Da fabbricante di armi a sminatore grazie a don Tonino Bello: la storia di Vito Alfieri Fontana
Il racconto di come sia diventato uomo di pace oggi nella trasmissione "A sua immagine" su Rai 1
sabato 18 novembre 2023
17.13
Ha destato grande interesse la storia raccontata oggi nella trasmissione "A Sua immagine", andata in onda su Rai1 con la conduzione di Lorena Bianchetti.
Il protagonista è Vito Alfieri Fontana, che ha progettato, costruito e venduto due milioni e mezzo di mine antiuomo. Era un fabbricante di armi, era l'uomo della guerra, con una sua azienda ereditata dalla famiglia vendeva "morte" in tutto il mondo, ma ha avuto il coraggio di diventare l'uomo della pace. Il suo è stato un cammino lungo e tortuoso che comincia negli anni '90 che lo ha portato ad abbandonare un affare lucroso, senza scrupoli, dov'è facile trovare giustificazioni morali.
Il colpo decisivo alla sua coscienza parte da una domanda posta dal figlio Ludovico, quando aveva appena otto anni. Un giorno trova un catalogo di armi e chiede al padre cosa fosse, con una domanda a bruciapelo che ha cambiato per sempre la sua vita: "Allora sei un assassino?". Quelle parole hanno radicalmente messo in discussione la sua coscienza, poi definitivamente riportata sulla retta via grazie a un incontro con il Vescovo di Molfetta.
Per oltre vent'anni, alla guida dell'azienda di famiglia, Fontana ha progettato e prodotto due milioni e mezzo di mine antiuomo vendendole in diversi Paesi del mondo. Poi una crisi di coscienza e una conversione drammatica innescata, in parallelo con la Campagna contro la messa al bando condotta dai movimenti pacifisti e dal mondo cattolico, da un invito di don Tonino Bello a partecipare a Bisceglie, nel 1993, a un convegno sul disarmo.
Un mese dopo la morte di don Tonino, diventerà tra i promotori della Campagna italiana per la messa al bando delle mine antiuomo.
Il protagonista è Vito Alfieri Fontana, che ha progettato, costruito e venduto due milioni e mezzo di mine antiuomo. Era un fabbricante di armi, era l'uomo della guerra, con una sua azienda ereditata dalla famiglia vendeva "morte" in tutto il mondo, ma ha avuto il coraggio di diventare l'uomo della pace. Il suo è stato un cammino lungo e tortuoso che comincia negli anni '90 che lo ha portato ad abbandonare un affare lucroso, senza scrupoli, dov'è facile trovare giustificazioni morali.
Il colpo decisivo alla sua coscienza parte da una domanda posta dal figlio Ludovico, quando aveva appena otto anni. Un giorno trova un catalogo di armi e chiede al padre cosa fosse, con una domanda a bruciapelo che ha cambiato per sempre la sua vita: "Allora sei un assassino?". Quelle parole hanno radicalmente messo in discussione la sua coscienza, poi definitivamente riportata sulla retta via grazie a un incontro con il Vescovo di Molfetta.
Per oltre vent'anni, alla guida dell'azienda di famiglia, Fontana ha progettato e prodotto due milioni e mezzo di mine antiuomo vendendole in diversi Paesi del mondo. Poi una crisi di coscienza e una conversione drammatica innescata, in parallelo con la Campagna contro la messa al bando condotta dai movimenti pacifisti e dal mondo cattolico, da un invito di don Tonino Bello a partecipare a Bisceglie, nel 1993, a un convegno sul disarmo.
Un mese dopo la morte di don Tonino, diventerà tra i promotori della Campagna italiana per la messa al bando delle mine antiuomo.