palcoscenico Centro Sud" un fucile a canne mozze. «Pochi secondi e sparò a bruciapelo un pallettone diretto all'inguine del sindaco provocando una grave emorragia». Carnicella, non riuscì a superare il lungo intervento chirurgico al quale fu sottoposto e durante il quale subì tre arresti cardiocircolatori. Inutili anche le numerose trasfusioni di sangue alle quali il sindaco venne sottoposto. In ospedale, ad aspettare l'esito dell'intervento c'erano il Prefetto, i vertici delle Forze dell'Ordine, l'Onorevole Lattanzio e il Presidente della Regione.
Seppur morto prematuramente, con il suo modo di fare Carnicella aveva subito suscitato ammirazione per alcune sue iniziative rivolte a ripulire la città e lo stesso municipio da presenze legate alla criminalità organizzata tanto da prendere la decisione di licenziare uno dei custodi del cimitero, pregiudicato nonché capo riconosciuto del racket delle estorsioni. A distanza di 25 anni, la sua voce, mai accomodante, così come il suo operato amministrativo mancano ancora oggi.