Gianni Porta: «Avanti come militante e dirigente della mia comunità politica»
Con l’ex consigliere comunale di Rifondazione comunista abbiamo fatto un excursus su questi suoi 10 anni di politica
mercoledì 20 maggio 2020
Rifondazione comunista cambia il suo assetto all'interno del consiglio comunale, dopo le dimissioni di Antonello Zaza, arrivano inaspettate quelle di Gianni Porta, che per 10 anni ha rappresentato il "volto" ufficiale del partito, non solo come consigliere comunale, ma anche, nelle ultime due competizioni elettorali, come candidato sindaco.
E' lo stesso Gianni Porta, raggiunto all'indomani dell'annuncio delle sue dimissioni, a spiegarci che questa decisione nasce «dalla scelta di avviare una fase di ricambio nei ruoli istituzionali e politici, a dire il vero parte sin dall'anno scorso, quando l'abbiamo annunciata pubblicamente in un manifestazione in piazza a seguito di una discussione e decisione interna come sempre succede nel nostro partito. Poi sono seguite le dimissioni di Antonello Zaza e il subentro di Paola de Candia nel giugno scorso e oggi seguono le mie dimissioni. Capisco che non essendoci state anticipazioni a mezzo stampa, veline o messaggi via via fb ma direttamente l'annuncio in Consiglio comunale, è sembrata una cosa inaspettata ma da sempre per quanto riguarda il nostro partito le dimissioni da incarichi istituzionali si danno prima nella sede istituzionale e poi altrove».
Per due volte il suo nome ha rappresentato il candidato sindaco della Sinistra molfettese, raccogliendo in entrambe le occasioni un discreto successo, è stato il volto giovane e intraprendente di quella sinistra, cosa è cambiato?
«Per due volte ho avuto il privilegio di rappresentare come candidato sindaco i comunisti molfettesi, la sinistra vasta della città e i cittadini che non si arrendono all'idea di una città ingiusta, egoista, competitiva, sregolata. Il privilegio che ho avuto è stato possibile soltanto perché ero sostenuto da un partito, da un collettivo che fa politica ogni giorno, un gruppo straordinario di persone normali che insieme fanno la differenza perché lottano, studiano, propongono, organizzano e non si occupano solo di politica locale. Questo ha fatto la differenza, io sono sempre stato l'espressione di una comunità che ho provato a rappresentare – anche nelle istituzioni – con onore e disciplina, ascoltando qualsiasi cittadino mi interrogasse e chiedesse il mio intervento. È stato così per me, lo è stato per chi mi ha preceduto, Antonello Zaza, ed è così perché ne ha preso il suo posto, Paola de Candia, e per chi subentrerà al mio posto».
In questi 10 anni in seno al consiglio comunale ha vissuto esperienze sia in seno alla maggioranza che all'opposizione, quale ruolo è più difficile da assolvere?
«Ogni esperienza ha avuto le sue difficoltà. Sono diventato consigliere per la prima volta all'opposizione del sindaco-senatore Azzollini, gran parte della città guardava a quell'uomo con assoluta fiducia, gran parte della città era schierata apertamente o meno con lui e la sua maggioranza.
Non è stato facile resistere sul campo, in consiglio comunale e in città, durante quella stagione in cui a volte, tanto per dirne una, quando si organizzavano conferenze stampa per denunciare la mala gestione amministrativa l'unico giornalista presente era l'addetto stampa del sindaco. È stato un duro ma istruttivo apprendistato, proprio quella fase di resistenza ha consentito tra le altre cose però la vittoria al secondo turno del 2013 con il primo e unico caso finora nella storia di Molfetta di apparentamento ufficiale, quello tra Rifondazione comunista e la coalizione di centrosinistra.
La vittoria ha reso possibile il reingresso in Consiglio comunale nel ruolo di consigliere di maggioranza, una nuova esperienza in cui ho imparato nuove cose, su tutte la pazienza della mediazione e dell'equilibrio per arrivare a raggiungere un obiettivo. Ho imparato inoltre che il ruolo di rappresentante istituzionale va appreso per gradi, ecco perché spesso non ho mai capito la foga e la velocità con cui si voglio saltare i gradini, da semplice elettore direttamente ad assessore oppure direttamente sindaco.
Infine, l'ultima esperienza nuovamente all'opposizione, quella più recente dell'opposizione di sinistra in cui stiamo mantenendo aperto uno spazio politico alternativo nella nostra città. Certo non è sufficiente, ma se pensiamo che questo spazio ha rappresentato a Molfetta nel 2017 il 16% della città mentre a livello nazionale la stessa area al momento non va oltre il 4%, nella migliore delle ipotesi, bisognerà ammettere se si vuol essere intellettualmente onesti che quello della sinistra molfettese è un piccolo miracolo di intraprendenza, resistenza e longevità».
Quindi da oggi Gianni Porta sarà solo il docente di scuola superiore o ci sono altri progetti che l'attendono?
«Oltre al lavoro e agli interessi nella ricerca politica teorica, c'è solo un'altra certezza: la lotta continua e la porterò avanti come militante e dirigente della comunità politica a cui appartengo da più di vent'anni, è il legame che mi ha consentito tra l'altro di non essere una banderuola al vento quando ho ricoperto la carica di consigliere. Avere alle spalle il supporto di un collettivo a cui dover rispondere e dare conto è il migliore antidoto alla solitudine e alle difficoltà che si incontrano nella istituzioni, è la garanzia di non "perdersi" mai sia politicamente sia moralmente».
Dovendo fare un'analisi della politica molfettese di questi 10 che quadro ne viene fuori?
«È una domanda che merita una riflessione approfondita impossibile da racchiudere in poche righe di risposta. Una riflessione che possiamo ovviamente riprendere appena possibile sulla vostra testata. Risponderò così.
Capita spesso in momenti lontani dalle prove elettorali che commentatori e opinionisti ma anche gli stessi politici e rappresentanti istituzionali elenchino le mancanze della politica, dei gruppi politici e dei rappresentanti politici, lamentando l'assenza delle organizzazioni di partito, della discussione pubblica, l'improvvisazione con cui ci si dedica alla politica. Ebbene in questi dieci anni, ma anche prima, noi comunisti a Molfetta abbiamo provato a funzionare in modo "antico", un partito organizzato che studia, discute e decide collettivamente, con una sede fisica stabile aperta – non solo in campagna elettorale – e appena possibile sempre per strada e in piazza.
Insomma, "antico" come i partiti di una volta senza rinunciare a mezzi di comunicazione moderni di cui si abusa talvolta per nascondere il vuoto di idee, di progetto e di prospettiva. Ecco, in questi dieci anni noi abbiamo pensato e praticato la politica in un modo "antico", siamo stati sicuramente non maggioritari mentre altri andavano in tutt'altra direzione, magari mietendo vittorie elettorali che però non duravano a lungo.
Il punto è che così facendo le istituzioni, il consenso e la tenuta democratica delle nostre comunità sono messe sempre più a dura prova. Su questo converebbe approfondire la riflessione».
Il suo posto in seno alla massima assise comunale sarà preso da un suo "compagno", che consiglio si sente di dare per affrontare questa nuova avventura?
«Quello di essere rispettoso delle istituzioni e delle regole e orgoglioso di rappresentare una parte politica. L'atto migliore di onestà politica è quello di dichiararsi sempre uomini di parte per poi addivenire con altri uomini di parte a un risultato prodotto dal confronto democratico. Quelli che dicono, invece, sin dall'inizio di essere al di sopra delle parti o voler essere "oggettivi" non rendono un buon servizio alle istituzioni né alle loro parti politiche. L'ultimo consiglio è di essere se stessi, ognuno è consigliere in modo diverso da un altro pur essendo comune la matrice politica. Io sono stato diverso da Antonello Zaza, come Antonello Zaza è stato diverso da Luigi Cataldo, così Paola de Candia è diversa dagli altri tre».
La prossima sfida elettorale sono le Regionali, la Sinistra molfettese come si sta preparando a questo appuntamento elettorale, sarete uniti o ognuno camminerà con il proprio candidato?
«La sinistra di cui noi comunisti facciamo parte è alternativa sia al centrodestra che al centrosinistra come avviene in tutta Europa, è avversaria a livello locale della Giunta Minervini così come a livello regionale della Giunta di Emiliano, per cui nessun accordo è possibile con la sua coalizione. Noi non barattiamo i nostri princìpi e le nostre lotte per una sanità pubblica di qualità e per istituzioni democratiche rappresentative in cambio di qualche strapuntino ininfluente gettato dal tavolo della coalizione trasformista di Michele Emiliano.
Non lo abbiamo fatto cinque anni fa, prima di vederlo all'opera, figuriamoci ora dopo cinque anni e il disastro sulla sanità. Se altri che si dicono di sinistra vorranno stare in quella coalizione – che è la stessa di Tommaso Minervini e Saverio Tammacco – sono liberi di farlo e pagare il prezzo politico che questo comporta».
E' lo stesso Gianni Porta, raggiunto all'indomani dell'annuncio delle sue dimissioni, a spiegarci che questa decisione nasce «dalla scelta di avviare una fase di ricambio nei ruoli istituzionali e politici, a dire il vero parte sin dall'anno scorso, quando l'abbiamo annunciata pubblicamente in un manifestazione in piazza a seguito di una discussione e decisione interna come sempre succede nel nostro partito. Poi sono seguite le dimissioni di Antonello Zaza e il subentro di Paola de Candia nel giugno scorso e oggi seguono le mie dimissioni. Capisco che non essendoci state anticipazioni a mezzo stampa, veline o messaggi via via fb ma direttamente l'annuncio in Consiglio comunale, è sembrata una cosa inaspettata ma da sempre per quanto riguarda il nostro partito le dimissioni da incarichi istituzionali si danno prima nella sede istituzionale e poi altrove».
Per due volte il suo nome ha rappresentato il candidato sindaco della Sinistra molfettese, raccogliendo in entrambe le occasioni un discreto successo, è stato il volto giovane e intraprendente di quella sinistra, cosa è cambiato?
«Per due volte ho avuto il privilegio di rappresentare come candidato sindaco i comunisti molfettesi, la sinistra vasta della città e i cittadini che non si arrendono all'idea di una città ingiusta, egoista, competitiva, sregolata. Il privilegio che ho avuto è stato possibile soltanto perché ero sostenuto da un partito, da un collettivo che fa politica ogni giorno, un gruppo straordinario di persone normali che insieme fanno la differenza perché lottano, studiano, propongono, organizzano e non si occupano solo di politica locale. Questo ha fatto la differenza, io sono sempre stato l'espressione di una comunità che ho provato a rappresentare – anche nelle istituzioni – con onore e disciplina, ascoltando qualsiasi cittadino mi interrogasse e chiedesse il mio intervento. È stato così per me, lo è stato per chi mi ha preceduto, Antonello Zaza, ed è così perché ne ha preso il suo posto, Paola de Candia, e per chi subentrerà al mio posto».
In questi 10 anni in seno al consiglio comunale ha vissuto esperienze sia in seno alla maggioranza che all'opposizione, quale ruolo è più difficile da assolvere?
«Ogni esperienza ha avuto le sue difficoltà. Sono diventato consigliere per la prima volta all'opposizione del sindaco-senatore Azzollini, gran parte della città guardava a quell'uomo con assoluta fiducia, gran parte della città era schierata apertamente o meno con lui e la sua maggioranza.
Non è stato facile resistere sul campo, in consiglio comunale e in città, durante quella stagione in cui a volte, tanto per dirne una, quando si organizzavano conferenze stampa per denunciare la mala gestione amministrativa l'unico giornalista presente era l'addetto stampa del sindaco. È stato un duro ma istruttivo apprendistato, proprio quella fase di resistenza ha consentito tra le altre cose però la vittoria al secondo turno del 2013 con il primo e unico caso finora nella storia di Molfetta di apparentamento ufficiale, quello tra Rifondazione comunista e la coalizione di centrosinistra.
La vittoria ha reso possibile il reingresso in Consiglio comunale nel ruolo di consigliere di maggioranza, una nuova esperienza in cui ho imparato nuove cose, su tutte la pazienza della mediazione e dell'equilibrio per arrivare a raggiungere un obiettivo. Ho imparato inoltre che il ruolo di rappresentante istituzionale va appreso per gradi, ecco perché spesso non ho mai capito la foga e la velocità con cui si voglio saltare i gradini, da semplice elettore direttamente ad assessore oppure direttamente sindaco.
Infine, l'ultima esperienza nuovamente all'opposizione, quella più recente dell'opposizione di sinistra in cui stiamo mantenendo aperto uno spazio politico alternativo nella nostra città. Certo non è sufficiente, ma se pensiamo che questo spazio ha rappresentato a Molfetta nel 2017 il 16% della città mentre a livello nazionale la stessa area al momento non va oltre il 4%, nella migliore delle ipotesi, bisognerà ammettere se si vuol essere intellettualmente onesti che quello della sinistra molfettese è un piccolo miracolo di intraprendenza, resistenza e longevità».
Quindi da oggi Gianni Porta sarà solo il docente di scuola superiore o ci sono altri progetti che l'attendono?
«Oltre al lavoro e agli interessi nella ricerca politica teorica, c'è solo un'altra certezza: la lotta continua e la porterò avanti come militante e dirigente della comunità politica a cui appartengo da più di vent'anni, è il legame che mi ha consentito tra l'altro di non essere una banderuola al vento quando ho ricoperto la carica di consigliere. Avere alle spalle il supporto di un collettivo a cui dover rispondere e dare conto è il migliore antidoto alla solitudine e alle difficoltà che si incontrano nella istituzioni, è la garanzia di non "perdersi" mai sia politicamente sia moralmente».
Dovendo fare un'analisi della politica molfettese di questi 10 che quadro ne viene fuori?
«È una domanda che merita una riflessione approfondita impossibile da racchiudere in poche righe di risposta. Una riflessione che possiamo ovviamente riprendere appena possibile sulla vostra testata. Risponderò così.
Capita spesso in momenti lontani dalle prove elettorali che commentatori e opinionisti ma anche gli stessi politici e rappresentanti istituzionali elenchino le mancanze della politica, dei gruppi politici e dei rappresentanti politici, lamentando l'assenza delle organizzazioni di partito, della discussione pubblica, l'improvvisazione con cui ci si dedica alla politica. Ebbene in questi dieci anni, ma anche prima, noi comunisti a Molfetta abbiamo provato a funzionare in modo "antico", un partito organizzato che studia, discute e decide collettivamente, con una sede fisica stabile aperta – non solo in campagna elettorale – e appena possibile sempre per strada e in piazza.
Insomma, "antico" come i partiti di una volta senza rinunciare a mezzi di comunicazione moderni di cui si abusa talvolta per nascondere il vuoto di idee, di progetto e di prospettiva. Ecco, in questi dieci anni noi abbiamo pensato e praticato la politica in un modo "antico", siamo stati sicuramente non maggioritari mentre altri andavano in tutt'altra direzione, magari mietendo vittorie elettorali che però non duravano a lungo.
Il punto è che così facendo le istituzioni, il consenso e la tenuta democratica delle nostre comunità sono messe sempre più a dura prova. Su questo converebbe approfondire la riflessione».
Il suo posto in seno alla massima assise comunale sarà preso da un suo "compagno", che consiglio si sente di dare per affrontare questa nuova avventura?
«Quello di essere rispettoso delle istituzioni e delle regole e orgoglioso di rappresentare una parte politica. L'atto migliore di onestà politica è quello di dichiararsi sempre uomini di parte per poi addivenire con altri uomini di parte a un risultato prodotto dal confronto democratico. Quelli che dicono, invece, sin dall'inizio di essere al di sopra delle parti o voler essere "oggettivi" non rendono un buon servizio alle istituzioni né alle loro parti politiche. L'ultimo consiglio è di essere se stessi, ognuno è consigliere in modo diverso da un altro pur essendo comune la matrice politica. Io sono stato diverso da Antonello Zaza, come Antonello Zaza è stato diverso da Luigi Cataldo, così Paola de Candia è diversa dagli altri tre».
La prossima sfida elettorale sono le Regionali, la Sinistra molfettese come si sta preparando a questo appuntamento elettorale, sarete uniti o ognuno camminerà con il proprio candidato?
«La sinistra di cui noi comunisti facciamo parte è alternativa sia al centrodestra che al centrosinistra come avviene in tutta Europa, è avversaria a livello locale della Giunta Minervini così come a livello regionale della Giunta di Emiliano, per cui nessun accordo è possibile con la sua coalizione. Noi non barattiamo i nostri princìpi e le nostre lotte per una sanità pubblica di qualità e per istituzioni democratiche rappresentative in cambio di qualche strapuntino ininfluente gettato dal tavolo della coalizione trasformista di Michele Emiliano.
Non lo abbiamo fatto cinque anni fa, prima di vederlo all'opera, figuriamoci ora dopo cinque anni e il disastro sulla sanità. Se altri che si dicono di sinistra vorranno stare in quella coalizione – che è la stessa di Tommaso Minervini e Saverio Tammacco – sono liberi di farlo e pagare il prezzo politico che questo comporta».