Don Vito Bufi: «non c'è stato nessun atto vandalico»
Il parroco del Duomo chiarisce la natura dei frammenti vicini al fonte battesimale
giovedì 7 agosto 2014
19.06
«Non c'è stato nessun atto vandalico. Quei frammenti di lapidi, erose nel tempo, sono state collocati nel fonte battesimale solo per evitare che stessero per terra. Inoltre per evitare che quei frammenti fossero portati via da qualcuno e per evitare che qualcuno pensi che ci siano stati atti vandalici sono costretto a richiudere quelle due cappelline (riaperte qualche mese fa). Ma ribadisco che per fortuna non c'è stato alcun atto vandalico». Così don Vito Bufi, parroco del Duomo a proposito dei frammenti lapidei sistemati nelle cappelle vicine al fonte.
Falso allarme, duqnue. Per fortuna. Nessun danno "voluto" quindi, alla chiesa romanica costruita tra il 1150 e la fine del Duecento ai margini dell'antico borgo di Molfetta, proprio di fronte al porto.
Nonostante gli anni e i lavori di ristrutturazione risalenti all'anno 2002, il Duomo dedicato al patrono di Molfetta custodisce ancora alcune reliquie. Un mix di elementi bizantini, romanici e musulmani, segno dei frequenti contatti e scambi con il vicino Oriente avvenuti nel corso della storia.
Il fatto di essere costruito vicino al mare, vede il Duomo di Molfetta nel suo complesso, esposto ad agenti atmosferici erosivi della struttura stessa. Il risultato: quei frammenti di lapidi e lastre depositati nella fonte battesimale. Inoltre prima dei lavori di restauro, il fianco del Duomo di San Corrado rivolto verso il mare era nascosto da cappelle gentilizie, abbattute proprio durante i lavori. Ne restano soltanto due, erette nel Quattrocento.
Gli agenti atmosferici hanno rappresentato la principale causa dell'irreversibile deperimento di alcune parti dell'opera, trasportata nel corso degli ultimi lavori di restauro risalenti come annoverato in precedenza al 2002 dall'interno della chiesa all'interno delle due cappelline, in modo tale da poter essere esposte al pubblico. Solo un falso allarme, per fortuna.
Falso allarme, duqnue. Per fortuna. Nessun danno "voluto" quindi, alla chiesa romanica costruita tra il 1150 e la fine del Duecento ai margini dell'antico borgo di Molfetta, proprio di fronte al porto.
Nonostante gli anni e i lavori di ristrutturazione risalenti all'anno 2002, il Duomo dedicato al patrono di Molfetta custodisce ancora alcune reliquie. Un mix di elementi bizantini, romanici e musulmani, segno dei frequenti contatti e scambi con il vicino Oriente avvenuti nel corso della storia.
Il fatto di essere costruito vicino al mare, vede il Duomo di Molfetta nel suo complesso, esposto ad agenti atmosferici erosivi della struttura stessa. Il risultato: quei frammenti di lapidi e lastre depositati nella fonte battesimale. Inoltre prima dei lavori di restauro, il fianco del Duomo di San Corrado rivolto verso il mare era nascosto da cappelle gentilizie, abbattute proprio durante i lavori. Ne restano soltanto due, erette nel Quattrocento.
Gli agenti atmosferici hanno rappresentato la principale causa dell'irreversibile deperimento di alcune parti dell'opera, trasportata nel corso degli ultimi lavori di restauro risalenti come annoverato in precedenza al 2002 dall'interno della chiesa all'interno delle due cappelline, in modo tale da poter essere esposte al pubblico. Solo un falso allarme, per fortuna.