Dal PD con le liste civiche a "NOI" di Tammacco fino al dietrofront degli alleati. I cambiamenti nella maggioranza
Crisi aperta un anno fa dagli scandali giudiziari. Poi il rimpasto, l'uscita del PD e quella di Pietro Mastropasqua e Pino Amato
giovedì 21 ottobre 2021
12.18
In principio furono il Partito Democratico e le liste civiche "Molfetta in più", "Bene Comune", "Si può FARE", "Molfetta nel cuore", "Piazza pulita", "Progetto Molfetta", "Molfetta futura", "Insieme per la città", "Officine Molfetta", "Molfetta per la Puglia".
Erano i primi mesi del 2017 quando nacque la coalizione che vedeva in Tommaso Minervini la sintesi perfetta delle istanze di ognuno, l'uomo da presentare come candidato sindaco alla città nelle elezioni comunali dello stesso anno.
Con queste forze Minervini fu eletto, dopo il turno di ballottaggio, nell'estate del 2017 e iniziò il proprio secondo mandato a sindaco della città.
Ben presto quella maggioranza assunse una connotazione ancora più chiara, soprattutto in Consiglio Comunale con il Partito Democratico e il grande gruppo consigliare "Nuove Officine delle Idee" nel quale erano confluiti tutti gli eletti nelle fila civiche, coordinati da Saverio Tammacco.
Dì li il prosieguo senza scossoni (ad eccezione delle dimissioni dalla Giunta dell'assessore Germano per motivi personali, ndr) fino alle elezioni regionali 2020 con il sindaco pubblicamente a sostegno della candidatura nel Consiglio Regionale di Saverio Tammacco con Raffaelle Fitto presidente e il PD ovviamente a supportare la candidatura di Michele Emiliano, poi vincitore.
Una rottura che sembrava inspiegabile e ingestibile.
Ma, mentre si cercava di tarare equilibri già labili, lo scandalo "Appaltopoli": Tommaso Minervini indagato dalla Procura di Trani, l'allora assessore Mariano Caputo in carcere come alcuni dipendenti comunali.
Uno scandalo a cui le celeri dimissioni di Caputo dal ruolo istituzionale non avrebbero mai da sole potuto mettere una toppa.
E' l'inverno del 2020: la città, come tutta l'Italia, è alle prese con la seconda ondata del Covid e l'assoluta incertezza sul futuro avvio delle somministrazioni dei vaccini.
La maggioranza si spacca.
Il Partito Democratico apre la crisi che si prolunga fino a inizio 2021 quando il PD prende ufficialmente le distanze alla luce anche dell'ingresso in coalizione del gruppo "Popolari per Molfetta" di Pino Amato, seppure eletto in Consiglio Comunale con il centrodestra.
E' il momento del rimpasto di Giunta, una sorta di mano tesa del sindaco a vecchi e nuovi alleati per ripartire. Ma gli equilibri restano difficili da gestire.
E' così che "Officine Molfetta" si dichiara indipendente in Aula Carnicella e ritira il proprio assessore.
Di qui in avanti mesi di discussioni, riunioni, Consigli Comunali quasi disertati fino al culmine della seduta di lunedì 18 ottobre 2021.
Erano i primi mesi del 2017 quando nacque la coalizione che vedeva in Tommaso Minervini la sintesi perfetta delle istanze di ognuno, l'uomo da presentare come candidato sindaco alla città nelle elezioni comunali dello stesso anno.
Con queste forze Minervini fu eletto, dopo il turno di ballottaggio, nell'estate del 2017 e iniziò il proprio secondo mandato a sindaco della città.
Ben presto quella maggioranza assunse una connotazione ancora più chiara, soprattutto in Consiglio Comunale con il Partito Democratico e il grande gruppo consigliare "Nuove Officine delle Idee" nel quale erano confluiti tutti gli eletti nelle fila civiche, coordinati da Saverio Tammacco.
Dì li il prosieguo senza scossoni (ad eccezione delle dimissioni dalla Giunta dell'assessore Germano per motivi personali, ndr) fino alle elezioni regionali 2020 con il sindaco pubblicamente a sostegno della candidatura nel Consiglio Regionale di Saverio Tammacco con Raffaelle Fitto presidente e il PD ovviamente a supportare la candidatura di Michele Emiliano, poi vincitore.
Una rottura che sembrava inspiegabile e ingestibile.
Ma, mentre si cercava di tarare equilibri già labili, lo scandalo "Appaltopoli": Tommaso Minervini indagato dalla Procura di Trani, l'allora assessore Mariano Caputo in carcere come alcuni dipendenti comunali.
Uno scandalo a cui le celeri dimissioni di Caputo dal ruolo istituzionale non avrebbero mai da sole potuto mettere una toppa.
E' l'inverno del 2020: la città, come tutta l'Italia, è alle prese con la seconda ondata del Covid e l'assoluta incertezza sul futuro avvio delle somministrazioni dei vaccini.
La maggioranza si spacca.
Il Partito Democratico apre la crisi che si prolunga fino a inizio 2021 quando il PD prende ufficialmente le distanze alla luce anche dell'ingresso in coalizione del gruppo "Popolari per Molfetta" di Pino Amato, seppure eletto in Consiglio Comunale con il centrodestra.
E' il momento del rimpasto di Giunta, una sorta di mano tesa del sindaco a vecchi e nuovi alleati per ripartire. Ma gli equilibri restano difficili da gestire.
E' così che "Officine Molfetta" si dichiara indipendente in Aula Carnicella e ritira il proprio assessore.
Di qui in avanti mesi di discussioni, riunioni, Consigli Comunali quasi disertati fino al culmine della seduta di lunedì 18 ottobre 2021.