don Nicola Azzollini, 50 anni al servizio della Chiesa e dei suoi parrocchiani
Solenne celebrazione presso la Madonna della Rosa alla presenza del vescovo Cornacchia
lunedì 14 marzo 2016
17.55
Era il 13 marzo del 1966 quando don Nicola Azzollini venne nominato sacerdote da mons. Achille Salvucci. Da allora sono trascorsi 50 anni e ieri la comunità parrocchiale della Madonna della Rosa e non solo, ha voluto celebrare con una solenne cerimonia questo prestigioso traguardo, alla presenza del vescovo della Diocesi, mons. Domenico Cornacchia.
E' proprio il Vescovo a spiegare nell'omelia la loro scelta di vita: «la nostra scelta non si comprende con il ragionamento umano, ma sottende la logica dell'amore, del dono».
Per don Gino Samarelli, parroco della Madonna della Rosa, nel suo personalissimo augurio dice che «don Nicola rappresenta per questa curia un tocco di delicatezza sacerdotale. Non è un prete faccendiere, ma che ha ancora voglia di fare, di mettersi a disposizione della sua Chiesa».
Tante le comunità parrocchiali molfettesi che in questi cinquanta anni devono qualcosa a don Nicola, in ognuna ha lasciato il suo segno, la sua impronta, la sua gioia.
Da un suo parrocchiano viene definito, durante la cerimonia, "un prete di famiglia", «nel senso che non è mai stato prigioniero del suo ruolo, la sua stanza era sempre aperta, ha sempre frequentato le persone che ha conosciuto. E poi il suo grande attaccamento alla famiglia ci ha fatto comprendere che una famiglia che prega è come una barca che non affonda mai».
Infatti, per questa cerimonia tanti familiari sono venuti da Oltre Oceano per essergli accanto in questo momento di festa.
Commosso, da uomo umile, non è abituato ad essere al centro dell'attenzione nel suo ringraziamento don Nicola ha ricordato tutte le parrocchie e associazioni con cui ha collaborato, dalla parrocchia San Corrado, a Sant'Antonio, dove è stato per quaranta anni, a Sant'Achille e oggi alla Madonna della Rosa, non ha mancato di ricordare la sua esperienza all'Ospedale e all'Unitalsi, esperienze che come lui stesso ha detto: «mi hanno aiutato a crescere spiritualmente, permettendomi di donarmi a coloro che soffrono, agli ultimi».
Il motto dell'inizio del suo presbiterio è stato quello: "di essere gentile con tutti", che è stata la sua costante in questi 50 anni di attività da sacerdote, come in più occasioni hanno dimostrato i lunghi, intensi e calorosi applausi, mostrando a questo piccolo, ma grande uomo, l'affetto smisurato che hanno per lui parrocchiani e non.
E' proprio il Vescovo a spiegare nell'omelia la loro scelta di vita: «la nostra scelta non si comprende con il ragionamento umano, ma sottende la logica dell'amore, del dono».
Per don Gino Samarelli, parroco della Madonna della Rosa, nel suo personalissimo augurio dice che «don Nicola rappresenta per questa curia un tocco di delicatezza sacerdotale. Non è un prete faccendiere, ma che ha ancora voglia di fare, di mettersi a disposizione della sua Chiesa».
Tante le comunità parrocchiali molfettesi che in questi cinquanta anni devono qualcosa a don Nicola, in ognuna ha lasciato il suo segno, la sua impronta, la sua gioia.
Da un suo parrocchiano viene definito, durante la cerimonia, "un prete di famiglia", «nel senso che non è mai stato prigioniero del suo ruolo, la sua stanza era sempre aperta, ha sempre frequentato le persone che ha conosciuto. E poi il suo grande attaccamento alla famiglia ci ha fatto comprendere che una famiglia che prega è come una barca che non affonda mai».
Infatti, per questa cerimonia tanti familiari sono venuti da Oltre Oceano per essergli accanto in questo momento di festa.
Commosso, da uomo umile, non è abituato ad essere al centro dell'attenzione nel suo ringraziamento don Nicola ha ricordato tutte le parrocchie e associazioni con cui ha collaborato, dalla parrocchia San Corrado, a Sant'Antonio, dove è stato per quaranta anni, a Sant'Achille e oggi alla Madonna della Rosa, non ha mancato di ricordare la sua esperienza all'Ospedale e all'Unitalsi, esperienze che come lui stesso ha detto: «mi hanno aiutato a crescere spiritualmente, permettendomi di donarmi a coloro che soffrono, agli ultimi».
Il motto dell'inizio del suo presbiterio è stato quello: "di essere gentile con tutti", che è stata la sua costante in questi 50 anni di attività da sacerdote, come in più occasioni hanno dimostrato i lunghi, intensi e calorosi applausi, mostrando a questo piccolo, ma grande uomo, l'affetto smisurato che hanno per lui parrocchiani e non.