Giacimenti di petrolio lungo le nostre coste
Presto partiranno le indagini geofisiche
lunedì 9 giugno 2014
15.30
Molfetta come Giovinazzo saranno interessati da rilievi sismici finalizzati alle perforazioni petrolifere in mare. Lo fa sapere il Ministero dell'ambiente attraverso il suo sito internet istituzionale.
Le indagini geofisiche richieste hanno una estensione di circa 750 chilometri quadrati. In tutto l'Adriatico meridionale. Da Molfetta fino nel brindisino. A proporre le indagini sismiche è la «Global Petroleum Limited», una multinazionale con sede in Australia, che ha attività soprattutto in Africa. Secondo il progetto presentato al Ministero, la società dovrà scandagliare circa 265 chilometri di linee sismiche acquisendole con tecnologie in grado di visualizzarle anche in tre dimensioni.
Già in passato furono presentate istanze per le indagini sui bacini petroliferi, fino ad oggi presunti, che giacciono in fondo all'adriatico, soprattutto al largo delle coste pugliesi. Istanze che non hanno mancato di scatenare polemiche. Secondo alcune stime nel basso Adriatico ci sarebbero giacimenti petroliferi capaci di produrre 3 miliardi di barili. Un «affare» che ha già scatenato gli appetiti di diverse multinazionali del petrolio. Ma l'Adriatico è un mare chiuso, i suoi fondali sono bassi e l'impatto inquinante delle eventuali estrazioni, potrebbe sarebbe alto. Per contro, secondo voci esperte, la qualità dell'oro nero presente in Adriatico, non sarebbe delle migliori. Tanto da non giustificarne la estrazione. Intanto la Croazia sta puntando tutto sulla ricerca del petrolio nello stesso mare, quello che la divide dalla Puglia. Su questo dato puntano i possibilisti alle ricerche e alle estrazioni. «I rischi sarebbero gli stessi – affermano – ma i benefici sarebbero tutti di Zagabria».
La Puglia già da tempo si è espressa per il «no» alle ricerche di idrocarburi sul suo territorio e nel suo mare. Tra l'altro è leader a livello nazionale per la produzione di energie alternative, le cui fonti rinnovabili, quelle si, dovrebbero essere meglio incentivate. E poi esiste il sospetto che le trivellazioni possano creare movimenti sismici, come si pensa possa essere successo recentemente in Emilia Romagna. Le trivellazioni potrebbero aver prodotto quel terremoto devastante in un territorio ritenuto a basso impatto sismico. Dal canto suo il Ministero per l'Ambiente propone una data ultima, il 4 agosto, per la presentazione di osservazioni in merito da parte di enti pubblici o gruppi di cittadini. Un modo per tentare di coinvolgere tutti in una vicenda che, siamo sicuri, risveglierà polemiche mai sopite.
Le indagini geofisiche richieste hanno una estensione di circa 750 chilometri quadrati. In tutto l'Adriatico meridionale. Da Molfetta fino nel brindisino. A proporre le indagini sismiche è la «Global Petroleum Limited», una multinazionale con sede in Australia, che ha attività soprattutto in Africa. Secondo il progetto presentato al Ministero, la società dovrà scandagliare circa 265 chilometri di linee sismiche acquisendole con tecnologie in grado di visualizzarle anche in tre dimensioni.
Già in passato furono presentate istanze per le indagini sui bacini petroliferi, fino ad oggi presunti, che giacciono in fondo all'adriatico, soprattutto al largo delle coste pugliesi. Istanze che non hanno mancato di scatenare polemiche. Secondo alcune stime nel basso Adriatico ci sarebbero giacimenti petroliferi capaci di produrre 3 miliardi di barili. Un «affare» che ha già scatenato gli appetiti di diverse multinazionali del petrolio. Ma l'Adriatico è un mare chiuso, i suoi fondali sono bassi e l'impatto inquinante delle eventuali estrazioni, potrebbe sarebbe alto. Per contro, secondo voci esperte, la qualità dell'oro nero presente in Adriatico, non sarebbe delle migliori. Tanto da non giustificarne la estrazione. Intanto la Croazia sta puntando tutto sulla ricerca del petrolio nello stesso mare, quello che la divide dalla Puglia. Su questo dato puntano i possibilisti alle ricerche e alle estrazioni. «I rischi sarebbero gli stessi – affermano – ma i benefici sarebbero tutti di Zagabria».
La Puglia già da tempo si è espressa per il «no» alle ricerche di idrocarburi sul suo territorio e nel suo mare. Tra l'altro è leader a livello nazionale per la produzione di energie alternative, le cui fonti rinnovabili, quelle si, dovrebbero essere meglio incentivate. E poi esiste il sospetto che le trivellazioni possano creare movimenti sismici, come si pensa possa essere successo recentemente in Emilia Romagna. Le trivellazioni potrebbero aver prodotto quel terremoto devastante in un territorio ritenuto a basso impatto sismico. Dal canto suo il Ministero per l'Ambiente propone una data ultima, il 4 agosto, per la presentazione di osservazioni in merito da parte di enti pubblici o gruppi di cittadini. Un modo per tentare di coinvolgere tutti in una vicenda che, siamo sicuri, risveglierà polemiche mai sopite.