Donato Altomare al Brancaccio di Roma nel musical "Rapunzel"
Il giovane artista molfettese lavorerà con Lorella Cuccarini
mercoledì 10 dicembre 2014
7.26
Sarà un giovane talento a portare il nome di Molfetta sul prestigioso palco del Teatro Brancaccio di Roma, nel musical "Rapunzel", in scena dal prossimo 18 dicembre, a fianco di Lorella Cuccarini nel ruolo di madre Gothel, per la regia di Maurizio Colombi.
Lui è Donato Altomare, scelto fra 1200 persone che si sono presentate alle audizioni per il casting.
L'attore, cantante e ballerino muove i primi passi nel mondo dello spettacolo qui a Molfetta per poi specializzarsi a Milano presso "La scuola del Musical", diretta da Federico Bellone.
Non vuole svelare il ruolo che interpreterà, però assicura che non farà solo parte dell'ensemble.
Da dove nasce la tua passione per il musical?
«Se vi aspettate una risposta tipo: "a 5 anni ero lì che cantavo e ballavo senza fermarmi mai!", nel mio caso non è andata così. Ho studiato per diversi anni il pianoforte e il flauto traverso. Grazie a mio padre, anche lui appassionato di musica e musicista amatoriale, ho sempre ascoltato svariati generi musicali dal rock alla classica passando per la musica leggera italiana. Fra gli innumerevoli album presenti in casa, ricordo che m'innamorai al primo ascolto di "Jesus Christ Superstar". Penso fu quello il primo vero musical che ho ininterrottamente ascoltato quasi ogni giorno. Ma volendo andare ancor più alla radice, penso che la passione sia da attribuire all'amore per i classici Disney con i quali son cresciuto».
Come arrivi a far parte del cast Rapunzel musical?
«Come tutti i miei colleghi ho visto il bando d'audizione su internet e armato di speranza son partito alla volta di Roma per la prima selezione. Eravamo davvero in tanti e la prima audizione sembrava non finire mai. Poi son arrivati i primi "si" della commissione e pian piano nella mia mente il pessimismo lasciava spazio all'ottimismo e alla speranza di essere scritturato. Dopo la prima selezione ho affrontato altri due call back ai quali è seguito un lungo periodo senza notizie dopo il quale è arrivata la telefonata dal Brancaccio».
In 1200 per i provini e poi sentire il tuo nome, che emozione si prova?
«Sapere di essere stato scelto fra tanti ti riempie di orgoglio e di voglia di continuare a metterti sempre in gioco. Ricordo perfettamente il momento in cui sono stato contattato dalla produzione e penso sia stato uno dei momenti più belli della mia vita».
Da Molfetta al Brancaccio, quali sono stati i passaggi cruciali della tua carriera?
«Il musical a Molfetta per me è sempre stato tradotto con Teatrarte. Ho fatto parte di questa associazione culturale per diverso tempo. E devo a loro (Annamaria Muti e la figlia Floriana La Forgia) il mio primo "battesimo" da performer amatoriale in un musical. Tramite loro ho vissuto esperienze indimenticabili che porto sempre nel mio cuore. Poi è arrivata l'animazione turistica, grande palestra di vita. Ho viaggiato e lavorato in Italia e all'estero e questo non ha fatto altro che accrescere la mia passione per il palcoscenico. Ma la vera svolta è stata l'accademia "La scuola del Musical" di Saverio Marconi con la direzione artistica di Federico Bellone nella quale mi sono diplomato. Studiare in un'accademia professionale e seria è stato un grande vantaggio per me e fa sicuramente la differenza soprattutto nell'affrontare le audizioni».
Cosa significa per un giovane attore lavorare con un grande artista come Lorella Cuccarini?
«Lorella è fantastica. È una professionista davvero instancabile, ma penso che la caratteristica che più gli fa onore sia l'umiltà. Ancora oggi dopo quasi un mese dall'inizio delle prove ogni tanto mi capita di pensare di essere collega della grande Cuccarini e mi scappa sempre un sorriso. Ricordo quando ascoltavo la sua voce dall'album di Grease della Compagnia della Rancia… chi l'avrebbe mai detto!»
Cosa occorre perché un sogno si realizzi?
«Costanza, determinazione e tanta pazienza. Nel mio piccolo, ho la fortuna di essere circondato da persone che credono in me e che mi hanno sempre spronato, appoggiato e aiutato in tutto quello che ho fatto e che faccio. Parlo ovviamente della mia famiglia e della mia ragazza, dedico a loro questa mia prima esperienza da professionista, senza il loro aiuto sarebbe stato impossibile ne sono certo».
Lui è Donato Altomare, scelto fra 1200 persone che si sono presentate alle audizioni per il casting.
L'attore, cantante e ballerino muove i primi passi nel mondo dello spettacolo qui a Molfetta per poi specializzarsi a Milano presso "La scuola del Musical", diretta da Federico Bellone.
Non vuole svelare il ruolo che interpreterà, però assicura che non farà solo parte dell'ensemble.
Da dove nasce la tua passione per il musical?
«Se vi aspettate una risposta tipo: "a 5 anni ero lì che cantavo e ballavo senza fermarmi mai!", nel mio caso non è andata così. Ho studiato per diversi anni il pianoforte e il flauto traverso. Grazie a mio padre, anche lui appassionato di musica e musicista amatoriale, ho sempre ascoltato svariati generi musicali dal rock alla classica passando per la musica leggera italiana. Fra gli innumerevoli album presenti in casa, ricordo che m'innamorai al primo ascolto di "Jesus Christ Superstar". Penso fu quello il primo vero musical che ho ininterrottamente ascoltato quasi ogni giorno. Ma volendo andare ancor più alla radice, penso che la passione sia da attribuire all'amore per i classici Disney con i quali son cresciuto».
Come arrivi a far parte del cast Rapunzel musical?
«Come tutti i miei colleghi ho visto il bando d'audizione su internet e armato di speranza son partito alla volta di Roma per la prima selezione. Eravamo davvero in tanti e la prima audizione sembrava non finire mai. Poi son arrivati i primi "si" della commissione e pian piano nella mia mente il pessimismo lasciava spazio all'ottimismo e alla speranza di essere scritturato. Dopo la prima selezione ho affrontato altri due call back ai quali è seguito un lungo periodo senza notizie dopo il quale è arrivata la telefonata dal Brancaccio».
In 1200 per i provini e poi sentire il tuo nome, che emozione si prova?
«Sapere di essere stato scelto fra tanti ti riempie di orgoglio e di voglia di continuare a metterti sempre in gioco. Ricordo perfettamente il momento in cui sono stato contattato dalla produzione e penso sia stato uno dei momenti più belli della mia vita».
Da Molfetta al Brancaccio, quali sono stati i passaggi cruciali della tua carriera?
«Il musical a Molfetta per me è sempre stato tradotto con Teatrarte. Ho fatto parte di questa associazione culturale per diverso tempo. E devo a loro (Annamaria Muti e la figlia Floriana La Forgia) il mio primo "battesimo" da performer amatoriale in un musical. Tramite loro ho vissuto esperienze indimenticabili che porto sempre nel mio cuore. Poi è arrivata l'animazione turistica, grande palestra di vita. Ho viaggiato e lavorato in Italia e all'estero e questo non ha fatto altro che accrescere la mia passione per il palcoscenico. Ma la vera svolta è stata l'accademia "La scuola del Musical" di Saverio Marconi con la direzione artistica di Federico Bellone nella quale mi sono diplomato. Studiare in un'accademia professionale e seria è stato un grande vantaggio per me e fa sicuramente la differenza soprattutto nell'affrontare le audizioni».
Cosa significa per un giovane attore lavorare con un grande artista come Lorella Cuccarini?
«Lorella è fantastica. È una professionista davvero instancabile, ma penso che la caratteristica che più gli fa onore sia l'umiltà. Ancora oggi dopo quasi un mese dall'inizio delle prove ogni tanto mi capita di pensare di essere collega della grande Cuccarini e mi scappa sempre un sorriso. Ricordo quando ascoltavo la sua voce dall'album di Grease della Compagnia della Rancia… chi l'avrebbe mai detto!»
Cosa occorre perché un sogno si realizzi?
«Costanza, determinazione e tanta pazienza. Nel mio piccolo, ho la fortuna di essere circondato da persone che credono in me e che mi hanno sempre spronato, appoggiato e aiutato in tutto quello che ho fatto e che faccio. Parlo ovviamente della mia famiglia e della mia ragazza, dedico a loro questa mia prima esperienza da professionista, senza il loro aiuto sarebbe stato impossibile ne sono certo».