Ecclesiadi 2014: al via il “secondo atto” con la Celebrazione Eucaristica
Lo sport è un bene per la comunità parrocchiale
domenica 27 aprile 2014
17.23
Lo sport è strumento di evangelizzazione. Senza dubbio è questo il messaggio che la decima edizione delle Ecclesiadi 2014 (che si svolgeranno dal 27 aprile al 3 Luglio nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) vuole trasmettere. Oggi il "secondo atto" con la Celebrazione eucaristica presieduta da don Franco Sancilio, parroco della Parrocchia di San Domenico e direttore della Pastorale dello Sport, Turismo, Tempo libero e Pellegrinaggi. Oggi siamo orfani di campioni dello sport cattolici, che possano essere da modello,però negli oratori ci sono milioni di ragazzi che fanno sport. Lo sport come in questa decima edizione delle olimpiadi dell'intera comunità diocesana deve essere integrato nella pastorale. Partendo dallo Sport si può far nascere un oratorio, perché lo sport ha grandi valori umani (quali l'integrazione sociale, la convivenza multietnica, l'intercultura, il senso della sconfitta) e valori cristiani. Nelle diocesi è fondamentale una progettualità condivisa e comune, in cui lo sport deve essere trasversalmente presente in tutti gli ambiti.
Quando formiamo il binomio «pastorale-sport» o «educazione-sport», vogliamo dire, in un'espressione condensata che senza togliere al gioco le sue caratteristiche di divertimento, sforzo ed eventualmente spettacolo, mettiamo tutto il fenomeno in rapporto con la crescita totale della persona o, se parliamo di pastorale, con la maturazione della fede e l'inserimento nella Chiesa. C'è un legame spontaneo e naturale, ma anche coscientemente voluto. Quando Don Bosco fu ordinato sacerdote pensò la propria azione pastorale, mettendovi il gioco come elemento fondamentale. Il suo primo programma si esprimeva in un trinomio: giocare, stare assieme, fare catechismo. Lui stesso giocava con i ragazzi. Non fu difficile constatare che il cortile attirava più della chiesa. Molti giovani che non sarebbero venuti in chiesa, erano invece attratti dal cortile. Non solo, ma in questa prima esperienza percepì l'importanza del gioco nella totalità della vita dei ragazzi. Don Bosco, nella sua esperienza di educatore, percepì che il gioco, oltre ad essere un elemento equilibrante e quindi necessario, sviluppa aspetti specifici nella formazione totale del ragazzo. È divenuto, quindi, per lui oggetto di riflessione, di osservazione, di organizzazione e di guida, tutti presupposti che sono senza dubbio alla base della decima edizione delle Ecclesiadi.
Quando formiamo il binomio «pastorale-sport» o «educazione-sport», vogliamo dire, in un'espressione condensata che senza togliere al gioco le sue caratteristiche di divertimento, sforzo ed eventualmente spettacolo, mettiamo tutto il fenomeno in rapporto con la crescita totale della persona o, se parliamo di pastorale, con la maturazione della fede e l'inserimento nella Chiesa. C'è un legame spontaneo e naturale, ma anche coscientemente voluto. Quando Don Bosco fu ordinato sacerdote pensò la propria azione pastorale, mettendovi il gioco come elemento fondamentale. Il suo primo programma si esprimeva in un trinomio: giocare, stare assieme, fare catechismo. Lui stesso giocava con i ragazzi. Non fu difficile constatare che il cortile attirava più della chiesa. Molti giovani che non sarebbero venuti in chiesa, erano invece attratti dal cortile. Non solo, ma in questa prima esperienza percepì l'importanza del gioco nella totalità della vita dei ragazzi. Don Bosco, nella sua esperienza di educatore, percepì che il gioco, oltre ad essere un elemento equilibrante e quindi necessario, sviluppa aspetti specifici nella formazione totale del ragazzo. È divenuto, quindi, per lui oggetto di riflessione, di osservazione, di organizzazione e di guida, tutti presupposti che sono senza dubbio alla base della decima edizione delle Ecclesiadi.