Davide de Candia (DèP): «Non consentiremo che le destre approfittino delle nostre non giustificabili divisioni»

«Questo contesto politico esige un centrosinistra unito e che esprima una leadership»

sabato 1 aprile 2017 10.30
A cura di Andrea Teofrasto
«Il movimento politico Democrazia è Partecipazione aveva formulato un auspicio fin dalla prima convocazione del cosiddetto tavolo del centrosinistra: la costituzione di una coalizione che comprendesse le forze politiche e i movimenti che avevano dato vita alla esperienza di governo del 2013». Davide de Candia, esponente di Democrazia è Partecipazione, ha lanciato un ennesimo appello contro il rischio di scissione.

«In tale prospettiva abbiamo costantemente lavorato affinché vi fosse una convergenza unitaria su un candidato sindaco e un programma quanto più possibile condivisi e senza conventio ad excludendum verso alcuna forza politica che avesse manifestato la volontà e capacità di guidare sia il processo politico che la coalizione» spiega. «Dal canto nostro, onde facilitare il processo di sintesi, non avevamo designato alcun candidato, come gesto di responsabilità e generosità, convinti come sempre che la coalizione rappresenta in primis un valore in sè da tutelare e garantire».

«Dobbiamo però registrare che ad oggi che il nostro atteggiamento non ha prodotto i risultati sperati, pur avendo apprezzato la disponibilità offerta da Gano Cataldo ad assumere l'onere della guida della coalizione, sulla cui leadership tuttavia non si è registrato unanime consenso».

«La paralisi che si è prodotta dopo l'ultima riunione del cosiddetto quadrilatero - racconta de Candia - ha alimentato la volontà di tutte le energie vive della città che si sono sempre riconosciute nelle forze democratiche e progressiste di favorire la convocazione di una assemblea aperta che solleciti le forze organizzate ad assumere su di sè la responsabilità del momento: l'unità del centrosinistra».

«L'assemblea di oggi ha il pregio di rimettere al centro della proposta politica dei progressisti un disegno complessivo di chiarezza nel metodo per perseguire il migliore risultato possibile e lanciare la sfida ai nostri avversari. Riteniamo infatti che qualora, anche a seguito della attivazione di questo inedito processo partecipativo, non dovesse emergere un indirizzo unitario sul candidato sindaco di questa coalizione, dovremmo ricorrere alla strumento delle primarie, che, per quanto imperfetto, consentirebbe comunque un metodo di selezione del candidato non confinato nell'ambito dei gruppi dirigenti dei partiti e movimenti».

«Ci auguriamo - prosegue - che nessuno possa valutare il ricorso a primarie come una scorciatoia o una abdicazione della classe politica dalle sue prerogative di scelta. Forse sfugge ad alcuni addetti ai lavori, ma non certo ad una parte sempre piu consapevole della città, che il tempo storico che viviamo a Molfetta ci consegna uno schieramento di centrodestra articolato in una coalizione a trazione azzoliniana e in un'altra coalizione con a capo Tommaso Minervini, dove hanno trovato rifugio, sotto le insegne di un civismo ipocrita e trasformista, tutti i colonnelli del Senatore, gli stessi protagonisti della drammatica vicenda del governo locale per ben oltre un decennio, insomma, quella che il presidente Emiliano ebbe a definire la peggiore destra».

«Oggi assistiamo ad un lavacro sulle rive della "Molfetta Positiva", che porta in dote un personale politico usurato, caratterizzato da biografie politiche ispirate alla mera logica delle gestione del potere per il potere e azzoppate da anni di cattiva gestione amministrativa. Da ex militanti del Partito Democratico nonchè fondatori a Molfetta di tale forza politica nel lontano 2007, ci chiediamo come sia possibile che una parte cospicua di tale partito possa concorrere attivamente a costruire e rafforzare tale operazione politica senza anima e priva di ogni qualità».

«Lo dico sommessamente ai tanti amici che godono della mia stima personale e politica e ancora militano nel Partito Democratico: come potete pensare di condividere un progetto di citta con gli stessi protagonisti della stagione azzolliniana, gli stessi che avete avversato in ogni sede, in consiglio e nelle strade, per oltre un decennio, e che hanno segnato cosi pesantemente il destino di questa città?».

«E' proprio in questo modo che si favorisce l'antipolitica o peggio ancora il rigetto della politica, salvo poi stupirsi della sempre più bassa affluenza alle urne. Chissà con quale icastica definizione Gaetano Salvemini avrebbe qualificato un simile pateracchio. E' proprio questo contesto politico che esige un centrosinistra unito e che esprima una leadership che si distingua per caratteristiche di totale alterità rispetto alla prassi e alla cultura politica espressa dalle due destre».

Poi conclude: «Non consentiremo che le destre, in qualsiasi modo denominate, possano egemonizzare la scena politica locale approfittando delle nostre non giustificabili divisioni».