don Tonino, quel “dies natalis” di 25 anni fa
In 60 mila per l’ultimo abbraccio al loro Vescovo
mercoledì 18 aprile 2018
Il sole, il mare, la brezza. Oltre le 60 mila persone sul porto di Molfetta per decretare l'ultimo saluto al loro vescovo: don Tonino Bello.
Quel 20 aprile 1993 la notizia, nonostante l'assenza dei telefonini e dei nuovi mezzi di comunicazione, si diffuse in città e nella Diocesi nel giro di pochi minuti. Le città ed i cittadini avvertirono un vuoto. Non era un vescovo che era tornato alla Casa del Padre, ma un amico, un fratello, un vicino di casa, un uomo da una umanità infinita, un uomo che era riuscito a sconfiggere le bombe, ma non la sua malattia.
E fu silenzio. Le emittenti locali di allora bloccarono la loro programmazione, o la dedicarono a don Tonino. Le città della Diocesi di Molfetta divennero più silenziose, vissero dei giorni di incredulità, quasi che il tempo fosse sospeso. In tanti vollero rendere omaggio alla sua salma in Cattedrale e ancora più grande fu l'abbraccio nel giorno del suo funerale, si parla di 60 mila persone presenti su banchina Seminario.
Erano in tanti ma il silenzio era assordante, solo il fruscio del mare e della celebrazione liturgica. Tutti gli occhi, pieni di lacrime, erano puntati su quella bara, su quel Vangelo le cui pagine si muovevano alla brezza del vento. La sensazione era che non fosse il vento a muovere e a sfogliare quelle pagine ma don Tonino, ricordandoci che i suoi insegnamenti erano racchiusi in quelle parole, in quelle pagine.
Descrivere le sensazioni di quelle giornate, di quella giornata, a venticinque anni di distanza, è arduo, ma chi c'era ricorderà sicuramente la sensazione di pace che si avvertiva, non era un addio ma un arrivederci. In molti su quel "sagrato", improvvisato per l'occasione, sentivano già l'odore della Santità.
Le sue parole, i suoi insegnamenti oramai erano parte del vissuto delle città e di ogni cittadino. Infatti, ogni cittadino ha un suo personalissimo ricordo di questo grande Vescovo. Può averlo anche non conosciuto ma i suoi gesti, le sue azioni sono arrivate in ogni casa, in ogni strada, in ogni vicolo. Le lacrime scendevano da sole. Gli abbracci sul sagrato o fuori dalla Cattedrale a testimoniare che si era persa una persona cara, uno di famiglia. Non a caso ancora oggi, a distanza di 25 anni, la sua immagine è in ogni casa.
Perché don Tonino è rimasto nei nostri cuori? Ognuno ha la propria risposta mediata dal proprio vissuto, ma ciò che accomuna tutti è il suo essere sempre coerente nei gesti e nelle parole. Parole semplici ma di una potenza dirompente, che arrivano dritto al cuore. I suoi scritti sono ancora di una attualità unica, diremo quasi profetica.
Ma torniamo a quel 22 aprile, sono ancora le parole di don Tonino con "Un'ala di riserva" ad accompagnarlo nel viaggio verso la sua Alessano.
Quel 20 aprile 1993 la notizia, nonostante l'assenza dei telefonini e dei nuovi mezzi di comunicazione, si diffuse in città e nella Diocesi nel giro di pochi minuti. Le città ed i cittadini avvertirono un vuoto. Non era un vescovo che era tornato alla Casa del Padre, ma un amico, un fratello, un vicino di casa, un uomo da una umanità infinita, un uomo che era riuscito a sconfiggere le bombe, ma non la sua malattia.
E fu silenzio. Le emittenti locali di allora bloccarono la loro programmazione, o la dedicarono a don Tonino. Le città della Diocesi di Molfetta divennero più silenziose, vissero dei giorni di incredulità, quasi che il tempo fosse sospeso. In tanti vollero rendere omaggio alla sua salma in Cattedrale e ancora più grande fu l'abbraccio nel giorno del suo funerale, si parla di 60 mila persone presenti su banchina Seminario.
Erano in tanti ma il silenzio era assordante, solo il fruscio del mare e della celebrazione liturgica. Tutti gli occhi, pieni di lacrime, erano puntati su quella bara, su quel Vangelo le cui pagine si muovevano alla brezza del vento. La sensazione era che non fosse il vento a muovere e a sfogliare quelle pagine ma don Tonino, ricordandoci che i suoi insegnamenti erano racchiusi in quelle parole, in quelle pagine.
Descrivere le sensazioni di quelle giornate, di quella giornata, a venticinque anni di distanza, è arduo, ma chi c'era ricorderà sicuramente la sensazione di pace che si avvertiva, non era un addio ma un arrivederci. In molti su quel "sagrato", improvvisato per l'occasione, sentivano già l'odore della Santità.
Le sue parole, i suoi insegnamenti oramai erano parte del vissuto delle città e di ogni cittadino. Infatti, ogni cittadino ha un suo personalissimo ricordo di questo grande Vescovo. Può averlo anche non conosciuto ma i suoi gesti, le sue azioni sono arrivate in ogni casa, in ogni strada, in ogni vicolo. Le lacrime scendevano da sole. Gli abbracci sul sagrato o fuori dalla Cattedrale a testimoniare che si era persa una persona cara, uno di famiglia. Non a caso ancora oggi, a distanza di 25 anni, la sua immagine è in ogni casa.
Perché don Tonino è rimasto nei nostri cuori? Ognuno ha la propria risposta mediata dal proprio vissuto, ma ciò che accomuna tutti è il suo essere sempre coerente nei gesti e nelle parole. Parole semplici ma di una potenza dirompente, che arrivano dritto al cuore. I suoi scritti sono ancora di una attualità unica, diremo quasi profetica.
Ma torniamo a quel 22 aprile, sono ancora le parole di don Tonino con "Un'ala di riserva" ad accompagnarlo nel viaggio verso la sua Alessano.