Ermanno Berardi torna a Molfetta dopo 17 anni con una mostra di 300 opere

L'intervista al pittore che da sabato 21 settembre esporrà "Memorie di un tempo futuro" nella Sala dei Templari

giovedì 19 settembre 2024
A cura di Sara Fiumefreddo
«Riesco ancora ad avvertire la salsedine del mare di Molfetta dopo 17 anni che vivo in Friuli. Quando passeggio in una traversa dell'eventuale corso che sto percorrendo, penso di arrivare sul mio porto, a Molfetta». Poche ma emblematiche parole per raccontare il rapporto che l'artista molfettese Ermanno Berardi ha con la sua città d'origine. La stessa in cui è tornato da pochi giorni per esporre una mostra di 300 opere dal titolo "Memorie di un tempo futuro", che sarà inaugurata sabato 21 settembre, alle 18:30, nella Sala dei Templari.

«Il titolo della mostra è un ossimoro, l'artista vorrebbe che ciò che ha creato oggi potesse perdurare nel domani - spiega il pittore - i temi portanti sono quelli che ho trattato sempre e che non abbandonerò mai. Ad esempio il fondale marino è per me molto importante. Il mare è stato sempre dipinto dagli artisti in superficie, per i suoi bellissimi tramonti, ma quando mi fu regalata una piccola maschera subacquea, all'età di 4 anni, cominciai a vedere cose bellissime che trasporto nella mia pittura. Quello che nasconde il mare mi ha sempre incuriosito in modo incredibile».

Una fonte d'ispirazione molto ampia per l'artista, a cui piace definire il mare come "un grandissimo museo che non potremmo forse mai scoprire del tutto".

«Mi piacciono le creature guizzanti, i movimenti sfumati, gli elementi acquatici - prosegue - ma sono tanti i temi della mia mostra: il legame con la mia città, quindi la nostra marineria, il nostro mare, i nostri motopesca, la Banchina Seminario, il Duomo, tutti ricordi per me incancellabili. Poi c'è tanta paesaggistica, oltre al quadro nel quadro, che dà l'impressione che l'artista stia dipingendo in una tela».

Novità dell'esposizione sono i ready-made, nel linguaggio artistico definiti come oggetti di cui un artista si appropria, privandoli della loro funzione utilitaristica.

«Si tratta di oggetti di uso comune, come le sedie, che l'artista eleva al ruolo di oggetto d'arte, così come sono - continua Berardi - io, invece, ricreo l'oggetto, ne cambio il colore, gli dono una nuova vita. In mostra, ad esempio, si potrà notare un braciere della fine dell'Ottocento che è stato completamente rimaneggiato».

Ci sono anche temi di calibro universale come l'amore, la coppia, i primi passi. Un'esposizione che punta a raggiungere un target eterogeneo in una città del Sud che a Berardi manca tanto per la sua lentezza che permette di pensare e di godere delle piccole cose, oltre che per il profumo del mare.

L'esperienza dell'artista lo porta anche a riflettere sui giovani e a dar loro un consiglio importante: quello di fare le cose con passione, sin da piccoli (e, questo, sarebbe più un monito alle famiglie).

«Da grandi diventa tutto più complicato, non si fanno sempre le cose con amore ma spesso con altri obiettivi - osserva - gli stimoli in casa sono tutto: un atlante, una chitarra, un'enciclopedia. Tutte queste cose mi hanno incuriosito sin da bambino e le trovo ancora fondamentali affinchè i piccoli raggiungano una bellezza interiore che poi potranno, a loro volta, trasmettere ai propri figli. Parola d'artista».

«L'Italia è piena di arte - conclude Berardi - portiamo i nostri figli a vedere le mostre, facciamo visitare loro i musei».

Partendo proprio da Molfetta, dove l'esposizione, a ingresso gratuito, sarà visitabile fino al 3 novembre secondo gli orari della Sala dei Templari (chiusa il lunedì, aperta dal martedì al venerdì dalle 18:00 alle 21:00 e il sabato e la domenica anche di mattina, dalle 10:00 alle 13:00).