Due artisti, due epoche, due stili a confronto
Al Museo Diocesano una mostra su Corrado Giaquinto e Filippo Cifariello. Grazie al prof. Gaetano Mongelli e alla Coop. FeArT
giovedì 22 dicembre 2016
19.44
Le sale del Museo Diocesano ospiteranno sino al prossimo 11 febbraio una mostra di inediti e nuovi contributi dedicata a due importanti artisti molfettesi per nascita ma di levatura nazionale e internazionale: Filippo Cifariello e Corrado Giaquinto.
L'esposizione, promossa in occasione dell'80° anniversario della morte dello scultore (Molfetta, 1864 – Napoli, 1936) e il 250° anniversario dalla morte del pittore (Molfetta, 1703 – Napoli, 1766) è stata inaugurata con una interessante conversazione del prof. Gaetano Mongelli, curatore della mostra.
Il prof. Mongelli, docente universitario e tra i massimi studiosi ed esperti dell'arte giaquintesca, ha tracciato un percorso che partendo da 10 opere esposte, di cui un pannello fotografato, ha sottolineato alcune delle tappe fondamentali della vita artistica del pittore settecentesco.
Nella sezione della mostra dedicata a Giaquinto è possibile ammirare il pannello che ritrae la tela "San Nicola che salva i naufraghi" custodita presso la Pinacoteca di Bari, messo a confronto con un modelletto inedito, proveniente da una collezione privata, che riprende il medesimo soggetto. il prof. Mongelli, nella sua relazione, ha evidenziato le analogie tra i due dipinti, evidentemente dello stesso autore.
Presente anche un autoritratto giovanile di Giaquinto, raffigurante – secondo il prof. Mongelli - San Giovannino (anche se altri studiosi individuano un San Nicola Pellegrino).
Pregevoli l'Allegoria della Temperanza, con dettagli che la riportano a un'età giovanile dell'autore, e la Fuga di Medea – dipinto abbastanza tardo, in cui Giaquinto ritrae la tragica eroina in una insolita ambientazione notturna, avvolta in una veste dai toni bianchi e azzurri. I corpi esanimi dei figlioletti richiamano "La strage degli Innocenti" di Guido Reni (1611-1612) mentre il carro che porta via Medea rimanda al carro di «Giuseppe, mandato dal Faraone nel deserto per riempire i granai dell'Egitto», come ha ricordato il prof. Mongelli.
Il disegno di un Baccanale, allegoria con Bacco con il capo reclinato a destra, rimanda invece a un cartone della collezione Piepoli-Spadavecchia.
Completano la sezione dedicata a Corrado Giaquinto i due dipinti raffiguranti la Vergine e una tavola con San Ippolito,Taurino ed Ercolano, (studio della celebre opera custodita in San Giovanni Calibita sull'Isola Tiberina a Roma).
La seconda sezione dell'allestimento è dedicata a Cifariello, sul quale si sono concentrati i più recenti studi: il prof. Mongelli ha fatto riferimento, infatti, alle diverse mostre e alle pubblicazioni dedicate allo scultore molfettese.
La mostra propone, in tale sezione, sei autentici "capolavori" di Cifariello, a partire da un volto di donna, "Cocotte": un'opera esposta in una mostra di belle arti del 1923. «Una terracotta plasmata con grande velocità di esecuzione» ha sottolineato il prof. Mongelli, secondo il quale Dovrebbe trattarsi di "Nannina", una donna molto vicina allo scultore, di cui si parla nella biografia scritta da Marangoni nel 1936, a pochi mesi dal suicidio di Cifariello.
Molto interessanti il "Viso di vecchio marinaio", una tra le prime opere di Cifariello (circa 1880), bronzo a cera persa, e "Settembrina", una statuetta databile per Marangoni al 1882 mentre il prof. Mongelli ritiene sia stata realizzata una decina d'anni più tardi. E ancora la "Testa di vecchio acquaiolo", che prende come modello un acquaiolo in età senile, e "L'edile" (1934): nudo virile preparatorio del cosiddetto "costruttore", realizzato per il Palazzo del Provveditorato delle Opere pubbliche di Bari.
Pregevole il "Ritratto di madame Vera Gourian", «opera di straordinaria fattura, sia per diritto che per rovescio».
Il prof. Mongelli non ha nascosto, però, la sua amarezza per il mancato prestito del modello della Madonna "Immacolata e angeli" di Giaquinto, custodito nel museo civico della Fabbrica San Domenico; dipinto utile per raffronti stilistici con le tele di "San Nicola che salva i naufraghi".
Ma la mostra è sicuramente un interessantissimo evento che nasce – come ha evidenziato il direttore del Museo Diocesano don Michele Amorosini – dall'approfondita ricerca del prof. Mongelli sulla collezione Piepoli-Spadavecchia nonché sulle opere di Cifariello e permette di ammirare e studiare opere provenienti da collezioni private, quindi non sempre fruibili.
A breve è prevista anche la pubblicazione di un catalogo, nel quale saranno ampliate le tematiche sintetizzate nel corso della presentazione.
L'esposizione, promossa in occasione dell'80° anniversario della morte dello scultore (Molfetta, 1864 – Napoli, 1936) e il 250° anniversario dalla morte del pittore (Molfetta, 1703 – Napoli, 1766) è stata inaugurata con una interessante conversazione del prof. Gaetano Mongelli, curatore della mostra.
Il prof. Mongelli, docente universitario e tra i massimi studiosi ed esperti dell'arte giaquintesca, ha tracciato un percorso che partendo da 10 opere esposte, di cui un pannello fotografato, ha sottolineato alcune delle tappe fondamentali della vita artistica del pittore settecentesco.
Nella sezione della mostra dedicata a Giaquinto è possibile ammirare il pannello che ritrae la tela "San Nicola che salva i naufraghi" custodita presso la Pinacoteca di Bari, messo a confronto con un modelletto inedito, proveniente da una collezione privata, che riprende il medesimo soggetto. il prof. Mongelli, nella sua relazione, ha evidenziato le analogie tra i due dipinti, evidentemente dello stesso autore.
Presente anche un autoritratto giovanile di Giaquinto, raffigurante – secondo il prof. Mongelli - San Giovannino (anche se altri studiosi individuano un San Nicola Pellegrino).
Pregevoli l'Allegoria della Temperanza, con dettagli che la riportano a un'età giovanile dell'autore, e la Fuga di Medea – dipinto abbastanza tardo, in cui Giaquinto ritrae la tragica eroina in una insolita ambientazione notturna, avvolta in una veste dai toni bianchi e azzurri. I corpi esanimi dei figlioletti richiamano "La strage degli Innocenti" di Guido Reni (1611-1612) mentre il carro che porta via Medea rimanda al carro di «Giuseppe, mandato dal Faraone nel deserto per riempire i granai dell'Egitto», come ha ricordato il prof. Mongelli.
Il disegno di un Baccanale, allegoria con Bacco con il capo reclinato a destra, rimanda invece a un cartone della collezione Piepoli-Spadavecchia.
Completano la sezione dedicata a Corrado Giaquinto i due dipinti raffiguranti la Vergine e una tavola con San Ippolito,Taurino ed Ercolano, (studio della celebre opera custodita in San Giovanni Calibita sull'Isola Tiberina a Roma).
La seconda sezione dell'allestimento è dedicata a Cifariello, sul quale si sono concentrati i più recenti studi: il prof. Mongelli ha fatto riferimento, infatti, alle diverse mostre e alle pubblicazioni dedicate allo scultore molfettese.
La mostra propone, in tale sezione, sei autentici "capolavori" di Cifariello, a partire da un volto di donna, "Cocotte": un'opera esposta in una mostra di belle arti del 1923. «Una terracotta plasmata con grande velocità di esecuzione» ha sottolineato il prof. Mongelli, secondo il quale Dovrebbe trattarsi di "Nannina", una donna molto vicina allo scultore, di cui si parla nella biografia scritta da Marangoni nel 1936, a pochi mesi dal suicidio di Cifariello.
Molto interessanti il "Viso di vecchio marinaio", una tra le prime opere di Cifariello (circa 1880), bronzo a cera persa, e "Settembrina", una statuetta databile per Marangoni al 1882 mentre il prof. Mongelli ritiene sia stata realizzata una decina d'anni più tardi. E ancora la "Testa di vecchio acquaiolo", che prende come modello un acquaiolo in età senile, e "L'edile" (1934): nudo virile preparatorio del cosiddetto "costruttore", realizzato per il Palazzo del Provveditorato delle Opere pubbliche di Bari.
Pregevole il "Ritratto di madame Vera Gourian", «opera di straordinaria fattura, sia per diritto che per rovescio».
Il prof. Mongelli non ha nascosto, però, la sua amarezza per il mancato prestito del modello della Madonna "Immacolata e angeli" di Giaquinto, custodito nel museo civico della Fabbrica San Domenico; dipinto utile per raffronti stilistici con le tele di "San Nicola che salva i naufraghi".
Ma la mostra è sicuramente un interessantissimo evento che nasce – come ha evidenziato il direttore del Museo Diocesano don Michele Amorosini – dall'approfondita ricerca del prof. Mongelli sulla collezione Piepoli-Spadavecchia nonché sulle opere di Cifariello e permette di ammirare e studiare opere provenienti da collezioni private, quindi non sempre fruibili.
A breve è prevista anche la pubblicazione di un catalogo, nel quale saranno ampliate le tematiche sintetizzate nel corso della presentazione.