Falso patronato, ma non era vero: assolto in Appello un 78enne di Molfetta
L'uomo, Mauro Squeo, era stato condannato a 2 anni e 6 mesi in primo grado. Venerdì l'assoluzione «perché il fatto non sussiste».
lunedì 22 aprile 2024
Un incubo durato sette anni, alla ricerca di una verità che è arrivata solo venerdì scorso. La vicenda giudiziaria di Mauro Squeo inizia nel 2017, quando la Guardia di Finanza scopre un falso patronato a Molfetta, denunciando otto persone. Fra cui l'uomo, oggi di 78 anni, condannato a 2 anni e 6 mesi per tentata estorsione.
Venerdì la terza sezione penale della Corte di Appello di Bari (presidente Adolfo Blattman D'Amelj) ha ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendo l'imputato «perché il fatto non sussiste». I fatti risalgono a gennaio 2017, quando i militari scoprirono un falso ufficio del patronato Inapi denunciando otto persone, un falso funzionario, quattro dipendenti, due medici e un avvocato, accusate di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, nonché di estorsione, falso e peculato.
Dagli accertamenti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, sarebbe emerso che Squeo, ritenuto «un falso funzionario», nel 2014, avrebbe frodato vari cittadini, costretti, talvolta sotto minaccia, ad erogare le contribuzioni in denaro per la gestione delle pratiche finalizzate al conseguimento di benefici economici e previdenziali. Col finto impiegato, due medici e un avvocato avrebbero ottenuto vantaggi dagli ignari utenti, obbligati a pagare per sottoporsi a visite mediche.
Il 78enne, a gennaio 2021, fu l'unico ad essere condannato per il reato di tentata estorsione: 2 anni e 6 mesi. Ma non si è perso d'animo. E ha presentato ricorso, assistito dall'avvocato Felice Petruzzella: i giudici, al di là della prescrizione, l'hanno assolto con formula piena che ripaga, in parte, l'uomo dall'ingiustizia subita.
Venerdì la terza sezione penale della Corte di Appello di Bari (presidente Adolfo Blattman D'Amelj) ha ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendo l'imputato «perché il fatto non sussiste». I fatti risalgono a gennaio 2017, quando i militari scoprirono un falso ufficio del patronato Inapi denunciando otto persone, un falso funzionario, quattro dipendenti, due medici e un avvocato, accusate di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, nonché di estorsione, falso e peculato.
Dagli accertamenti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, sarebbe emerso che Squeo, ritenuto «un falso funzionario», nel 2014, avrebbe frodato vari cittadini, costretti, talvolta sotto minaccia, ad erogare le contribuzioni in denaro per la gestione delle pratiche finalizzate al conseguimento di benefici economici e previdenziali. Col finto impiegato, due medici e un avvocato avrebbero ottenuto vantaggi dagli ignari utenti, obbligati a pagare per sottoporsi a visite mediche.
Il 78enne, a gennaio 2021, fu l'unico ad essere condannato per il reato di tentata estorsione: 2 anni e 6 mesi. Ma non si è perso d'animo. E ha presentato ricorso, assistito dall'avvocato Felice Petruzzella: i giudici, al di là della prescrizione, l'hanno assolto con formula piena che ripaga, in parte, l'uomo dall'ingiustizia subita.