Felice Spaccavento: «Perché via dal Comitato per l'ospedale unico del nord barese»

Il dottore molfettese spiega le ragioni della scelta

lunedì 27 agosto 2018
A cura di Matteo Diamante
La sua decisione, giunta in piena estate, ha lasciato tutti di stucco.
Ha lasciato perplessi tutti coloro i quali avevano identificato il Progetto dell'Ospedale Unico di Primo livello con il suo nome, quello di Felice Spaccavento.

Una decisione che per molti ha lasciato un vuoto, mentre per molti altri è stata vista come una resa dinanzi ad una questione burocraticamente e politicamente complessa.
«Era una decisione necessaria e ormai inevitabile – ha risposto Spaccavento, nell'intervista a noi rilasciata - È stata ed è dolorosa, ma è irreversibile. Ma non è una resa: al contrario. Il progetto è in gran parte una creatura mia e si può immaginare con quale passione io ancora lo guardi: come un padre che vede il figlio andare avanti da solo. Un po' ne sei orgoglioso e un po' ti manca. Ma è così che deve andare. Così si cresce. Il progetto in realtà è figlio del Territorio, dei suoi problemi, dei suoi drammi e delle sue potenzialità. È giusto che oggi cammini con le gambe dei Cittadini e non solo con quelle di chi l'ha messo al mondo. La salute è un obiettivo fondamentale per tutti, e solo tutti insieme lo si raggiunge». A dare il via ad un progetto, come già accennato, pienamente condiviso era stata la sottoscrizione dell'ormai celebre Carta di Ruvo, in un incontro a cui aveva partecipato anche lo stesso Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Dunque perché il progetto stenta ancora a decollare e soprattutto in che cosa consistono le criticità per la scelta della sede?
«È una bella domanda ma non ho la risposta – ha proseguito l'anestesista e rianimatore - Ipotizzo che il presidente Emiliano abbia incontrato e incontri delle resistenze che lo hanno costretto e ancora lo costringono a non realizzare il suo impegno messo nero su bianco nella Carta di Ruvo. Mi auguro, se così è (e ripeto che è solo una mia ipotesi) che il Presidente ritrovi la forza, la determinazione e il modo per portare a termine quel bellissimo impegno,anche con l'aiuto, su cui non ho dubbi, della nuova leadership che il Comitato per l'Ospedale Unico sceglierà» Nel frattempo, le urgenze sanitarie a cui fisiologicamente un territorio, che conta oltre 200 mila abitanti, non possono attendere. Il diritto alla salute è qualcosa che va oltre queste vicissitudini, le quali inevitabilmente rischiano di generare incertezze anche nel personale medico e paramedico. «Si può immaginare la situazione di scontento del personale che regge in prima linea lo sforzo e le emergenze continue, con armi spuntate e spesso senza armi – ha commentato Felice Spaccavento - Lo scontento che viene fuori è solo l'uno per mille di quello che rimane confinato tra le mura ospedaliere. Almeno per ora. Mi auguro che una ripresa congiunta del Progetto Ospedale Unico possa prevenire l'esplosione di problematiche che ora stanno pericolosamente covando, riportando l'atmosfera su un piano di serenità, di adeguatezza ed efficienza che sono tutte componenti indispensabili per fornire un servizio sanitario all'altezza delle sfide ormai quotidiane». Recentemente, nell'annunciare questa sua decisione, il medico molfettese ha affermato che non si può continuare a "combattere le malattie e le urgenze con armi a salve" e che "ospedali come i nostri, così come sono concepiti, sono destinati a morire". Affermazioni significative che meglio inquadrano una situazione critica e rischiosa per chi dovesse decidere di affidare la propria salute ai presidi ospedalieri di questo territorio.
«Confermo che gli ospedali così come sono vanno incontro a chiusura sicura e trasformazione in unità di base – ha evidenziato il promotore del progetto - perché non possono produrre i volumi previsti dal piano di riordino e dal dm 70, ma soprattutto perché, con nosocomi tutti incompleti ed eccellenze sparse in modo disorganico sul territorio, l'offerta sanitaria risulterà sempre inferiore alla domanda, specie sul piano qualitativo. Senza contare che, sul piano strettamente legale, l'assenza di rianimazione e unità di terapia intensiva pone diversi reparti in condizione non solo di pericolo sul piano operativo, ma persino di illegittimità sul piano legale. Con tutte le prevedibili conseguenze».

Nonostante mille difficoltà, il progetto per la costituzione dell'Ospedale Unico andrà avanti, sebbene al momento è orfano di un suo responsabile.
«Sicuramente il Progetto continua – ha proseguito Spaccavento nel corso dell'intervista - ho in questo senso rassicurazioni convincenti. E d'altra parte è un Progetto di cui il Territorio non può fare a meno. Se la gente sapesse in che condizioni lavoriamo. Detto questo sarà il Comitato stesso a scegliere il mio successore, non so in quali termini ma le persone che lo compongono hanno talmente tante capacità, senso del bene pubblico e amore per la partecipazione, che chiunque scelgano sarà un'ottima scelta. Io darò sempre il mio sostegno al Progetto, limitatamente agli aspetti medico-scientifici. Sul piano politico-istituzionale invece la mia decisione è presa e non torno indietro. Ci ho messo la mia faccia e la mia firma. ora spetta ad altri fare la loro parte e voglio essere fiducioso che la faranno. Il Territorio non può più aspettare e la Salute non è un bene con cui si possa scherzare».

A fare arenare il progetto sarebbe, tra le altre cose, la difficoltà nella scelta della sede che dovrebbe ricadere o su Molfetta o su Corato. Non è di questo avviso il medico molfettese, che continua non soltanto a credere in quella che ha definito anche una sua creatura, ma soprattutto a ritenerla l'unica soluzione.
«Quello della sede è un falso problema – ha commentato - come abbiamo detto e ridetto. La battaglia dei campanili è un grave sintomo di miopia e di arretratezza politica. Le città e le amministrazioni che "difendono il loro ospedale" o sono nell'ignoranza o sono in malafede. Perché se sapessero ciò che dicono, saprebbero che nessuna Città ha un Ospedale completo come quello del nostro Progetto; e che difendere l'ospedale della propria Città significa difendere una struttura incompleta, carente, e in certi casi pericolosa, perché non attrezzata per le urgenze gravi. Mi auguro che anche su questo ci possa essere una crescita di informazione e di coinvolgimento, che spieghi la situazione anche ai cittadini che non accedono a internet e ai mezzi evoluti di comunicazione. Ecco – ha poi concluso - se potessi dare un suggerimento a chi mi seguirà, sarebbe questo. Coinvolgere e informare il maggior numero possibile di cittadini e utenti. Questa è la chiave del successo del progetto. Noi abbiamo posto le basi. Chi verrà ora avrà il compito di farlo fiorire».