Gaetano Salvemini raccontato dalla “Lectio Magistralis” del Prof. Sergio Bucchi
“Democrazie e dittatura nel pensiero di Gaetano Salvemini”, un evento per ricordarlo a sessant'anni dalla morte
mercoledì 8 novembre 2017
1.47
Prosegue senza sosta il fitto calendario di appuntamenti organizzati per onorare la memoria del celebre storico e concittadino Gaetano Salvemini nel sessantesimo anniversario della sua morte.
Nella serata di ieri, all'interno dell'aula consiliare "G. Carnicella" si è tenuto uno degli eventi clou programmati dall'Amministrazione Comunale nell'intento (già annunciato in conferenza stampa) di far conoscere quanto più possibile il pensiero di uno dei più importanti antifascisti della storia italiana.
Ed infatti proprio attraverso le parole del prof. Sergio Bucchi dell'Università "La Sapienza" di Roma, alla presenza del Sindaco Tommaso Minervini e dell'Assessora alla Cultura Sara Allegretta, è emerso ancora una volta il Salvemini pensiero su temi tanto cari alla sopravvivenza di una democrazia e dei suoi principi. "Democrazie e dittatura nel pensiero di Gaetano Salvemini": questo il titolo della lectio magistralis tenuta dal docente dell'università romana sullo storico molfettese, celebre per essersi distinto nella lotta contro il fascismo e contro le dittature, in favore di quella democrazia tanto auspicata e descritta in tutte le sue memorie.
A precedere l'intervento del prof. Sergio Bucchi vi è stato quello del Prof. Vito Leuzzi , Direttore dell'Istituto Pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea "Tommaso Fiore" di Bari. E' stato proprio Leuzzi a sottolineare il profondo legame tra Salvemini e la Città di Molfetta, che a suo dire lo ha sostenuto anche nei momenti più difficili della sua vita e che analogamente egli ha rappresentato, insieme a tutta la Terra di Bari, in seno al Parlamento durante gli anni della sua permanenza. "Essere un democratico significa innanzitutto fregiarsi di umiltà, senza considerarsi un Dio": queste le parole di Gaetano Salvemini riprese opportunamente dal Prof. Leuzzi. Parole che di fatto hanno anticipato l'intenso intervento del Prof. Bucchi dall'arduo compito di sintetizzare ma al tempo stesso delineare il pensiero salveminiano sulla profonda concezione di democrazia.
"Un regime libero può non essere un regime democratico, ma un regime democratico deve per forza essere un regime libero": da qui è partito il prof. Bucchi, nella serata di ieri che ha visto anche la partecipazione di un gruppo di studenti, per introdurre quello che Gaetano Salvemini considerò per tutta la sua vita il cavallo di battaglia per la lotta alle oligarchie. Nei primi anni del Novecento, Gaetano Salvemini giunse ben presto alla convinzione che il socialismo era realizzabile soltanto nella più pratica forma del riformismo politico. Una battaglia che il socialista molfettese condusse contro gli stessi riformisti a cui apparteneva.
Da non dimenticare la battaglia di Salvemini in favore del suffragio universale maschile e femminile, che successivamente Giovanni Giolitti concesse non per merito del partito socialista. Davvero suggestive le letture dei diari che Gaetano Salvemini scrisse tra il 1921 e il 1923, quando per lui si aprì una fase di riflessione, da cui emerse da un lato un senso di sconfitta per le vicende storiche di quel periodo ma dall'altro una nuova visione di democrazia riassunta nell'allineamento delle istituzioni democratiche (che mezza Europa ormai aveva adottato) , dei partiti democratici e degli ideali democratici. Una nuova idea di democrazia contrapposta a quell'oligarchia che pian piano si andava affermando attraverso il regime fascista, nazista e stalinista.
La lectio magistralis del Prof. Bucchi si è conclusa analizzando il pensiero finale di Gaetano Salvemini, il quale dovette in qualche modo tornare sui suoi passi proprio in merito alla costituzione del processo democratico. Salvemini, infatti, inizialmente riteneva quasi impossibile un ritorno alle origini dopo il raggiungimento di un processo democratico: l'avvento dei suddetti regimi dittatoriali dovettero però smentirlo. "Proprio per questo motivo – ha concluso il Prof. Bucchi – il pensiero salveminino arrivò a concepire l'estrema difesa delle istituzioni democratiche e dei suoi regimi".
Nella serata di ieri, all'interno dell'aula consiliare "G. Carnicella" si è tenuto uno degli eventi clou programmati dall'Amministrazione Comunale nell'intento (già annunciato in conferenza stampa) di far conoscere quanto più possibile il pensiero di uno dei più importanti antifascisti della storia italiana.
Ed infatti proprio attraverso le parole del prof. Sergio Bucchi dell'Università "La Sapienza" di Roma, alla presenza del Sindaco Tommaso Minervini e dell'Assessora alla Cultura Sara Allegretta, è emerso ancora una volta il Salvemini pensiero su temi tanto cari alla sopravvivenza di una democrazia e dei suoi principi. "Democrazie e dittatura nel pensiero di Gaetano Salvemini": questo il titolo della lectio magistralis tenuta dal docente dell'università romana sullo storico molfettese, celebre per essersi distinto nella lotta contro il fascismo e contro le dittature, in favore di quella democrazia tanto auspicata e descritta in tutte le sue memorie.
A precedere l'intervento del prof. Sergio Bucchi vi è stato quello del Prof. Vito Leuzzi , Direttore dell'Istituto Pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea "Tommaso Fiore" di Bari. E' stato proprio Leuzzi a sottolineare il profondo legame tra Salvemini e la Città di Molfetta, che a suo dire lo ha sostenuto anche nei momenti più difficili della sua vita e che analogamente egli ha rappresentato, insieme a tutta la Terra di Bari, in seno al Parlamento durante gli anni della sua permanenza. "Essere un democratico significa innanzitutto fregiarsi di umiltà, senza considerarsi un Dio": queste le parole di Gaetano Salvemini riprese opportunamente dal Prof. Leuzzi. Parole che di fatto hanno anticipato l'intenso intervento del Prof. Bucchi dall'arduo compito di sintetizzare ma al tempo stesso delineare il pensiero salveminiano sulla profonda concezione di democrazia.
"Un regime libero può non essere un regime democratico, ma un regime democratico deve per forza essere un regime libero": da qui è partito il prof. Bucchi, nella serata di ieri che ha visto anche la partecipazione di un gruppo di studenti, per introdurre quello che Gaetano Salvemini considerò per tutta la sua vita il cavallo di battaglia per la lotta alle oligarchie. Nei primi anni del Novecento, Gaetano Salvemini giunse ben presto alla convinzione che il socialismo era realizzabile soltanto nella più pratica forma del riformismo politico. Una battaglia che il socialista molfettese condusse contro gli stessi riformisti a cui apparteneva.
Da non dimenticare la battaglia di Salvemini in favore del suffragio universale maschile e femminile, che successivamente Giovanni Giolitti concesse non per merito del partito socialista. Davvero suggestive le letture dei diari che Gaetano Salvemini scrisse tra il 1921 e il 1923, quando per lui si aprì una fase di riflessione, da cui emerse da un lato un senso di sconfitta per le vicende storiche di quel periodo ma dall'altro una nuova visione di democrazia riassunta nell'allineamento delle istituzioni democratiche (che mezza Europa ormai aveva adottato) , dei partiti democratici e degli ideali democratici. Una nuova idea di democrazia contrapposta a quell'oligarchia che pian piano si andava affermando attraverso il regime fascista, nazista e stalinista.
La lectio magistralis del Prof. Bucchi si è conclusa analizzando il pensiero finale di Gaetano Salvemini, il quale dovette in qualche modo tornare sui suoi passi proprio in merito alla costituzione del processo democratico. Salvemini, infatti, inizialmente riteneva quasi impossibile un ritorno alle origini dopo il raggiungimento di un processo democratico: l'avvento dei suddetti regimi dittatoriali dovettero però smentirlo. "Proprio per questo motivo – ha concluso il Prof. Bucchi – il pensiero salveminino arrivò a concepire l'estrema difesa delle istituzioni democratiche e dei suoi regimi".