Emergenza rifiuti? Gianni Porta risponde ad Azzollini
In un comunicato, l'ex consigliere comunale risponde sul porta a porta
giovedì 16 marzo 2017
10.48
In merito all''esposto presentato dal senatore Azzollini, il consigliere comunale uscente di Rifondazione Comunista Gianni Porta risponde in una nota stampa alle critiche sul porta a porta.
Con il sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta si verificano strani fenomeni nel dibattito pubblico.
Forze politiche di centrodestra che in consiglio comunale hanno votato a favore del piano di raccolta che cambiano idea appena insorgono le prime resistenze, giusto per raccattare qualche voto (a dire il vero anche forze politiche ed esponenti della ex maggioranza che lo hanno sostenuto sembrano prendere silenziosamente le distanze dal nuovo metodo).
Probabili candidati sindaci che si accontentano di dire che vanno fatte alcune modifiche non meglio specificate, senza rivendicare l'adeguamento a un sistema di raccolta non certo inventato a Molfetta e a cui la nostra città si è adeguata con parecchi anni di ritardo.
Senatori, ex sindaci della città, che dimenticano la responsabilità istituzionale e lanciano allarmi di "emergenza rifiuti" dopo che nella scorsa campagna elettorale proponevano il metodo del porta a porta. Propongono tante nuove piccole isole ecologiche invece di ricordare che ce ne sono ben due presenti, di cui una aperta dalla gestione Asm della sinistra mentre prima quasi non se ne sapeva dell'esistenza. Propongono il metodo dei cassonetti interrati dimenticando lo scempio di quelli che c'erano, la bassa qualità della differenziazione (ad es. 40 kg di spazzatura indifferenziata ogni 100 kg di rifiuti raccolti nei bidoni della plastica o dell'organico portato in discarica perché respinto dagli impianti di compostaggio per la presenza di carta, vetro, plastica e indifferenziato). Propongono di avviare quanto prima la costruzione del digestore anaerobico che ha rischiato di arenarsi per errori nell'iter amministrativo durante l'ultima Amministrazione Azzollini e che l'Amministrazione Natalicchio e la dirigenza uscente dell'Asm hanno impiegato due anni per recuperare e salvare, attraverso decine di conferenze di servizio con Arpa, Asl, Regione e Città metropolitana.
Ma quello che più sorprende è la sottolineatura ricorrente di disagi – che naturalmente in un processo nuovo ci sono e vanno segnalati alle autorità comunali e all'Asm – senza censurare bensì alimentando i comportamenti scorretti di quei cittadini che non si adeguano alla raccolta porta a porta.
Quello che rammarica è l'organizzazione da più parti di una campagna contro il nuovo sistema di raccolta che illude i cittadini – in prossimità delle elezioni – sulla possibilità di tornare indietro ai cassonetti stradali, quando basterebbe fare un giro a Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo, Corato, Andria e persino a Bisceglie - cavallo di battaglia del centrodestra fino a due mesi fa, prima che anche lì arrivassero i mastelli - per capire che si tratta di un processo generale di cambiamento.
Quello che intristisce è l'atteggiamento che mostra solo i limiti dell'esperienza locale, dipingendo Molfetta e i molfettesi come incapaci di abbracciare nuovi comportamenti o riuscire a fare correttamente la raccolta differenziata.
Quello che meraviglia è che tanti politici, esperti commentatori e cittadini si lamentino della demagogia ma quando si parla di questo argomento evitano accuratamente di commentare alcuni dati macroscopici. Nel gennaio 2016 quando è partito il nuovo sistema l'indice di raccolta differenziata era del 29%, a febbraio 2017 si è registrato un risultato del 55%, insomma quasi il doppio di rifiuto differenziato che così si evita di portare in discarica. Si dovrebbe parlare anche di questo, di come siamo vicini come non mai al raggiungimento del 65% che è un obiettivo imposto dalla legge.
Dovremmo apprezzare lo sforzo di quei molfettesi di destra, di centro, di sinistra che si sono mostrati disponibili, pazienti e maturi nell'accogliere questa trasformazione. Con il vecchio sistema meno di 1 molfettese su 3 differenziava, oggi con il nuovo sistema 1 molfettese su 2 differenzia.
Noi siamo grati a tutti questi cittadini che hanno mostrato di essere più avanti di tanti "esperti" e tanti "politici pragmatici".
Con il sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta si verificano strani fenomeni nel dibattito pubblico.
Forze politiche di centrodestra che in consiglio comunale hanno votato a favore del piano di raccolta che cambiano idea appena insorgono le prime resistenze, giusto per raccattare qualche voto (a dire il vero anche forze politiche ed esponenti della ex maggioranza che lo hanno sostenuto sembrano prendere silenziosamente le distanze dal nuovo metodo).
Probabili candidati sindaci che si accontentano di dire che vanno fatte alcune modifiche non meglio specificate, senza rivendicare l'adeguamento a un sistema di raccolta non certo inventato a Molfetta e a cui la nostra città si è adeguata con parecchi anni di ritardo.
Senatori, ex sindaci della città, che dimenticano la responsabilità istituzionale e lanciano allarmi di "emergenza rifiuti" dopo che nella scorsa campagna elettorale proponevano il metodo del porta a porta. Propongono tante nuove piccole isole ecologiche invece di ricordare che ce ne sono ben due presenti, di cui una aperta dalla gestione Asm della sinistra mentre prima quasi non se ne sapeva dell'esistenza. Propongono il metodo dei cassonetti interrati dimenticando lo scempio di quelli che c'erano, la bassa qualità della differenziazione (ad es. 40 kg di spazzatura indifferenziata ogni 100 kg di rifiuti raccolti nei bidoni della plastica o dell'organico portato in discarica perché respinto dagli impianti di compostaggio per la presenza di carta, vetro, plastica e indifferenziato). Propongono di avviare quanto prima la costruzione del digestore anaerobico che ha rischiato di arenarsi per errori nell'iter amministrativo durante l'ultima Amministrazione Azzollini e che l'Amministrazione Natalicchio e la dirigenza uscente dell'Asm hanno impiegato due anni per recuperare e salvare, attraverso decine di conferenze di servizio con Arpa, Asl, Regione e Città metropolitana.
Ma quello che più sorprende è la sottolineatura ricorrente di disagi – che naturalmente in un processo nuovo ci sono e vanno segnalati alle autorità comunali e all'Asm – senza censurare bensì alimentando i comportamenti scorretti di quei cittadini che non si adeguano alla raccolta porta a porta.
Quello che rammarica è l'organizzazione da più parti di una campagna contro il nuovo sistema di raccolta che illude i cittadini – in prossimità delle elezioni – sulla possibilità di tornare indietro ai cassonetti stradali, quando basterebbe fare un giro a Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo, Corato, Andria e persino a Bisceglie - cavallo di battaglia del centrodestra fino a due mesi fa, prima che anche lì arrivassero i mastelli - per capire che si tratta di un processo generale di cambiamento.
Quello che intristisce è l'atteggiamento che mostra solo i limiti dell'esperienza locale, dipingendo Molfetta e i molfettesi come incapaci di abbracciare nuovi comportamenti o riuscire a fare correttamente la raccolta differenziata.
Quello che meraviglia è che tanti politici, esperti commentatori e cittadini si lamentino della demagogia ma quando si parla di questo argomento evitano accuratamente di commentare alcuni dati macroscopici. Nel gennaio 2016 quando è partito il nuovo sistema l'indice di raccolta differenziata era del 29%, a febbraio 2017 si è registrato un risultato del 55%, insomma quasi il doppio di rifiuto differenziato che così si evita di portare in discarica. Si dovrebbe parlare anche di questo, di come siamo vicini come non mai al raggiungimento del 65% che è un obiettivo imposto dalla legge.
Dovremmo apprezzare lo sforzo di quei molfettesi di destra, di centro, di sinistra che si sono mostrati disponibili, pazienti e maturi nell'accogliere questa trasformazione. Con il vecchio sistema meno di 1 molfettese su 3 differenziava, oggi con il nuovo sistema 1 molfettese su 2 differenzia.
Noi siamo grati a tutti questi cittadini che hanno mostrato di essere più avanti di tanti "esperti" e tanti "politici pragmatici".