Exprivia perde la commessa... e i lavoratori il lavoro?
Ecco il documento redatto dai lavoratori di Exprivia Project
lunedì 18 maggio 2015
7.58
«Siamo estremamente fiduciosi che l'azienda si impegnerà nel garantire il nostro lavoro, ma non ci riteniamo soddisfatti, anzi per alcuni aspetti siamo delusi dalle non-risposte ricevute». Comincia così il lungo comunicato sottoscritto dai lavoratori di Exprivia Project autoconvocati, dopo la notizia, ormai nota, relativa al fatto che la società Exprivia Projects ha perso la commessa con Enel Energia e questo comporterà, il rischio è forte, la perdita del lavoro, per duecento lavoratori.
«Siamo fortemente preoccupati dall'assenza di certezze per i nostri prossimi giorni lavorativi in quanto, ad ora, non conosciamo le tempistiche e le modalità del ramp down (modalità con cui la commessa verrà trasferita dalla vecchia alla nuova azienda). In questi anni abbiamo maturato professionalità e competenze che potrebbero rimanere improduttive se l'esito della vicenda sarà il più disastroso per noi lavoratori; eppure negli ultimi mesi molti di noi hanno accolto con piena soddisfazione la trasformazione del proprio contratto a tempo determinato nel nuovo a tempo indeterminato in conformità a quanto previsto dal jobs act.
Potrebbe essere l'indeterminato più breve della storia».
E poi. «E' nostra volontà essere disponibili ad un confronto con quanti vorranno garantire la conservazione del nostro posto di lavoro per il quale abbiamo e continueremo ad impegnarci al massimo, pertanto formuliamo alcune proposte:
• tutelare quei lavoratori e quelle lavoratrici che nelle prossime settimane vedranno con la scadenza del proprio contratto a tempo determinato il mancato rinnovo;
• garantire la migrazione dei lavoratori verso la nuova azienda vincitrice della commessa senza perdere alcun posto di lavoro, in conformità alla Direttiva Europea 23/2001.
Chiediamo a tutti i lavoratori e lavoratrici di essere solidali con il dramma di circa 400 colleghi che si ritroveranno senza lavoro e senza stipendio e a tutte le istituzioni del territorio, ai sindacati e alle aziende interessate di non lasciare nulla di intentato per garantire il nostro diritto al lavoro».
Sulla vicenda si registra l'intervento di Rifondazione comunista.
«Di fronte a crisi del genere la soluzione c'è' e sono anni che le lavoratrici e i lavoratori del settore chiedono con forza - spiegano i vertici del partito in una nota - l'introduzione delle clausole sociali di salvaguardia occupazionale che obbligherebbero il vincitore della nuova commessa ad assorbire i lavoratori dell'azienda che perde la commessa stessa. E invece la politica, centrodestra e centrosinistra senza distinzioni, si dimostra impermeabile al bisogno di sicurezza che lavoratori e lavoratrici rivendicano, generalizzando la precarietà del mondo del lavoro con il Jobs Act e con la cancellazione dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori.
Le responsabilità politiche sono anche da attribuire alla politica locale che da decenni ha svenduto il nostro territorio a grandi gruppi commerciali e a un modello di sviluppo a "termine" che garantisce nel breve e medio periodo il consenso per il politico di turno ma che danneggia il futuro dello sviluppo della nostra città.
Di fronte a questa ennesima emergenza esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori e garantiamo sin da subito il nostro sostegno in qualsiasi forma. Chiediamo con forza alle istituzioni locali di non rimanere alla finestra ma di assumersi, per questa e altre vertenze, la responsabilità di garantire i posti di lavoro a partire da quelli precari.
Rifondazione Comunista e L'Altra Puglia chiedono con forza che chi ha investito nella nostra città usufruendo di agevolazioni ricevute dalla politica locale e nazionale non può fregarsene del futuro di oltre 200 famiglie».
«Siamo fortemente preoccupati dall'assenza di certezze per i nostri prossimi giorni lavorativi in quanto, ad ora, non conosciamo le tempistiche e le modalità del ramp down (modalità con cui la commessa verrà trasferita dalla vecchia alla nuova azienda). In questi anni abbiamo maturato professionalità e competenze che potrebbero rimanere improduttive se l'esito della vicenda sarà il più disastroso per noi lavoratori; eppure negli ultimi mesi molti di noi hanno accolto con piena soddisfazione la trasformazione del proprio contratto a tempo determinato nel nuovo a tempo indeterminato in conformità a quanto previsto dal jobs act.
Potrebbe essere l'indeterminato più breve della storia».
E poi. «E' nostra volontà essere disponibili ad un confronto con quanti vorranno garantire la conservazione del nostro posto di lavoro per il quale abbiamo e continueremo ad impegnarci al massimo, pertanto formuliamo alcune proposte:
• tutelare quei lavoratori e quelle lavoratrici che nelle prossime settimane vedranno con la scadenza del proprio contratto a tempo determinato il mancato rinnovo;
• garantire la migrazione dei lavoratori verso la nuova azienda vincitrice della commessa senza perdere alcun posto di lavoro, in conformità alla Direttiva Europea 23/2001.
Chiediamo a tutti i lavoratori e lavoratrici di essere solidali con il dramma di circa 400 colleghi che si ritroveranno senza lavoro e senza stipendio e a tutte le istituzioni del territorio, ai sindacati e alle aziende interessate di non lasciare nulla di intentato per garantire il nostro diritto al lavoro».
Sulla vicenda si registra l'intervento di Rifondazione comunista.
«Di fronte a crisi del genere la soluzione c'è' e sono anni che le lavoratrici e i lavoratori del settore chiedono con forza - spiegano i vertici del partito in una nota - l'introduzione delle clausole sociali di salvaguardia occupazionale che obbligherebbero il vincitore della nuova commessa ad assorbire i lavoratori dell'azienda che perde la commessa stessa. E invece la politica, centrodestra e centrosinistra senza distinzioni, si dimostra impermeabile al bisogno di sicurezza che lavoratori e lavoratrici rivendicano, generalizzando la precarietà del mondo del lavoro con il Jobs Act e con la cancellazione dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori.
Le responsabilità politiche sono anche da attribuire alla politica locale che da decenni ha svenduto il nostro territorio a grandi gruppi commerciali e a un modello di sviluppo a "termine" che garantisce nel breve e medio periodo il consenso per il politico di turno ma che danneggia il futuro dello sviluppo della nostra città.
Di fronte a questa ennesima emergenza esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori e garantiamo sin da subito il nostro sostegno in qualsiasi forma. Chiediamo con forza alle istituzioni locali di non rimanere alla finestra ma di assumersi, per questa e altre vertenze, la responsabilità di garantire i posti di lavoro a partire da quelli precari.
Rifondazione Comunista e L'Altra Puglia chiedono con forza che chi ha investito nella nostra città usufruendo di agevolazioni ricevute dalla politica locale e nazionale non può fregarsene del futuro di oltre 200 famiglie».