Furti nei negozi, arrestato un 47enne. Era l'incubo dei commercianti
Tre gli episodi contestati dai Carabinieri: l'uomo, già arrestato lo scorso 19 marzo, è stato individuato dopo una serrata indagine
venerdì 30 aprile 2021
10.01
Tre episodi contestati, un colpo dietro l'altro, e quasi tutti riusciti. I suoi obiettivi erano molto comuni, soprattutto esercizi commerciali e, di conseguenza, i bottini non memorabili. Da pochi euro. Di sicuro il 47enne Giuseppe Mezzina, censurato del posto, negli ultimi mesi, era diventato l'incubo degli esercenti di Molfetta.
L'uomo, noto alle forze dell'ordine, ha agito di notte, in pieno coprifuoco per la pandemia, fra agosto e ottobre dello scorso anno: due i furti consumati, uno quello tentato. I colpi hanno creato enorme allarme sociale nella rete commerciale cittadina. I Carabinieri della locale Compagnia, diretti dal capitano Francesco Iodice, hanno iniziato, allora, a dargli la caccia: hanno raccolto vari indizi, incrociato alcuni dati e analizzato con scrupolo numerose telecamere di videosorveglianza.
E ora, dopo una serrata indagine della Sezione Operativa, il reparto del sottotenente Domenico Mastromauro, è arrivato il momento di pagare il conto per quelle incursioni. Tre, come detto, quelle attribuite alla sua mano. L'uomo è stato attinto da una prima ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani e messo ai domiciliari e da una seconda che ha disposto l'aggravamento della misura, dai domiciliari al penitenziario di Trani.
Il primo stop alla sua "attività", come forse più di qualcuno ricorderà, risale al 19 marzo scorso, quando il 47enne, insieme a suo figlio, di 18 anni, è stato arrestato dalla Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Trani. I due, spostandosi in trasferta da Molfetta a Trani, hanno messo a segno alcuni furti nei negozi agendo in orario di apertura o chiusura: il padre s'introduceva nelle attività per rubare la merce, mentre il figlio - che per queste storie è tornato in libertà - era il suo palo.
«Nel corso dell'interrogatorio dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani - ha detto il suo avvocato Maurizio Altomare, sul caso di Molfetta - il protagonista di questa vicenda ha ammesso le proprie responsabilità, evidenziando come si sia trattato di un grave errore commesso dopo che gli era stato sospeso il Reddito di Cittadinanza e, in assenza di un lavoro, s'è trovato nelle condizioni di non avere alcun mezzo di sussistenza per sé e il suo figlio disabile».
«Si tratta - ha concluso il penalista Altomare - di condotte esecrabili, ma che ci danno l'idea della presenza, anche nella nostra città, di grosse sacche di disagio e povertà sulle quali occorrerebbe intervenire». Sacche di povertà sempre più ampie, dunque, e nuove fasce della popolazione scivolate verso il disagio sociale.
L'uomo, noto alle forze dell'ordine, ha agito di notte, in pieno coprifuoco per la pandemia, fra agosto e ottobre dello scorso anno: due i furti consumati, uno quello tentato. I colpi hanno creato enorme allarme sociale nella rete commerciale cittadina. I Carabinieri della locale Compagnia, diretti dal capitano Francesco Iodice, hanno iniziato, allora, a dargli la caccia: hanno raccolto vari indizi, incrociato alcuni dati e analizzato con scrupolo numerose telecamere di videosorveglianza.
E ora, dopo una serrata indagine della Sezione Operativa, il reparto del sottotenente Domenico Mastromauro, è arrivato il momento di pagare il conto per quelle incursioni. Tre, come detto, quelle attribuite alla sua mano. L'uomo è stato attinto da una prima ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani e messo ai domiciliari e da una seconda che ha disposto l'aggravamento della misura, dai domiciliari al penitenziario di Trani.
Il primo stop alla sua "attività", come forse più di qualcuno ricorderà, risale al 19 marzo scorso, quando il 47enne, insieme a suo figlio, di 18 anni, è stato arrestato dalla Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Trani. I due, spostandosi in trasferta da Molfetta a Trani, hanno messo a segno alcuni furti nei negozi agendo in orario di apertura o chiusura: il padre s'introduceva nelle attività per rubare la merce, mentre il figlio - che per queste storie è tornato in libertà - era il suo palo.
«Nel corso dell'interrogatorio dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani - ha detto il suo avvocato Maurizio Altomare, sul caso di Molfetta - il protagonista di questa vicenda ha ammesso le proprie responsabilità, evidenziando come si sia trattato di un grave errore commesso dopo che gli era stato sospeso il Reddito di Cittadinanza e, in assenza di un lavoro, s'è trovato nelle condizioni di non avere alcun mezzo di sussistenza per sé e il suo figlio disabile».
«Si tratta - ha concluso il penalista Altomare - di condotte esecrabili, ma che ci danno l'idea della presenza, anche nella nostra città, di grosse sacche di disagio e povertà sulle quali occorrerebbe intervenire». Sacche di povertà sempre più ampie, dunque, e nuove fasce della popolazione scivolate verso il disagio sociale.