Democratici e Progressisti: «Se questo è centrosinistra»
«Iniziare subito a costruire un futuro migliore per la nostra Molfetta»
sabato 1 luglio 2017
8.39
Assume davvero un carattere surreale, vista da Molfetta, la discussione in corso in questi giorni sul "modello pugliese" di centrosinistra che, in controtendenza rispetto a quanto avvenuto a livello nazionale alle recenti elezioni amministrative, vince e si impone in numerose realtà locali.
E fa davvero sorridere che l'elezione del nuovo sindaco della nostra città (cui rivolgiamo i nostri auguri per il gravoso compito che, a partire da oggi, lo attende) venga addirittura salutata dal Presidente della Regione, Michele Emiliano, e dal segretario nazionale del Partito Democratico, Matteo Renzi, come la dimostrazione del fatto che il centrosinistra, quando si presenta unito, è ancora capace di attrarre consensi sufficienti a vincere le elezioni.
Quel che evidentemente sfugge è che il modello che si è imposto a Molfetta non ha nulla a che fare con il centrosinistra e, anzi, rappresenta la dimostrazione più evidente di quanto il Partito Democratico sia, oggi, a tutti i livelli, il principale ostacolo alla ricostruzione di un campo progressista, democratico e riformista che possa farsi promotore di politiche realmente alternative a quelle sostenute, per anni, dalla destra.
La verità è che l'esperienza di Molfetta dimostra che le elezioni si possono vincere semplicemente collazionando i pacchetti di voti personali detenuti da un sempiterno ceto politico scadente, capace di collocarsi indistintamente a destra, al centro o a "sinistra", pur di raggiungere l'obiettivo di esercitare il potere a livello cittadino.
Chi esalta la vittoria di questo presunto centrosinistra a Molfetta, dovrebbe sapere che, in verità, a determinare il successo di Tommaso Minervini sono stati tutti coloro che, negli anni in cui governava il centrodestra, hanno sempre vissuto all'ombra del sen. Antonio Azzollini. Nella maggioranza eletta a sostegno del neo-sindaco della città (anch'egli, come noto, già primo cittadino dal 2001 al 2006 sostenuto da Forza Italia e Alleanza Nazionale) ci sono, infatti, l'ex assessore al bilancio di Forza Italia, Giulio La Grasta, l'ex assessore ai lavori pubblici di centrodestra, Mariano Caputo, l'ex assessore allo sport di centrodestra, Vincenzo Spadavecchia, l'ex presidente della Multiservizi negli anni del centrodestra, Michele Palmiotti, l'ex consigliere comunale eletto nella lista del PdL e giovane militante di Alleanza Nazionale, Pietro Mastropasqua. E, il tutto, senza dimenticare i registi politici di questa operazione: Saverio Tammacco, già assessore di Alleanza Nazionale e consigliere provinciale di Forza Italia, Ninnì Camporeale, già Presidente del Consiglio comunale in quota a Forza Italia e candidato sindaco di centrodestra alle elezioni del 2013, e Pasquale Mancini, per anni segretario politico di Forza Italia e del PdL, oltre che già presidente dell'ASM in quota al centrodestra.
Ora, parafrasando il titolo di un meraviglioso libro di Primo Levi, verrebbe da dire "se questo è centrosinistra…".
La verità è un'altra: dopo il fallimento della esperienza politica targata Paola Natalicchio, al governo della città è stato eletto (da meno della metà degli aventi diritto al voto, con una percentuale di astensione mai toccata a Molfetta in occasione di elezioni amministrative) un coacervo amorfo ed informe di sigle, tenute insieme non certo dalla condivisione di un progetto politico di ampio respiro, ma da un accordo di potere al ribasso che ha, come garante, il presidente della regione, Michele Emiliano.
A dimostrazione di questo c'è la recente nomina (operata dalla Giunta Regionale) di Saverio Tammacco a consigliere di amministrazione di Puglia Sviluppo, società interamente partecipata dalla Regione Puglia. Si tratta, evidentemente, della contropartita politica che Emiliano aveva promesso a Tammacco per portare a termine l'elezione di Tommaso Minervini al governo della città, con il sostegno del Partito Democratico.
Noi siamo convinti che questo non rappresenti che l'inizio di una stagione fatta di accordi trasversali, opachi e inaccettabili, compiuti sulla pelle della nostra città, e per questo ci impegneremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, assieme a tutti coloro che hanno sostenuto la candidatura di Gianni Porta, per costruire un'alternativa di centrosinistra forte e credibile che possa farsi trovare pronta quando tutte le contraddizioni che covano sotto la cenere di questa nuova amministrazione esploderanno.
Non possiamo sprecare il tempo che abbiamo davanti. E' nostro dovere, è dovere di tutto il popolo democratico, riformista e progressista della nostra città, iniziare subito a costruire un futuro migliore per la nostra Molfetta.
E fa davvero sorridere che l'elezione del nuovo sindaco della nostra città (cui rivolgiamo i nostri auguri per il gravoso compito che, a partire da oggi, lo attende) venga addirittura salutata dal Presidente della Regione, Michele Emiliano, e dal segretario nazionale del Partito Democratico, Matteo Renzi, come la dimostrazione del fatto che il centrosinistra, quando si presenta unito, è ancora capace di attrarre consensi sufficienti a vincere le elezioni.
Quel che evidentemente sfugge è che il modello che si è imposto a Molfetta non ha nulla a che fare con il centrosinistra e, anzi, rappresenta la dimostrazione più evidente di quanto il Partito Democratico sia, oggi, a tutti i livelli, il principale ostacolo alla ricostruzione di un campo progressista, democratico e riformista che possa farsi promotore di politiche realmente alternative a quelle sostenute, per anni, dalla destra.
La verità è che l'esperienza di Molfetta dimostra che le elezioni si possono vincere semplicemente collazionando i pacchetti di voti personali detenuti da un sempiterno ceto politico scadente, capace di collocarsi indistintamente a destra, al centro o a "sinistra", pur di raggiungere l'obiettivo di esercitare il potere a livello cittadino.
Chi esalta la vittoria di questo presunto centrosinistra a Molfetta, dovrebbe sapere che, in verità, a determinare il successo di Tommaso Minervini sono stati tutti coloro che, negli anni in cui governava il centrodestra, hanno sempre vissuto all'ombra del sen. Antonio Azzollini. Nella maggioranza eletta a sostegno del neo-sindaco della città (anch'egli, come noto, già primo cittadino dal 2001 al 2006 sostenuto da Forza Italia e Alleanza Nazionale) ci sono, infatti, l'ex assessore al bilancio di Forza Italia, Giulio La Grasta, l'ex assessore ai lavori pubblici di centrodestra, Mariano Caputo, l'ex assessore allo sport di centrodestra, Vincenzo Spadavecchia, l'ex presidente della Multiservizi negli anni del centrodestra, Michele Palmiotti, l'ex consigliere comunale eletto nella lista del PdL e giovane militante di Alleanza Nazionale, Pietro Mastropasqua. E, il tutto, senza dimenticare i registi politici di questa operazione: Saverio Tammacco, già assessore di Alleanza Nazionale e consigliere provinciale di Forza Italia, Ninnì Camporeale, già Presidente del Consiglio comunale in quota a Forza Italia e candidato sindaco di centrodestra alle elezioni del 2013, e Pasquale Mancini, per anni segretario politico di Forza Italia e del PdL, oltre che già presidente dell'ASM in quota al centrodestra.
Ora, parafrasando il titolo di un meraviglioso libro di Primo Levi, verrebbe da dire "se questo è centrosinistra…".
La verità è un'altra: dopo il fallimento della esperienza politica targata Paola Natalicchio, al governo della città è stato eletto (da meno della metà degli aventi diritto al voto, con una percentuale di astensione mai toccata a Molfetta in occasione di elezioni amministrative) un coacervo amorfo ed informe di sigle, tenute insieme non certo dalla condivisione di un progetto politico di ampio respiro, ma da un accordo di potere al ribasso che ha, come garante, il presidente della regione, Michele Emiliano.
A dimostrazione di questo c'è la recente nomina (operata dalla Giunta Regionale) di Saverio Tammacco a consigliere di amministrazione di Puglia Sviluppo, società interamente partecipata dalla Regione Puglia. Si tratta, evidentemente, della contropartita politica che Emiliano aveva promesso a Tammacco per portare a termine l'elezione di Tommaso Minervini al governo della città, con il sostegno del Partito Democratico.
Noi siamo convinti che questo non rappresenti che l'inizio di una stagione fatta di accordi trasversali, opachi e inaccettabili, compiuti sulla pelle della nostra città, e per questo ci impegneremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, assieme a tutti coloro che hanno sostenuto la candidatura di Gianni Porta, per costruire un'alternativa di centrosinistra forte e credibile che possa farsi trovare pronta quando tutte le contraddizioni che covano sotto la cenere di questa nuova amministrazione esploderanno.
Non possiamo sprecare il tempo che abbiamo davanti. E' nostro dovere, è dovere di tutto il popolo democratico, riformista e progressista della nostra città, iniziare subito a costruire un futuro migliore per la nostra Molfetta.