Da Carnevale alla Quaresima: nella notte la processione della croce

La storia di un rito antico, tra i più suggestivi delle nostre tradizioni

martedì 13 febbraio 2018
A cura di Verdiana Mastrofilippo
Ogni anno, ciclico come solo il tempo che scorre può essere, mentre si alterna nelle festività e nelle tradizioni, la Processione della Croce segna l'inizio del Periodo Quaresimale, uno dei più cari e sentiti dalla cittadinanza molfettese: dismesse le piume colorate e i coriandoli festosi di Carnevale, torna il tempo della preghiera, del silenzio, del buio e del raccoglimento.

Lo spirito della festa carnascialesca, Toma, è ancora per poco in vita, quando attorno alle 23,00 del Martedì Grasso, piccoli gruppi di persone iniziano a radunarsi sul sagrato della Chiesa del Purgatorio: di lì, ad una mezz'ora, il portone si aprirà parzialmente, accogliendo i fedeli in una semioscurità, rischiarata solo dai lumini posti sotto le dodici croci della consacrazione e dal fascio di luce che illumina la grande Croce dell'Arciconfraternita della Morte, che sarà portata in processione e che è la stessa che aprirà anche le processioni dell'Addolorata e della Pietà. Accanto alla Croce, i due fanali che saranno portati in processione con essa.

Ad un quarto d'ora dalla mezzanotte, viene spenta anche l'illuminazione pubblica mentre i fedeli vengono invitati ad uscire all'esterno della chiesa: a mezzanotte esatta, la Croce esce sul piazzale della Chiesa sostando per qualche minuto tra i confratelli dell'Arciconfraternita della Morte, che indossano l'abito di rito, ma non il cappuccio. Lieve, la campana del Purgatorio inizia a rintoccare per trentatré volte, seguita da quella più imponente della Cattedrale e dalle campane delle altre chiese della città.
Allo scadere dell'ultimo rintocco, dopo un rullo imponente di tamburi, inizia ad essere suonato il mesto motivo orientaleggiante del "ti tè", memoria uditiva di tutte le Quaresime molfettesi, ed è solo a quel punto che la processione comincia. Il percorso sarà lo stesso delle processioni della Settimana Santa, con la sola eccezione di due soste sul percorso: una alla Chiesa di Santo Stefano, il cui portone sarà aperto mentre i fedeli recitano il Vexilla, ed una al Calvario, dove si concluderà la Processione, dopo una breve omelia seguita dalla benedizione impartita dal Padre Spirituale.

Una processione tutto sommato semplice, la cui origine viene datata al 1885 e che viene collegata all'iniziativa del concittadino Mauro Picca, confratello del "Sacco Rosso": pertanto, nella sua primissima origine, la Processione non era legata all'Arciconfraternita della Morte che ne avrebbe rivendicato una sorta di paternità solo nel dicembre del 1948, quando durante una riunione dei confratelli si sarebbe deciso di lasciarne ad essi l'organizzazione, prevedendo l'uscita dalla Chiesa del Purgatorio e non più, come sino ad allora, dalla casa del sacrestano che all' epoca corrispondeva al locale attualmente adibito a segreteria dell' Arciconfraternita della Morte. Nella riunione, fu anche deliberato di far seguire alla processione lo stesso itinerario di quelle pasquali: fino a quel momento, infatti, la processione non aveva un vero e proprio percorso fisso, ma vagava in modo piuttosto casuale, toccando le abitazioni dei vecchi Amministratori della Morte, presso le quali ci si rifocillava. Quest' abitudine permase per un paio di anni anche successivamente, fino ad estinguersi del tutto e a giungere alla formulazione attuale.

Così scriveva lo studente Francesco Regina di Corrado su questa processione, dandoci la dimensione di quanto questo momento sia particolarmente sentito: "la folla compatta procede/ il mistico scorrere lento/ alla luce della nostra fede, dietro un emblema che è tutto: Passione, Amore, Tormento/ La Croce si innalza nel cielo, fra gli scocchi scanditi da un tempio, è un mistero che ricompare/ E' l'inizio di una nuova passione".