Finì in carcere per maltrattamenti, arriva l'assoluzione per un 44enne
L'uomo era accusato di aver maltrattato e aggredito con un calcio la ex moglie. Per i giudici: «Il fatto non sussiste»
giovedì 12 settembre 2024
8.39
Ha trascorso poco meno di un anno in carcere, poi ai domiciliari, con l'accusa di aver aggredito in più circostanze, sia verbalmente che fisicamente, la ex moglie, colpendola anche con un calcio alla mano. Ma alla fine è stato assolto dall'accusa più grave, quella di maltrattamenti in famiglia, perché «il fatto non sussiste».
Il dispositivo di primo grado è stato emesso dalla sezione collegiale del Tribunale di Trani (presidente Rossella Volpe) che ha condiviso le argomentazioni della difesa e dell'avvocato Maurizio Masellis, revocando la misura cautelare a cui l'uomo, un 44enne di Molfetta, era sottoposto. Stando alla denuncia della donna, di 40 anni, l'imputato le avrebbe reso la vita impossibile, «sottoponendola ad un regime di vita umiliante e di sopraffazione, con offese, ingiurie e gravi minacce».
Sin dal 2017, infatti, «la minacciava di morte che avrebbe dovuto patire per mano sua, dicendole che avrebbe utilizzato la sua testa come un pallone». Non solo: ad agosto dell'anno scorso, dopo la separazione, «seguiva» la donna «e si appostava per controllare le sue frequentazioni e i suoi spostamenti». L'uomo, oltre ad averle chiesto spesso «di tornare insieme», avrebbe manifestato nel tempo maggiore violenza, come quando, a settembre 2023, l'avrebbe colpita con un calcio.
Dopo averla attesa davanti ad una palestra di Molfetta, infatti, «la aggrediva con un calcio alla mano destra». In sede dibattimentale, però, l'accusa non ha retto e il 44enne è stato assolto dall'accusa più grave, finendo per essere condannato a 6 mesi - la difesa farà ricorso - per lesioni personali. Le motivazioni in 90 giorni.
Il dispositivo di primo grado è stato emesso dalla sezione collegiale del Tribunale di Trani (presidente Rossella Volpe) che ha condiviso le argomentazioni della difesa e dell'avvocato Maurizio Masellis, revocando la misura cautelare a cui l'uomo, un 44enne di Molfetta, era sottoposto. Stando alla denuncia della donna, di 40 anni, l'imputato le avrebbe reso la vita impossibile, «sottoponendola ad un regime di vita umiliante e di sopraffazione, con offese, ingiurie e gravi minacce».
Sin dal 2017, infatti, «la minacciava di morte che avrebbe dovuto patire per mano sua, dicendole che avrebbe utilizzato la sua testa come un pallone». Non solo: ad agosto dell'anno scorso, dopo la separazione, «seguiva» la donna «e si appostava per controllare le sue frequentazioni e i suoi spostamenti». L'uomo, oltre ad averle chiesto spesso «di tornare insieme», avrebbe manifestato nel tempo maggiore violenza, come quando, a settembre 2023, l'avrebbe colpita con un calcio.
Dopo averla attesa davanti ad una palestra di Molfetta, infatti, «la aggrediva con un calcio alla mano destra». In sede dibattimentale, però, l'accusa non ha retto e il 44enne è stato assolto dall'accusa più grave, finendo per essere condannato a 6 mesi - la difesa farà ricorso - per lesioni personali. Le motivazioni in 90 giorni.