Da Molfetta al Giappone: l'esperienza di Ludovica de Pinto tra sogni e aneddoti

«Tra gli aspetti più curiosi di Tokyo la vita notturna e il divieto di fumare per strada»

mercoledì 6 novembre 2024 1.12
A cura di Sara Fiumefreddo
«Sono sempre stata affascinata dalla cultura giapponese, in particolare dalla letteratura, dalle arti e dalla cultura pop. Durante i miei studi in Lingue e Culture dell'Asia, ho approfondito la mentalità giapponese, scoprendo una cultura complessa e affascinante. Ora sto vivendo un'esperienza di 6 mesi in Giappone come studentessa di scambio».

Inizia così il racconto della giovane molfettese Ludovica de Pinto, 24 anni, che da tre mesi è a Tokyo, dove frequenta l'università Meiji Daigaku per un semestre all'estero, nell'ambito del percorso di laurea magistrale in Lingue e Civiltà dell'Asia all'Università Ca' Foscari di Venezia.


«Questa immersione mi sta aiutando a migliorare il mio giapponese e a capire più a fondo la vita quotidiana del Paese. In futuro, vorrei fare un lavoro che abbia a che fare con la lingua, quindi questa esperienza è essenziale per il mio futuro professionale».

Un futuro tutto da scrivere, proprio a partire da esperienze formative sul campo come questa, dove Ludovica sta già notando le prime differenze con il suo Paese d'origine.

«Una differenza che ho notato, soprattutto a Tokyo, è l'indifferenza della gente: le persone sono così concentrate sulla loro vita e sul loro lavoro che sembra quasi non notino chi sta intorno – spiega - la città è in costante frenesia e questo crea un ambiente un po' alienante. Tuttavia, nelle zone periferiche il clima è molto diverso, e devo dire che preferisco di gran lunga quelle aree, dove si percepisce più tranquillità».

Il Giappone, stando alle parole di Ludovica, sembrerebbe un posto perfetto per i non fumatori.

«Un aspetto che adoro è il divieto di fumare per strada e nei luoghi pubblici. Da non fumatrice, per me è un sogno: non devo preoccuparmi di odori sgradevoli, come invece capita spesso in Italia – continua – adoro anche i konbini aperti 24 ore su 24, che permettono di comprare cibo e bevande a qualsiasi ora del giorno e della notte, sarebbe fantastico averli anche in Italia».

Uno degli aspetti più curiosi di Tokyo è la sua vita notturna: nel weekend i giapponesi sembrano scatenarsi, i prezzi delle discoteche sono sorprendenti: per le ragazze l'ingresso costa tra i 5 e i 10 euro, mentre per i ragazzi può arrivare anche a 40 euro. Un'altra particolarità è che molte persone fanno serata fino all'alba, aspettando il primo treno. «Ho notato che è comune vedere gente dormire per strada su cartoni, ma non si tratta di senzatetto: sono persone che, approfittando della sicurezza del Giappone, si addormentano tranquillamente e il mattino dopo prendono il treno per tornare a casa».

Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone
Ludovica de Pinto Giappone

Un luogo sicuramente diverso dall'Italia sotto tanti punti di vista. «Trovo curioso il senso di comunità qui: i giapponesi sono educati a non essere un peso per nessuno, al punto da non chiedere aiuto nemmeno in caso di necessità, e molti evitano di prendersi le ferie per paura di essere giudicati – prosegue la giovane molfettese - una mentalità che mi lascia perplessa e che porterei in Italia solo in parte, cercando di trovare un equilibrio tra il rispetto per gli altri e il bisogno di chiedere aiuto quando necessario».

Non solo impressioni e constatazioni: l'esperienza che ci racconta Ludovica è fatta anche di aneddoti.

«Una volta ho visto una donna con un bambino di plastica nascosto nella maglietta, a cui parlava e cantava come se fosse vero. In un'altra occasione un uomo, pur di non vomitare sul treno, ha deciso di farlo nella sua valigetta mentre usciva – aggiunge - poi, qui in Giappone, alle 17:00, c'è sempre una musichetta che ricorda l'orario, un po' come le nostre campane. Ci sono tanti altri episodi curiosi e, a volte, inquietanti».

Ne vivrà sicuramente ancora tante di avventure fino al termine della sua permanenza a Tokyo.

«Durante questi ultimi 3 mesi in Giappone, voglio continuare a migliorare il mio giapponese, non solo attraverso lo studio, ma anche parlando con le persone e comprendendo meglio le dinamiche sociali. Voglio portarmi a casa un arricchimento personale, oltre che linguistico, e dei ricordi indelebili di questa esperienza unica. Spero di tornare in Italia non solo con una conoscenza più profonda del Giappone, ma anche con una maggiore comprensione di me stessa e di ciò che desidero per il mio futuro».