Enrico Lo Verso si racconta a MolfettaViva tra arte e cultura
L'attore è reduce dal successo di pubblico e critica dello spettacolo ne "La Cittadella degli Artisti"
domenica 27 gennaio 2019
Grande protagonista della serata alla Cittadella degli Artisti, l'attore Enrico Lo Verso si è volentieri concesso ai nostri microfoni dopo il suo spettacolo dedicato all'opera di Luigi Pirandello "Uno, nessuno e centomila".
Lo Verso ha in primis detto la sua opinione sul proprio ruolo sul palcoscenico: «A volte si può pensare che rappresentare opere di un certo calibro possa mettere in difficoltà l'attore teatrale. Per me non è così, perché fin da ragazzo non ho mai avvertito soggezione verso ciò che dovevo mettere in scena. Non ci si deve mai sentire inferiori rispetto all'opera su cui lavorare, anche se si tratta di testi scritti da grandi autori o interpretati da attori di un certo livello. Quando ti approcci a qualsiasi testo devi diventare tu il personaggio principale, dimenticando tutto ciò che c'è dietro. Il testo va letto e va reso proprio, con l'intento di poterlo vivere per divertirsi e soprattutto per non far annoiare il pubblico. Ecco, come se fosse scritto da un giovane e sconosciuto scrittore siciliano di nome Luigi Pirandello…».
Ovviamente interpretare un testo importante come la vicenda di Vitangelo Moscarda non è da poco: «Per ogni tipo di lavoro teatrale non ci deve essere un testo più importante di un altro. Ci sei tu e c'è quel testo, che in quel momento diventa per forza l'unico veramente importante per te che devi dargli vita. Soltanto così puoi essere pronto per soddisfare il tuo desiderio di comunicare le parole contenute nel testo. Per fortuna le parole di quest'opera di Pirandello sono di grande rilievo, perché serie e dense di significati. La scelta stessa delle parti da recitare nell'adattamento può essere legata a messaggi particolari che possono essere attuali anche se pensati circa un secolo fa. Per esempio, ho deciso di non tagliare la frase in cui Moscarda parla di un appezzamento di terreno venduto per una casa che vi doveva sorgere. Di per sé questo passaggio non è utile alla trama ma mi fa pensare a quel grave problema dell'abusivismo edilizio che da decenni è un problema dell'Italia, soprattutto al Sud. Penso a un Paese martoriato dal cemento, penso alle case che crollano perché non dovevano essere lì. Ogni parola dunque può nascondere dietro di sé un mondo intero. Sta a noi cercare di capire perché un autore abbia scelto delle parole e perché abbia voluto scriverle».
Lo Verso spiega così la sua aspirazione di fronte al pubblico: «Confesso di aver ricevuto la critica di un produttore, tempo fa, quando mi si diceva di non dover riadattare e modificare il testo originale dell'opera di Pirandello. Ma il teatro è una forma d'arte che è diversa dalla lettura, perciò va resa in maniera tale da essere efficace. L'obiettivo del nostro lavoro deve essere sempre quello di divertire e puoi farlo solo se riesci a lanciare dei messaggi che possono essere compresi. Solo così lo spettatore potrà momentaneamente estraniarsi dalla propria vita quotidiana, dalle proprie preoccupazioni, per godersi quella realtà altra che fin dall'antichità è rappresentata dal teatro. Il tempo passa ma questo modo di interagire fra un attore e un pubblico di ascoltatori continua ad avere qualcosa di magico».
Lo Verso ha in primis detto la sua opinione sul proprio ruolo sul palcoscenico: «A volte si può pensare che rappresentare opere di un certo calibro possa mettere in difficoltà l'attore teatrale. Per me non è così, perché fin da ragazzo non ho mai avvertito soggezione verso ciò che dovevo mettere in scena. Non ci si deve mai sentire inferiori rispetto all'opera su cui lavorare, anche se si tratta di testi scritti da grandi autori o interpretati da attori di un certo livello. Quando ti approcci a qualsiasi testo devi diventare tu il personaggio principale, dimenticando tutto ciò che c'è dietro. Il testo va letto e va reso proprio, con l'intento di poterlo vivere per divertirsi e soprattutto per non far annoiare il pubblico. Ecco, come se fosse scritto da un giovane e sconosciuto scrittore siciliano di nome Luigi Pirandello…».
Ovviamente interpretare un testo importante come la vicenda di Vitangelo Moscarda non è da poco: «Per ogni tipo di lavoro teatrale non ci deve essere un testo più importante di un altro. Ci sei tu e c'è quel testo, che in quel momento diventa per forza l'unico veramente importante per te che devi dargli vita. Soltanto così puoi essere pronto per soddisfare il tuo desiderio di comunicare le parole contenute nel testo. Per fortuna le parole di quest'opera di Pirandello sono di grande rilievo, perché serie e dense di significati. La scelta stessa delle parti da recitare nell'adattamento può essere legata a messaggi particolari che possono essere attuali anche se pensati circa un secolo fa. Per esempio, ho deciso di non tagliare la frase in cui Moscarda parla di un appezzamento di terreno venduto per una casa che vi doveva sorgere. Di per sé questo passaggio non è utile alla trama ma mi fa pensare a quel grave problema dell'abusivismo edilizio che da decenni è un problema dell'Italia, soprattutto al Sud. Penso a un Paese martoriato dal cemento, penso alle case che crollano perché non dovevano essere lì. Ogni parola dunque può nascondere dietro di sé un mondo intero. Sta a noi cercare di capire perché un autore abbia scelto delle parole e perché abbia voluto scriverle».
Lo Verso spiega così la sua aspirazione di fronte al pubblico: «Confesso di aver ricevuto la critica di un produttore, tempo fa, quando mi si diceva di non dover riadattare e modificare il testo originale dell'opera di Pirandello. Ma il teatro è una forma d'arte che è diversa dalla lettura, perciò va resa in maniera tale da essere efficace. L'obiettivo del nostro lavoro deve essere sempre quello di divertire e puoi farlo solo se riesci a lanciare dei messaggi che possono essere compresi. Solo così lo spettatore potrà momentaneamente estraniarsi dalla propria vita quotidiana, dalle proprie preoccupazioni, per godersi quella realtà altra che fin dall'antichità è rappresentata dal teatro. Il tempo passa ma questo modo di interagire fra un attore e un pubblico di ascoltatori continua ad avere qualcosa di magico».