Due richieste di rinvio a giudizio per la tragedia alla Ittica Di Dio
L’udienza preliminare il prossimo 22 gennaio
venerdì 6 novembre 2015
10.34
Ci sono 2 imputati per la tragedia avvenuta nello stabilimento dell'azienda ittica "Di Dio", nella zona industriale di Molfetta. Qui l'8 aprile 2014 persero la vita i bitontini Nicola Rizzi e suo figlio Vincenzo impegnati nei lavori di bonifica della vasca di depurazione per cui erano stati chiamati in Via Olivetti. La Procura della Repubblica di Trani ha chiesto, infatti, il rinvio a giudizio per i biscegliesi Vito e Domenico Di Dio, rispettivamente legale rappresentante ed esecutore di fatto della "Srl Di Dio".
L'udienza preliminare si celebrerà davanti al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Trani Maria Grazia Caserta il prossimo 22 gennaio.
L'autopsia del dr. Alessandro Dell'Erba e gli esami tossicologici del prof. Roberto Gagliano Candela accertarono che la morte di padre e figlio (così come padre e figlio sono i 2 imputati) avvenne per l'inalazione dei forti miasmi delle acque di lavorazione del pesce e per il conseguente annegamento nella cisterna interrata. Secondo quanto ricostruito dalle indagini del pubblico ministero Antonio Savasta, Nicola e Vincenzo Rizzi morirono sommersi dalle acque luride derivanti dalla lavorazione dei prodotti ittici che riempirono la cisterna mentre i due stavano cercando di recuperare il tombino d'ispezione caduto proprio nella vasca dove le maestranze della "Rizzi Ecologia Snc" avevano appena eseguito lavori di manutenzione. Per l'accusa il ciclo di lavorazione dell'ittica Di Dio non fu sospeso consentendo così che nella cisterna potessero riversarsi le acque luride della lavorazione del pesce, già di per sé dense di acido solfidrico. Vincenzo riuscì a salvare dalla morte l'altro figlio Alessio, poi per giorni, ricoverato in ospedale.
Il pm Savasta contesta ai Di Dio i reati di cooperazione in omicidio colposo, la violazione del DPR n.177/2011 e la violazione del Decreto Legislativo n. 81/2008 in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro. I familiari delle 2 vittime si costituiranno parte civile con l'avvocato Leonardo Iannone.
L'udienza preliminare si celebrerà davanti al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Trani Maria Grazia Caserta il prossimo 22 gennaio.
L'autopsia del dr. Alessandro Dell'Erba e gli esami tossicologici del prof. Roberto Gagliano Candela accertarono che la morte di padre e figlio (così come padre e figlio sono i 2 imputati) avvenne per l'inalazione dei forti miasmi delle acque di lavorazione del pesce e per il conseguente annegamento nella cisterna interrata. Secondo quanto ricostruito dalle indagini del pubblico ministero Antonio Savasta, Nicola e Vincenzo Rizzi morirono sommersi dalle acque luride derivanti dalla lavorazione dei prodotti ittici che riempirono la cisterna mentre i due stavano cercando di recuperare il tombino d'ispezione caduto proprio nella vasca dove le maestranze della "Rizzi Ecologia Snc" avevano appena eseguito lavori di manutenzione. Per l'accusa il ciclo di lavorazione dell'ittica Di Dio non fu sospeso consentendo così che nella cisterna potessero riversarsi le acque luride della lavorazione del pesce, già di per sé dense di acido solfidrico. Vincenzo riuscì a salvare dalla morte l'altro figlio Alessio, poi per giorni, ricoverato in ospedale.
Il pm Savasta contesta ai Di Dio i reati di cooperazione in omicidio colposo, la violazione del DPR n.177/2011 e la violazione del Decreto Legislativo n. 81/2008 in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro. I familiari delle 2 vittime si costituiranno parte civile con l'avvocato Leonardo Iannone.