"Francesco Padre" venti anni alla ricerca di verità e giustizia
Presentato il cortometraggio della regista Donatella Altieri in ricordo della cinque vittime
mercoledì 5 novembre 2014
7.11
4 novembre 1994 - 4 novembre 2014. Venti anni sono passati dalla tragedia del Francesco Padre, il motopeschereccio molfettese affondato nelle acque dell'Adriatico durante una battuta di pesca. Venti anni di silenzi, omissis, indagini, segreti di Stato, verità negate su quello che accadde nella notte tra il 3 e il 4 novembre del 1994. Per Giovanni Pansini, Luigi de Giglio, Saverio Gadaleta, Francesco Zaza, Mario de Nicolo, componenti dell'equipaggio del peschereccio, e il fedele cane Leone quella di vent'anni fa doveva essere una normale giornata di lavoro. Non fu così.
L'altra sera per ricordare e raccontare quanto è accaduto l'incontro presso la chiesa della Madonna della Rosa, non solo una commemorazione.
Presenti quanti a vario titolo hanno incrociato sulla loro strada la storia del "Francesco Padre", l'ammiraglio Salvatore Giuffrè, il magistrato Nicola Magrone, il giornalista Gianni Lannes, il responsabile del gruppo operativo subacquei della Marina Militare Giovanni Modugno, il palombaro della Marina Militare Angelo Nitti, il sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, l'avvocato delle famiglie Nicky Persico e Maria Pansini, figlia del comandante del Francesco Padre.
Un incontro carico di emozione, di commozione, di voglia da parte delle famiglie, della marineria e dell'intera città di sapere la verità giudiziaria su quel 4 novembre 1994.
In quelle acque era in corso l'operazione militare "Sharp Guard", ma il caso viene archiviato nel 1997 con l'ipotesi di una deflagrazione interna al peschereccio, sospettato di trasportare illegalmente esplosivo. Ma i familiari e la marineria molfettese non ci stanno ad essere infangati, tutti sostengono a gran voce «quegli uomini stavano solo lavorando».
E' solo nel 2010 che la procura di Trani riapre l'indagine ipotizzando il reato di "omicidio volontario". Nel 2011 viene effettuata nuovamente, dopo quella del 1996, l'ispezione a 243 metri di profondità del relitto del Francesco Padre.
Di grande impatto le immagini che i responsabili del gruppo operativo subacquei della nave "Anteo" hanno fatto vedere per la prima volta ai presenti. Dalle profondità marine sono tornate a galla reperti utili alle indagini, ora la magistratura deve fare il suo corso.
Grande commozione ha suscitato il cortometraggio "Francesco Padre" della regista Donatella Altieri, presentato ieri in anteprima nazionale. La regista dice del suo lavoro: «la storia si libera così degli omissis e delle sentenze e prova a navigare acque diverse, in cui tutto è permesso, in cui possiamo ripensare le regole e le azioni, i dialoghi e i silenzi».
Quei silenzi che sono stati un filo rosso in questi anni, ma che poi sono esplosi, in diverse forme, in un urlo collettivo di richiesta di verità e giustizia. Richiesta che arriva attraverso il loro sostegno all'iniziativa dalla Regione Puglia e dai comuni di Monopoli, Mola di Bari, Bisceglie, Manfredonia, Ortona, Vasto, Termoli, Giulianova, San Benedetto del Tronto.
E poi c'è quel mare che non ha confini, quel mare che ha tolto mariti, padri, figli, fratelli, amici, ma che rimane sempre presente anche con il suo odore che per uno strano gioco di correnti, ha pervaso il sagrato della Chiesa, quasi a testimoniare la presenza di quelle cinque vite spezzate in mare, ma vive nel ricordo dei loro cari e della città.
Nelle parole di Maria Pansini e del responsabile del gruppo operativo subacquei della Marina Militare nave Anteo, Giovanni Modugno, il senso della serata.
L'altra sera per ricordare e raccontare quanto è accaduto l'incontro presso la chiesa della Madonna della Rosa, non solo una commemorazione.
Presenti quanti a vario titolo hanno incrociato sulla loro strada la storia del "Francesco Padre", l'ammiraglio Salvatore Giuffrè, il magistrato Nicola Magrone, il giornalista Gianni Lannes, il responsabile del gruppo operativo subacquei della Marina Militare Giovanni Modugno, il palombaro della Marina Militare Angelo Nitti, il sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, l'avvocato delle famiglie Nicky Persico e Maria Pansini, figlia del comandante del Francesco Padre.
Un incontro carico di emozione, di commozione, di voglia da parte delle famiglie, della marineria e dell'intera città di sapere la verità giudiziaria su quel 4 novembre 1994.
In quelle acque era in corso l'operazione militare "Sharp Guard", ma il caso viene archiviato nel 1997 con l'ipotesi di una deflagrazione interna al peschereccio, sospettato di trasportare illegalmente esplosivo. Ma i familiari e la marineria molfettese non ci stanno ad essere infangati, tutti sostengono a gran voce «quegli uomini stavano solo lavorando».
E' solo nel 2010 che la procura di Trani riapre l'indagine ipotizzando il reato di "omicidio volontario". Nel 2011 viene effettuata nuovamente, dopo quella del 1996, l'ispezione a 243 metri di profondità del relitto del Francesco Padre.
Di grande impatto le immagini che i responsabili del gruppo operativo subacquei della nave "Anteo" hanno fatto vedere per la prima volta ai presenti. Dalle profondità marine sono tornate a galla reperti utili alle indagini, ora la magistratura deve fare il suo corso.
Grande commozione ha suscitato il cortometraggio "Francesco Padre" della regista Donatella Altieri, presentato ieri in anteprima nazionale. La regista dice del suo lavoro: «la storia si libera così degli omissis e delle sentenze e prova a navigare acque diverse, in cui tutto è permesso, in cui possiamo ripensare le regole e le azioni, i dialoghi e i silenzi».
Quei silenzi che sono stati un filo rosso in questi anni, ma che poi sono esplosi, in diverse forme, in un urlo collettivo di richiesta di verità e giustizia. Richiesta che arriva attraverso il loro sostegno all'iniziativa dalla Regione Puglia e dai comuni di Monopoli, Mola di Bari, Bisceglie, Manfredonia, Ortona, Vasto, Termoli, Giulianova, San Benedetto del Tronto.
E poi c'è quel mare che non ha confini, quel mare che ha tolto mariti, padri, figli, fratelli, amici, ma che rimane sempre presente anche con il suo odore che per uno strano gioco di correnti, ha pervaso il sagrato della Chiesa, quasi a testimoniare la presenza di quelle cinque vite spezzate in mare, ma vive nel ricordo dei loro cari e della città.
Nelle parole di Maria Pansini e del responsabile del gruppo operativo subacquei della Marina Militare nave Anteo, Giovanni Modugno, il senso della serata.