"Cosa sarà dell'ospedale?": le risposte di Gianni Porta e della sua coalizione

Attacco a Tommaso Minervini: «Una coalizione cinica, non civica, soprattutto sul tema dell'ospedale»

giovedì 1 giugno 2017 16.17
A cura di Verdiana Mastrofilippo
Il Piano di Riordino Ospedaliero e le sue conseguenze sul nosocomio di Molfetta si stanno caratterizzando, in questi ultimi dieci giorni di campagna elettorale, come alcuni tra i temi più sensibili nei programmi dei candidati a Palazzo di città: non sorprende, pertanto, il tono accorato e il forte coinvolgimento di pubblico per l'incontro intitolato "Cosa sarà dell'ospedale?", organizzato dalle liste che sostengono il candidato Gianni Porta e tenutosi mercoledì 31 maggio, presso la Galleria Liborio Romano, alla presenza, oltre che del candidato sindaco, anche di Pino Modugno, responsabile educativo, Giuseppe de Leo, già primario di chirurgia dell'Ospedale di Molfetta, Salvatore Drago, medico chirurgo, Silvia Rana, medico pediatra, e Cosimo Borracino, consigliere regionale di Sinistra Italiana.

Gli interventi dei presenti hanno ricostruito luci ed ombre degli ultimi anni della storia del nostro ospedale, partendo da una realtà definita "in crescita", grazie alla lungimiranza dell'allora assessore regionale Guglielmo Minervini, nel 2007, periodo in cui Molfetta contava nove primari ed un direttore sanitario, alle vicissitudini attuali dove la struttura si colloca in un'emblematica "periferia dell'impero" con evidente dirottamento di risorse e fondi a favore del hinterland barese, mentre l'ospedale molfettese si trova a fronteggiare tagli di posti letti e le paventate dismissioni dei reparti di Cardiologia, Urologia e del laboratorio specialistico di Pediatria, a dispetto di una struttura considerata da sempre virtuosa, con uno dei più alti indici di produttività dell'intera ASL, un numero di interventi pari a duemila l'anno nel 2015 e nel 2016, e la non semplice presa in carico dell'intera Chirurgia d'urgenza del Nord Barese.

Negli interventi si è voluto anche sottolineare quanto la difesa dell'ospedale molfettese non sia un mero proclamo campanilistico, essendoci molti problemi di adeguamento del nosocomio, risalente agli anni '60, alle normative attualmente vigenti per la costruzione degli ospedali e agli enormi passi avanti della medicina, che conta sicuramente una maggiore implementazione della tecnologia.

Punto sicuramente caldo è stata la ricostruzione della storia, ancora vistosamente incompleta, del progetto dell'ospedale del Nord Barese area adriatica, che nelle intenzioni dovrebbe essere costruito allo sbocco della statale 16 bis tra Molfetta e Bisceglie, e dovrebbe avere un bacino d'utenza di 230000 abitanti, sommando le popolazioni di Molfetta, Terlizzi, Bisceglie, Trani, Giovinazzo e Ruvo.

Ad oggi, il futuro ospedale risulta formalmente ricomparso nel Piano di riordino, dopo una sua assenza nel 2016 che costò la bocciatura del precedente Piano in Commissione sanità, in quanto il decreto ministeriale 70 prevedeva 3 posti letto ogni mille abitanti, ma al netto dei vari depotenziamenti delle strutture esistenti e alla mancata previsione dell'ospedale del Nord Barese, si scendeva ad un solo posto letto.
Contrariamente però ad altre strutture in divenire, per il nuovo ospedale non vengono indicati i finanziamenti che ne permetteranno la costruzione, cosa che verosimilmente, a detta dei relatori, allungherà notevolmente i tempi di realizzazione.

A chiudere l'incontro, l'intervento del candidato sindaco Gianni Porta, il quale non ha mancato di rispondere alla coalizione guidata da Tommaso Minervini, definita «una coalizione cinica, non civica, soprattutto sul tema dell'ospedale»: Porta ha,infatti, ricordato di essere stato presente con il suo gruppo in difesa dell'ospedale, non solo in campagna elettorale, ma dall'ordine del giorno in Consiglio comunale dell'allora sindaco Natalicchio contro il Piano di riordino, votato allora dal PD «per ordini di scuderia ricevuti dal presidente della Regione ed Assessore alla sanità».

Porta si è anche detto stupito che «Tommaso Minervini dica in qualche confronto che la delibera sull'ospedale non sia ancora esecutiva, quando il piano è una legge regionale ed è immediatamente attuativo», mentre il presidente Emiliano «gioca al gioco delle tre carte», rinviando al dopo elezioni e ad una specifica Commissione tecnica la decisione su quale debba essere l'ospedale di 1° livello tra Molfetta, Corato e Terlizzi, quando nel Piano è già palesemente indicato quello coratino.

«Non abbiamo bisogno di sfavillanti grandi opere», ha concluso Porta, indicando come strade alternative, nell'attesa della costruzione del nuovo ospedale, la difesa delle strutture esistenti, il rafforzamento della medicina territoriale, il sostegno ad associazioni impegnate sul territorio e il potenziamento della teleassistenza e della telemedicina, opportunità ancora poco sfruttate.