"Esplode la legalità a Molfetta?" Un dibattito per ricordare Gianni Carnicella
Conferenza ieri per commemorare il sindaco barbaramente ucciso
venerdì 6 luglio 2018
17.23
"Esplode la legalità?". È questo il titolo dato all'evento organizzato per la commemorazione del compianto Gianni Carnicella, assassinato 26 anni fa per mano di Cristoforo Brattoli.
Un evento divenuto un appuntamento con la città, non soltanto per commemorare una vittima di mafia, ma soprattutto per non dimenticare e fare in modo che tutto ciò non si verifichi ancora. Presenti alla serata di ieri presso la sala consiliare intitolata proprio al sindaco Carnicella, il presidio cittadino di Libera, Matteo d'Ingeo, promotore dell'iniziativa e Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e vice presidente di Avviso Pubblico.
Un proiettile recapitato nel 2009, atti intimidatori e poi i due attentati nella notte del 1 marzo e del 16 giugno: questo quanto accaduto al noto esponente del Liberatorio Politico. Avvenimenti che fanno molto riflettere e che vedono impegnati i Carabinieri della Compagnia di Molfetta in serrate indagini per assicurare alla giustizia gli autori di tali reati.
«Non voglio la scorta - ha commentato d'Ingeo nel corso del suo intervento - ma desidero più attenzione. Non voglio essere un eroe, ma al tempo stesso non voglio diventare un martire. La cittadinanza attiva fa parte di me e nei prossimi anni voglio continuare a narrare la storia che ha portato Gianni Carnicella a perire sotto i colpi di quel fucile a canne mozze di Cristoforo Brattoli».
Come perseguire la legalità nella nostra città?
«L'unità della comunità solleva quel sano dibattito e confronto capace di cambiare la politica in nome di quella legalità su cui tanto si discute - ha risposto Michele Abbaticchio - ed è quanto abbiamo fatto anche a Bitonto. Libera e i suoi presidi rappresentano oggi un'arma importante, in quanto rappresentano quell'aggregazione di cui questa società ha bisogno "attenzionare" le istituzioni».
Quella di ieri sera non è stata semplicemente una conferenza bloccata sugli interventi dei relatori, bensì un dibattito aperto al pubblico. Diversi i cittadini intervenuti, oltre a referenti di associazioni vicine, come testimoniato la scorsa settimana nell'incontro di piazza Municipio, a Matteo d'Ingeo.
«È la comunità che decide il vero cambiamento», ha proseguito il vice presidente di Avviso Pubblico, riferendosi esplicitamente all'abusivismo diffuso o ai mercati della droga che alimentano l'economia illegale delle città in cui viviamo.
Ed è proprio sul tema del cambiamento che la legalità si gioca una battaglia importante. «Non è vero che i politici sono tutti corrotti - ha precisato Abbatticchio -perché con questa affermazione si permette alle mafie di fare quel che si vuole e di raggiungere facilmente i fini sporchi che negli anni l'hanno caratterizzata».
Partire dall'educazione dei più piccoli per spezzare quella miserabile spirale dell'illegalità che si insinua come una serpe nelle abitudini dei minori: è questa una delle proposte rivolte proprio alle istituzioni, a volte assenti nell'educazione di chi in futuro dovrà divenire classe dirigente.
È intorno al ruolo delle istituzioni, della lotta all'abusivismo e di una presunta collusione delle stesse che gli intervenuti al dibattito di ieri sera hanno puntato il dito. Prevenire i fenomeni delinquenziali, ma come curarli? Questo lo spunto fornito dal medico Felice Spaccavento. «Dobbiamo smetterla di fare le marce per i morti - ha commentato - ma dobbiamo iniziare a marciare con e per i vivi».
È stato un dibattito vivo e partecipato, nel ricordo di Gianni Carnicella, ma guardando soprattutto al presente e a ciò che gli attentati a Matteo d'Ingeo rappresentano per una città come Molfetta, etichettata come sicura, dove la criminalità organizzata non ha attecchito, ma che continua, tuttavia, a confrontarsi con episodi che richiamano quei "venti" di mafia che non si possono ignorare.
Un evento divenuto un appuntamento con la città, non soltanto per commemorare una vittima di mafia, ma soprattutto per non dimenticare e fare in modo che tutto ciò non si verifichi ancora. Presenti alla serata di ieri presso la sala consiliare intitolata proprio al sindaco Carnicella, il presidio cittadino di Libera, Matteo d'Ingeo, promotore dell'iniziativa e Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e vice presidente di Avviso Pubblico.
Un proiettile recapitato nel 2009, atti intimidatori e poi i due attentati nella notte del 1 marzo e del 16 giugno: questo quanto accaduto al noto esponente del Liberatorio Politico. Avvenimenti che fanno molto riflettere e che vedono impegnati i Carabinieri della Compagnia di Molfetta in serrate indagini per assicurare alla giustizia gli autori di tali reati.
«Non voglio la scorta - ha commentato d'Ingeo nel corso del suo intervento - ma desidero più attenzione. Non voglio essere un eroe, ma al tempo stesso non voglio diventare un martire. La cittadinanza attiva fa parte di me e nei prossimi anni voglio continuare a narrare la storia che ha portato Gianni Carnicella a perire sotto i colpi di quel fucile a canne mozze di Cristoforo Brattoli».
Come perseguire la legalità nella nostra città?
«L'unità della comunità solleva quel sano dibattito e confronto capace di cambiare la politica in nome di quella legalità su cui tanto si discute - ha risposto Michele Abbaticchio - ed è quanto abbiamo fatto anche a Bitonto. Libera e i suoi presidi rappresentano oggi un'arma importante, in quanto rappresentano quell'aggregazione di cui questa società ha bisogno "attenzionare" le istituzioni».
Quella di ieri sera non è stata semplicemente una conferenza bloccata sugli interventi dei relatori, bensì un dibattito aperto al pubblico. Diversi i cittadini intervenuti, oltre a referenti di associazioni vicine, come testimoniato la scorsa settimana nell'incontro di piazza Municipio, a Matteo d'Ingeo.
«È la comunità che decide il vero cambiamento», ha proseguito il vice presidente di Avviso Pubblico, riferendosi esplicitamente all'abusivismo diffuso o ai mercati della droga che alimentano l'economia illegale delle città in cui viviamo.
Ed è proprio sul tema del cambiamento che la legalità si gioca una battaglia importante. «Non è vero che i politici sono tutti corrotti - ha precisato Abbatticchio -perché con questa affermazione si permette alle mafie di fare quel che si vuole e di raggiungere facilmente i fini sporchi che negli anni l'hanno caratterizzata».
Partire dall'educazione dei più piccoli per spezzare quella miserabile spirale dell'illegalità che si insinua come una serpe nelle abitudini dei minori: è questa una delle proposte rivolte proprio alle istituzioni, a volte assenti nell'educazione di chi in futuro dovrà divenire classe dirigente.
È intorno al ruolo delle istituzioni, della lotta all'abusivismo e di una presunta collusione delle stesse che gli intervenuti al dibattito di ieri sera hanno puntato il dito. Prevenire i fenomeni delinquenziali, ma come curarli? Questo lo spunto fornito dal medico Felice Spaccavento. «Dobbiamo smetterla di fare le marce per i morti - ha commentato - ma dobbiamo iniziare a marciare con e per i vivi».
È stato un dibattito vivo e partecipato, nel ricordo di Gianni Carnicella, ma guardando soprattutto al presente e a ciò che gli attentati a Matteo d'Ingeo rappresentano per una città come Molfetta, etichettata come sicura, dove la criminalità organizzata non ha attecchito, ma che continua, tuttavia, a confrontarsi con episodi che richiamano quei "venti" di mafia che non si possono ignorare.