Gianni Carnicella, quel 7 luglio di venticinque anni fa...
Il sindaco del no nelle parole di don Tonino Bello, tra i primi ad accorrere al suo capezzale
venerdì 7 luglio 2017
1.52
7 luglio 1992 – 7 luglio 2017. Sono passati 25 anni da quando un rumore sordo e indefinito, sentito a diversi metri di distanza, in un caldo pomeriggio estivo ha cambiato le sorti di un uomo e della sua città.
Quel rumore sordo era di uno sparo, come si sarebbe saputo qualche ora dopo, e l'uomo colpito si chiamava Gianni Carnicella ed era il sindaco di Molfetta. Motivo dell'omicidio il non aver autorizzato il concerto di un noto cantante napoletano, molto in voga negli anni '80/'90.
Allora non c'era whatsapp, internet era ai suoi esordi, ma nonostante tutto la notizia dell'agguato sul sagrato della chiesa di San Bernardino si diffuse in tutta la città, le televisioni locali cercarono subito di capire quali fossero le reali condizioni del giovane sindaco.
L'ospedale di Molfetta presto si riempì di familiari, amici, autorità politiche, ma anche di tanti cittadini che in una gara di solidarietà donarono il proprio sangue per salvare il proprio sindaco. E sul posto arrivò anche il vescovo don Tonino Bello.
Nonostante il tempestivo soccorso, purtroppo a tarda sera venne diffusa la notizia che Carnicella non era riuscito a vincere questa battaglia.
La notizia si diffuse in tutta la città, la ripresero anche i tg e le testate giornalistiche nazionali.
I molfettesi rimasero letteralmente scioccati dall'accaduto, continuavano e continuano a chiedersi: "Si può morire per il diniego ad un concerto?".
Per dovere di cronaca quel diniego venne dato per motivi di pubblica sicurezza.
Del sindaco Carnicella tutti ne parlavano e ne parlano come di un uomo di grande lungimiranza, di un uomo che voleva proiettare il suo partito, la Democrazia cristiana, e la città verso il futuro, di un uomo che aveva saputo dire di no.
Nella sua omelia don Tonino disse parlando di Carnicella: «Sì, l'omicida di Molfetta, sia pure a distanza ravvicinata e con un bersaglio preciso, ha sparato nel mucchio. Resta la consolazione che a cadere sia stato un uomo onesto. Un amministratore coraggioso che stava dando chiari segni di inversione di marcia su certe arroganze consolidate. Un servo della città, alle cui leggi non ha voluto disobbedire. Noi non vogliamo fare del nostro sindaco né un eroe né un martire. Sarebbe un distorcimento d'immagine per lui, e un sintomo pericoloso di fuga per noi. Ma vogliamo farne un segno. Questo, sì. Il segno stradale di una conversione comunitaria che tutti insieme dobbiamo intraprendere con grande speranza».
Quel rumore sordo era di uno sparo, come si sarebbe saputo qualche ora dopo, e l'uomo colpito si chiamava Gianni Carnicella ed era il sindaco di Molfetta. Motivo dell'omicidio il non aver autorizzato il concerto di un noto cantante napoletano, molto in voga negli anni '80/'90.
Allora non c'era whatsapp, internet era ai suoi esordi, ma nonostante tutto la notizia dell'agguato sul sagrato della chiesa di San Bernardino si diffuse in tutta la città, le televisioni locali cercarono subito di capire quali fossero le reali condizioni del giovane sindaco.
L'ospedale di Molfetta presto si riempì di familiari, amici, autorità politiche, ma anche di tanti cittadini che in una gara di solidarietà donarono il proprio sangue per salvare il proprio sindaco. E sul posto arrivò anche il vescovo don Tonino Bello.
Nonostante il tempestivo soccorso, purtroppo a tarda sera venne diffusa la notizia che Carnicella non era riuscito a vincere questa battaglia.
La notizia si diffuse in tutta la città, la ripresero anche i tg e le testate giornalistiche nazionali.
I molfettesi rimasero letteralmente scioccati dall'accaduto, continuavano e continuano a chiedersi: "Si può morire per il diniego ad un concerto?".
Per dovere di cronaca quel diniego venne dato per motivi di pubblica sicurezza.
Del sindaco Carnicella tutti ne parlavano e ne parlano come di un uomo di grande lungimiranza, di un uomo che voleva proiettare il suo partito, la Democrazia cristiana, e la città verso il futuro, di un uomo che aveva saputo dire di no.
Nella sua omelia don Tonino disse parlando di Carnicella: «Sì, l'omicida di Molfetta, sia pure a distanza ravvicinata e con un bersaglio preciso, ha sparato nel mucchio. Resta la consolazione che a cadere sia stato un uomo onesto. Un amministratore coraggioso che stava dando chiari segni di inversione di marcia su certe arroganze consolidate. Un servo della città, alle cui leggi non ha voluto disobbedire. Noi non vogliamo fare del nostro sindaco né un eroe né un martire. Sarebbe un distorcimento d'immagine per lui, e un sintomo pericoloso di fuga per noi. Ma vogliamo farne un segno. Questo, sì. Il segno stradale di una conversione comunitaria che tutti insieme dobbiamo intraprendere con grande speranza».