Don Ignazio de Gioia racconta don Nicola Gaudio
Una vita al servizio dei poveri
martedì 28 aprile 2015
8.42
«È stato un sacerdote dinamico molto attento alla vita comunitaria degli stessi sacerdoti, collegando anche i rapporti con le chiese locali di Terlizzi e Giovinazzo facenti parte della Diocesi». Così don Ignazio de Gioia, vicario presso la Parrocchia Sacro Cuore di Gesù, racconta don Nicola Gaudio, scomparso domenica scorsa, uno dei più stretti amici di don Nicola Gaudio, testimone diretto della sua vita, del suo ministero.
«Per noi giovani sacerdoti – dice don Ignazio – fu un grande aiuto per la nostra integrazione nel clero».
«Fu responsabile dei giovani – sottolinea don Ignazio – e alla morte di don Antonio Azzollini divenne parroco della Chiesa di San Corrado (Duomo) e li rimase per molti anni gestendo la sua vita pastorale nel servizio verso i più poveri in un clima di unità e solidarietà». E il sacerdote aggiunge: «nella chiesa di San Corrado si trova un crocifisso in sacrestia, un crocifisso che rappresenta il Cristo senza croce, fu visitato da don Tonino Bello a cui don Nicola disse: "è solo una collocazione provvisoria". Don Tonino rispose: "non spostarlo di qui, lascia la sua collocazione provvisoria, nessuna croce è eterna e ci conduce alla vita eterna". Una "collocazione provvisoria" che ha dato poi al Vescovo, lo spunto per costruire una bellissima riflessione sulla morte come passaggio necessario per la risurrezione».
«Dopo fu promosso parroco nella Parrocchia della Santa Famiglia – ricorda don Ignazio – e lí dette due impulsi: uno Mariano e uno Missionario. Il primo con l'immagine e la statua della Madonna della Speranza e il secondo con l'istituzione del gruppo Missionario tutt'ora esistente».
Don Ignazio sottolinea anche i suoi ultimi anni di ministero. «In tutti questi anni ha sempre avuto una grande passione verso lo scoutismo a livello diocesano e regionale di cui è stato anche padre spirituale. E questo, gli ha dato sempre quella forza d'animo di camminare sempre con quello spirito gioioso e fraterno che lo scoutismo attraverso la natura cerca in Dio senza tralasciare la fraternità».
«Per noi giovani sacerdoti – dice don Ignazio – fu un grande aiuto per la nostra integrazione nel clero».
«Fu responsabile dei giovani – sottolinea don Ignazio – e alla morte di don Antonio Azzollini divenne parroco della Chiesa di San Corrado (Duomo) e li rimase per molti anni gestendo la sua vita pastorale nel servizio verso i più poveri in un clima di unità e solidarietà». E il sacerdote aggiunge: «nella chiesa di San Corrado si trova un crocifisso in sacrestia, un crocifisso che rappresenta il Cristo senza croce, fu visitato da don Tonino Bello a cui don Nicola disse: "è solo una collocazione provvisoria". Don Tonino rispose: "non spostarlo di qui, lascia la sua collocazione provvisoria, nessuna croce è eterna e ci conduce alla vita eterna". Una "collocazione provvisoria" che ha dato poi al Vescovo, lo spunto per costruire una bellissima riflessione sulla morte come passaggio necessario per la risurrezione».
«Dopo fu promosso parroco nella Parrocchia della Santa Famiglia – ricorda don Ignazio – e lí dette due impulsi: uno Mariano e uno Missionario. Il primo con l'immagine e la statua della Madonna della Speranza e il secondo con l'istituzione del gruppo Missionario tutt'ora esistente».
Don Ignazio sottolinea anche i suoi ultimi anni di ministero. «In tutti questi anni ha sempre avuto una grande passione verso lo scoutismo a livello diocesano e regionale di cui è stato anche padre spirituale. E questo, gli ha dato sempre quella forza d'animo di camminare sempre con quello spirito gioioso e fraterno che lo scoutismo attraverso la natura cerca in Dio senza tralasciare la fraternità».