Delfino di due metri spiaggiato a Torre Calderina
Sul posto Guardia Costiera, Polizia Locale e WWF. L'animale era in avanzato stato di decomposizione
lunedì 26 novembre 2018
9.01
La causa della morte difficilmente si saprà. Di certo c'è che per un delfino, un tursiope, gli scogli ubicati 200 metri a nord di Torre Calderina sono diventati un umile giaciglio. Tomba a cielo aperto per uno dei mammiferi più studiati tra quelli che popolano il Mediterraneo.
La segnalazione è arrivata ieri. E sul posto sono intervenuti gli uomini della Capitaneria di Porto di Molfetta, gli agenti della Polizia Locale, i volontari del WWF Puglia, diretti da Pasquale Salvemini, ed il personale del Servizio Veterinario dell'Azienda Sanitaria Locale, che ha constatato il decesso dell'animale, lungo 220 centimetri, ed in avanzato stato di decomposizione.
Le cause della morte restano tutte da appurare, anche se, viste le condizioni dell'animale, difficilmente si eseguirà un esame necroscopico per capirne il decesso, utile almeno a constatare se l'animale sia finito a Molfetta già morto o se sia spirato in agonia. «Noi pensiamo - spiega Salvemini - che il delfino sia deceduto in acqua un paio di mesi fa e sia stato spinto a riva dalle correnti marine».
Si tratta di un esemplare che popola le coste bagnate dal mare Adriatico in numeri notevoli e che vede come insidia maggiore l'inquinamento di materiali plastici, anche usata per l'attività di pesca. E purtroppo tutto fa pensare che non sarà l'ultimo.
La segnalazione è arrivata ieri. E sul posto sono intervenuti gli uomini della Capitaneria di Porto di Molfetta, gli agenti della Polizia Locale, i volontari del WWF Puglia, diretti da Pasquale Salvemini, ed il personale del Servizio Veterinario dell'Azienda Sanitaria Locale, che ha constatato il decesso dell'animale, lungo 220 centimetri, ed in avanzato stato di decomposizione.
Le cause della morte restano tutte da appurare, anche se, viste le condizioni dell'animale, difficilmente si eseguirà un esame necroscopico per capirne il decesso, utile almeno a constatare se l'animale sia finito a Molfetta già morto o se sia spirato in agonia. «Noi pensiamo - spiega Salvemini - che il delfino sia deceduto in acqua un paio di mesi fa e sia stato spinto a riva dalle correnti marine».
Si tratta di un esemplare che popola le coste bagnate dal mare Adriatico in numeri notevoli e che vede come insidia maggiore l'inquinamento di materiali plastici, anche usata per l'attività di pesca. E purtroppo tutto fa pensare che non sarà l'ultimo.